La giornata del contadino (2)

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I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre

di Vincenzo Colledanchise

6 Marzo 2023

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A mezzogiorno, alla lontana voce santa della campana, il lavoro si interrompeva e portandosi sotto la quercia secolare, i contadini consumavano quel frugale pranzo che era stato preparato al mattino da Maria, racchiuso nella “mappina” ancora fumante.
Nel frattempo il figliolo si recava a prelevare la fiasca di vino, tenuta nel fresco del pozzo, e quel vinello rosso era veramente conforto e ristoro alla grande fatica di Matteo, lo si indovinava dal largo sorriso nel volto madido di sudore. E mentre consumavano il pasto, osservavano compiaciuti il lavoro svolto; tanta terra arata, ora scura e dalle zolle a cresta lucenti. 
Seguiva il provvidenziale riposo sotto la folta e ombrosa quercia, di una mezz'ora, per la gran fatica sopportata nell'aratura. 
Matteo proseguiva poi il lavoro fino all’imbrunire, mentre Maria, prima di rifare il percorso per il paese, provvedeva ad estirpare le erbacce dall’orto e a cogliere alcuni ortaggi che usava per la cena a casa. 
Lungo la “viarella” di ritorno a casa, si riformava la stessa processione del mattino: asini, muli, pecore, cani e contadini stanchi.
Qualche vecchia, approfittava lungo il percorso per sferragliare, onde donare l’ennesima calza di lana ai nipoti; qualche altra recitava meditabonda le preghiere, tenendo la corona del rosario in una mano e con l'altra camminando lenta, appoggiandosi ad una canna per l'erta salita.
A sera, il riposo e la sosta davanti al camino erano più pretesto per raccontarsi che per scaldarsi davanti ai ciocchi fumanti.
Il riposo a letto era veramente dono meritato.
(Foto tratta dal mio archivio fotografico)

di Vincenzo Colledanchise

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