Itinerari a Civitanova del Sannio

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Dal paese al Morricone del Pesco e dal paese al De Iumento Albo

di Francesco Manfredi-Selvaggi

16 luglio 2021

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1° itinerario: dal paese al Morricone del Pesco
Il sentiero che si propone ha un significato particolare che va al di là della meta che raggiunge, pur interessantissima, il Morricone del Pesco e spieghiamo subito perché. Il terreno si sviluppa su una striscia di suolo che separa il complesso montuoso della Montagnola dal monte La Civita il quale costituisce l’estrema propaggine dell’Altomolise, un’area sub-regionale ben definita per le sue caratteristiche geografiche. In più, tale fettuccia territoriale lungo la quale si svolge l’itinerario inizia proprio lì dove finisce il grandioso “bacino” molisano in cui durante fasi della storia della Terra remotissime si sono accumulati materiali prevalentemente incoerenti formatisi in un fondo marino con le acque che hanno rimescolato in continuazione le sostanze minerali e organiche lì depositate. Civitanova è, infatti, ai bordi del Medio Molise, Comune di triplice confine geologicamente parlando perché qui termina il mondo delle Argille Varicolori, quella materia incoerente a base terrosa di cui si è detto, e prende avvio, da un lato, l’emergenza montana del gruppo La Montagnola – Colle dell’Orso che è collegato tramite il valico di Castelpetroso al massiccio del Matese, quindi all’Appennino, che è di natura calcarea e, dall’altro lato, i rilievi montagnosi altomolisani nei quali hanno un posto di rilievo tra le formazioni geologiche, in quanto estensione, quelle arenacee. La geologia influenza il paesaggio e, perciò, il nostro cammino è a cavallo di tre contesti paesaggistici differenti, quello collinare, che è il più dolce, nella zona in basso per il suo substrato argilloso, quello della montagna appenninica, il «piccolo Appennino» per la precisione, che è il più aspro per via dell’inclinazione del versante che si ha a sinistra salendo e quello che sarebbe sulla destra, ma che si coglie solo allo scollinamento, superato il m. La Civita essendo sbarrata la vista dalla sua mole imponente, del paesaggio dell’Altromolise; quest’ultimo è un ambito prevalentemente in quota per cui i punti alti come La Civita non appaiono visti dall’interno di tale area, così alti come in effetti sono. Sveliamo adesso che il tracciato da percorrere è il tratturo Castel di Sangro-Lucera il quale come il resto della rete tratturale va diritto, tanto se si è in pianura quanto se il terreno è in pendenza, dunque non meravigliamoci del fatto che è assai ripido. In discesa si utilizza il sentiero Frassati il quale porta sulla sommità della Montagnola: il tratturo è per la transumanza, questo è per l’alpeggio che, in effetti, è una transumanza a corto raggio. Vie per le pecore e nello stesso tempo per gli uomini essendo impiegate per gli spostamenti delle persone dagli opposti fianchi della montagna le quali invece di aggirarla preferivano scavallarla e lo dimostra il pellegrinaggio per S. Felice a Civitanova di fedeli di Sessano attraverso il Guado dei Monti; ma queste sono ulteriori suggestioni per ulteriori escursioni. 

2° itinerario: dal paese al De Iumento Albo
È un percorso facile da seguire non solo perché si svolge su strade prevalentemente asfaltate, ma pure perché sono sempre a vista i traguardi da raggiungere. La visibilità delle mete è dovuta al fatto che esse sono segnalate da strutture verticali, in tutti e due i casi, il borgo di Civitanova e i ruderi del monastero De Iumento Albo, campanili. Per quanto riguarda il centro abitato, punto di partenza e di ritorno del nostro itinerario, si tratta della torre campanaria della chiesa parrocchiale e qui sono da dire due cose che si espongono di seguito: l’una è che in comuni piccoli, diciamo quelli inferiori a 5.000 abitanti, la parrocchia è, in genere, una sola e poiché, sempre in genere, solamente le chiese parrocchiali sono dotate di un campanile in tali comuni vi è un’unica torre campanaria; la seconda è che è frequente che la sede di culto principale sia collocata in un punto prominente dell’abitato ad evidenziare la sua preminenza nella vita della comunità, da che ne discende che il campanile sta in una posizione emergente. A Civitanova la chiesa di S. Silvestro in cui officia il parroco sta rialzata rispetto al maggior asse viario cittadino ad essa tangente ed è raggiungibile tramite una gradinata, scelta architettonica finalizzata a far risaltate nel panorama urbano l’edificio religioso e di conseguenza anche il campanile. A tutto ciò va aggiunto, ancora a proposito della percettibilità, che gli agglomerati insediativi sono su un colle, almeno il nucleo antico. Passiamo ora all’altro capo dell’itinerario, in località S. Brigida. È raro trovare campanili negli edifici di culto rurali, se non fosse che siamo di fronte ad un convento benedettino in cui il campanile è una costante. L’Ordine di S. Benedetto fa la sua comparsa all’indomani del disfacimento dell’Impero Romano durante il quale erano poche le tipologie di opere a sviluppo verticale, solo torri e fari. Oggi sono molte di più, dai silos ai serbatoi di acquedotto, quelle che costellano la campagna. Un campanile quale quello di S. Brigida era utile per la comunità monastica, ma pure per coloro che percorrevano il vicino tratturo Castel di Sangro-Lucera costituendo per questi un importante punto di riferimento visivo. I due poli del tragitto che si propone hanno una cosa determinante in comune, una cosa che ha a che fare con la scelta insediativa di entrambi la quale è la vicinanza con il tracciato tratturale che sia le istituzioni civili, quelle che reggono il feudo, sia l’autorità religiosa, l’abate essendo un insediamento conventuale, intendono controllare. C’è un ulteriore fattore localizzativo che giustifica l’ubicazione di ambedue in quel territorio il quale è la prossimità della sorgente del Pincio, un corso d’acqua alimentato dai bacini sotterranei del soprastante complesso carsico della Montagnola le cui scaturigini, quindi, sono copiose. Il tragitto da Civitanova a S. Brigida, dopo il Largo della Fiera, destinato alla transumanza prima di tutto, deve passare sul ponte che scavalca tale corpo idrico prima che esso confluisca nel Trigno aumentandone la portata, un punto di attraversamento obbligatorio specie nei periodi di piena.

di Francesco Manfredi-Selvaggi

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