Il diluvio universale al presepe parrocchiale

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I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre

di Vincenzo Colledanchise

22 dicembre 2020

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Noi ragazzi eravamo assidui in parrocchia e Don Camillo ci propose di preparare un presepe in chiesa per l’imminente Natale.

Ci organizzammo per arricchire il presepe con una grande cascata e un lungo e tortuoso fiume, che terminava la sua corsa proprio davanti alla grande capanna della sacra famiglia.

Per fare ciò prelevai una potente motopompa, che mio padre usava per attingere l’acqua dal pozzo.

Quando quell’opera grandiosa fu terminata, grazie alle competenze elettroniche di Fernando, non credevamo ai nostri occhi.

Avendo ammantato tutti i finestroni nell’oscurità del cappellone di San Michele si ammirava ciclicamente l’aurora, il giorno e la notte in un gioco di luci incredibilmente suggestivo che abbracciava in un canto il castello fantasmagorico di Erode, e dall'altro la capanna della Natività.

Al potere del mondo e dello sfarzo perduto sulle montagne di sacchi e gesso si contrapponeva, in basso, in un contrasto di grande forza scenica, la rassicurante povertà del Bambinello divino.

A Natale, uno di noi, fiero dell'opera compiuta, mise in moto la motopompa che, grazie ai suoi due cavalli di potenza, animò la grande cascata.

Era tutto perfetto, ma non avevamo considerato un imprevisto: il cesto delle offerte dei fedeli posto davanti alla grotta, sotto la quale si celava una grande conca, che raccoglieva tutta l’enorme massa d’acqua. Quel cesto a Natale si riempì inverosimilmente, quando fu colmo, alcune residue monete finirono nella sottostante conca, ostruendo il tubo della motopompa. E fu diluvio universale. 

di Vincenzo Colledanchise 

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