La Tavola di Pietrabbondante

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Sabato 6 luglio 2024, appuntamento di prima estate nell’area archeologica di Pietrabbondante

di franco Valente - fb

3 luglio 2024

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La Tavola Osca di Pietrabbondante
1824-2024 – DUE SECOLI DI TRUFFE E DEPISTAGGI

Non si può iniziare nessun discorso sul più importante luogo di culto del Sannio se non si cerca di capire cosa sia accaduto alla regina delle epigrafi che correttamente da molti studiosi viene definita “Tavola Osca”, ma che, per una serie misteriosa di accadimenti archeologici e truffaldini, viene comunemente chiamata impropriamente “Tavola di Agnone”.
Di cosa si tratta?
E’ una tavola di bronzo che contiene su due facce una serie di invocazioni religiose in lingua osca.
Sul contenuto e sull’interpretazione del testo torneremo più avanti avvalendoci degli studi effettuati dai migliori specialisti del mondo che da due secoli hanno provato a capire il senso del documento che insieme a molti dubbi rivela una straordinaria complessità dei rapporti cultuali in questa parte centrale della cultura politica e religiosa del Sannio.
Ma prima di affrontare queste problematiche mi sembra utile cercare di mettere ordine alla storia del rinvenimento che, a distanza di quasi due secoli, piano piano comincia a rivelare aspetti e traffici che poco hanno a che vedere con le interpretazioni linguistiche del suo testo.
Ufficialmente la tavola di bronzo fu ritrovata da un contadino che coltivava i terreni del barone Giandomenico Falconi nella località di Fonte del Romito in agro di Capracotta, ai confini con il territorio di Agnone.
Ma in realtà la storia era iniziata intorno al 1820 quando un contadino, padre o comunque congiunto di Pietro Tisone, avendo trovato quello strano reperto nei pressi del Teatro di Pietrabbondante pensò bene di portarlo dall’orafo Vincenzo Paolo D’Onofrio che, dopo aver fatto una copia dall’originale, mostrò il falso a un noto archeologo di Agnone, Francesco Saverio Cremonese, che lo acquistò probabilmente con la convinzione che quello fosse l’originale. 
Successivamente Cremonese, insieme al barone Giandomenico Falconi di Capracotta e il contributo materiale di Pietro Tisone, giovane vaccaro originario di Pietrabbondante e suo dipendente, simularono nel 1848 una scoperta fortuita in un terreno del barone in agro di Capracotta, ai confini del comune di Agnone. 
Da quel momento la tavola originaria e la patacca presero due strade diverse. La prima venne tenuta nascosta fino al 1932 dagli eredi della famiglia D’Onofrio. L’altra, la patacca, dopo un serie di peripezie e di clamorose truffe, finì nel 1873 nelle vetrine del British Museum di Londra.
La ricostruzione della storia è stata possibile grazie alle intuizioni di Pietro Mastronardi, ingegnere metallologo che ha esaminato il reperto autentico, e Giuseppe Ciaramella, avvocato, che ha analizzato il voluminoso carteggio che si conserva negli uffici ministeriali della Soprintendenza di Napoli.

LA TAVOLA DI PIETRABBONDANTE 

Se ci vediamo in uno dei teatri più belli al mondo, vi racconto una delle più grandi truffe archeologiche degli ultimi due secoli di storia. 
Sarà una bella occasione per tornare visitare la più suggestiva e controversa area archeologica del Sannio.
Vi racconterò le conseguenze delle scoperte di Pietro Mastronardi (ingegnere metallologo) e di Giuseppe Ciaramella (avvocato ricercatore).

Il prezzo di ingresso è di 6 euro (tariffa ministeriale).
Ne vale la pena anche per fare solo una passeggiata all'aria aperta in uno scenario naturale di incomparabile bellezza.

SABATO 6 LUGLIO Alle 10,30.

di franco Valente - fb

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