Giuda di Castelverrino

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“Oggi è la sua festa, ma io ricordo Nicolino…”

di Franco Valente- fb  

28 ottobre 2020

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DI GIUDA CE NE SONO ALMENO DUE: GIUDA ISCARIOTA E GIUDA TADDEO. AMBEDUE APOSTOLI.

Il primo è ben conosciuto come il traditore. Il secondo un po' meno.

Di lui non sappiamo praticamente nulla, ma è divenuto famoso per aver fatto una domanda a Cristo.

Giuda è detto Taddeo (Mt 10, 3; Mc 3, 18) o Giuda di Giacomo (Lc 16, 16; At 1, 13). Nell’ultima cena rivolse a Gesù la domanda: «Signore come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?». Gesù gli rispose che l’autentica manifestazione di Dio è riservata a chi lo ama e osserva la sua parola (Gv 14, 22-24).

Una ventina di anni fa andai a Castelverrino per visitare la sua chiesa e la piccola piazza che le è davanti. (Luoghi Antichi della Provincia d'Isernia).

"Le altre cortine di case impediscono qualsiasi possibilità di affaccio sul vallone del Verrino e sul territorio circostante. Ciò contribuisce a definire quello spazio come luogo degli sguardi anche se i soliti infissi in alluminio fanno rimpiangere le antiche finestre in legno. Ma il campanile, quadrato nel suo impianto e con l’accesso diretto sulla piazzetta, sembra tirarsi fuori del perimetro per allungarsi su due registri e permettere così alle campane di essere la voce più alta del paese, anche più di quella del castello. Questo campanile, secondo la tradizione longobarda, non è attaccato alla chiesa, ma ne costituisce il riferimento sicuro per ricordare a tutti che i titolari di quel luogo (cosa abbastanza insolita) sono i santi apostoli Simone e Giuda Taddeo.

Osservando la sua facciata ottocentesca ed il suo portale neoclassico del 1870, con il timpano arricchito da metope e triglifi, mi sembra di capire che il muro che la collega al campanile è opera più recente e che una volta il campanile era quasi al centro dello spazio pubblico.

Cerco inutilmente di entrare. Per trovare le chiavi scendo nella parte bassa del paese dove si trova la piazza nuova. Tutto chiuso. Sulla facciata dell’Ufficio postale, che una volta era il Municipio, le pietre marmoree con il lungo elenco dei giovani che andarono a morire lontano dal paese per difendere l’Italia. Finalmente vedo sbucare da un vicolo un signore che mi accompagna da Nicolino, l’anziano custode della chiesa. In quel piccolo tratto di via in salita ha il tempo di dirmi che una volta nel paese c’era il bar e la macelleria, ma da qualche anno non vale più la pena di tenerli aperti. Non vi sono più giovani a Castelverrino.  Nicolino mi scruta con attenzione per capire le mie intenzioni. Gli dico che sono originario di Capracotta e che mio nonno faceva i mattoni a S.  Pietro Avellana, così decide di consentirmi la visita alla chiesa.  Salendo mi spiega che il parroco vive in Agnone e deve provvedere a più parrocchie del territorio e che egli si sente orgoglioso di fare da sagrestano volontario per tenere in vita l’ultima anima del paese. I giovani hanno altri interessi.

L’interno è particolare. Si direbbe una chiesa a pianta centrale, ma a tre navate.

Chi impiantò la costruzione sembra che abbia ragionato in funzione delle statue dei santi, seguendo la rigida logica bizantina secondo cui più volte è rappresentato il simulacro del sacro, più volte il sacro è presente attraverso il suo simulacro. Sull’altare centrale le nicchie di S. Rocco e di Maria Vergine. Ma un nuovo S. Rocco è su un altro altare. Nella navata di destra la statua di S. Lucia, ma nella navata di sinistra un’altra S. Lucia.

Nicolino mi spiega che la seconda è S. Lucia d’inverno, perché viene portata giù all’antico villaggio che ancora porta il suo nome per la processione di dicembre. E poi S.  Vincenzo Ferreri con il capo fiammeggiante e la sua regola nella mano sinistra. In una nicchia S. Michele Arcangelo calpesta il diavolo e quasi di fronte la Madonna Addolorata sta nel suo abito nero con il cuore trafitto. Dall’altra parte la Madonna della Libera è ferma nel suo abito bianco mentre mostra ai fedeli le mani aperte segnate da una croce.  Non manca l’antico organo che si intravede sulla cantoria sorretta da due bellissime colonne di legno atorciglione, decorate da viticci e convolvoli che meriterebbero un  accurato restauro". .

Devo tornare assolutamente a Castelverrino che è tra i paesi più piccoli del Molise.

di Franco Valente- fb   

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