Le Lacrime di coccodrillo

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Il viadotto del Biferno, dopo 45 anni dall'inaugurazione, è ancora senza collaudo

di Rita Frattolillo

23 gennaio 2017

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Il 19 gennaio, l'immagine trasmessa nell'edizione serale del TG3-Regione del viadotto del Biferno lambito fin quasi alla sede stradale dall'acqua dell'invaso salita vertiginosamente di livello per i motivi che sono sotto i nostri occhi, mi ha trasmesso un brivido di paura lungo tutto il corpo. Non sono un tipo impressionabile, ma vedere i piloni che sorreggono quel serpentone di 5 km. assediati da tutta quell'acqua mi ha risvegliato l'incubo ricorrente sulla staticità della Statale 647, cioè la Fondovalle del Biferno, l'unica arteria che collega il nostro territorio - già tanto penalizzato dai continui dissesti idrogeologici - con la costa adriatica. Un incubo che rivivo ogni volta che la percorro, perché al fascino dello spettacolo offerto dallo specchio d'acqua del lago di Guardialfiera e dalle sue sponde erbose si sovrappone la vista dei troppi punti in cui il calcestruzzo armato della struttura è corroso, o distaccato, mentre i pilastri accusano innegabilmente gli anni trascorsi tra milioni di mc. di acqua inquinata da ogni tipo di sostanze aggressive. Pilastri sottoposti a uno sforzo continuo causato dai carichi eccezionali che percorrono il viadotto, spesso con una concentrazione di traffico insostenibile anche per una strada normale. 

E viene da chiedersi perché questa monumentale opera, tra le più significative d'Europa, dopo ben 45 anni dall'inaugurazione, è ancora senza collaudo. Le grida d'allarme e gli appelli alle Autorità competenti non sono certo mancati, anzi, è stata fatta presente più volte la situazione in maniera circostanziata, eppure tutto quanto è stato fatto finora per sensibilizzare chi di dovere ha trovato bocca muta e orecchie sorde, segno incontrovertibile della colpevole e ingiustificabile indifferenza delle nostre Istituzioni riguardo a un'emergenza che tocca e coinvolge tutti noi molisani, la nostra incolumità, il nostro diritto elementare a circolare liberamente, senza tremate nel timore - purtroppo reale- di una catastrofe annunciata. E quando - Dio non voglia - una disgrazia dovesse accadere (le cronache traboccano di ponti, strade e viadotti crollati per mancati controlli o per segnalazioni sottovalutate), allora, coloro che finora hanno fatto orecchie da mercante, coloro che avevano il dovere sacrosanto di intervenire e non l'anno fatto, si stracceranno le vesti davanti alle telecamere,in lacrime (di coccodrillo) giureranno e spergiureranno che non erano stati informati. Cercheranno il solito capro espiatorio.

 

Non parlerò delle ipotesi e dei progetti di tracciati viari finora prospettati e poi messi a dormire, ma mi sento di concludere dicendo che noi molisani soffriamo da sempre - e con troppa pazienza - la realtà quotidiana di pessimi collegamenti ferroviari con i centri urbani della regione, della Campania e del Lazio. L'unica certezza, e grande orgoglio, era questa arteria, per mille ragioni. Finita anche questa. E ora ? 

di Rita Frattolillo (da ilbenecomune.it)