A Capracotta c’era una volta

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La torre sparita che si chiama desiderio

di Franco Valente - fb

19 Settembre 2023

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Da Capracotta si può vedere anche il mare. Basta andare su Monte Campo in una giornata limpida e con un po’ di buona volontà riesci a vedere anche la costa da cui comincia l’Oriente.
Più difficile è vedere ciò che non c’è più.
Ha provato a farcelo vedere questa estate Cesare Di Bucci con la sua generosa retrospettiva di immagini della Capracotta di qualche anno fa.

A Capracotta i capracottesi tornano quando possono e, poiché non si fermano alla Madonna di Loreto, compiono la liturgia di andare dall’altra Madonna, quella Assunta, che splende come un cigno bianco sulla valle del Sangro. In cima a Terravecchia.

Una volta per compiere il rito si doveva passare sotto la Torre dell’Orologio, che altro non era che il residuo circolare dell’impianto murario che Francesco della Posta, all’epoca di Carlo d’Angiò, aveva fatto costruire per difendere il paese.
Francesco morì nel 1276, ed ebbe come successore il figlio Gentile e poi Bartolomeo “milite devoto” della casa francese. Probabilmente costoro completarono l’opera con un fossato che difendeva la porta sul lato occidentale.
Nel tempo Capracotta si è ingrandita. Le mura persero la funzione militare mentre il fossato veniva interrato e i Capece Piscicelli costruivano il loro palazzo baronale fuori del nucleo antico, esattamente nell’area dell’attuale Sci Club.

È in questo periodo che lo spazio esterno a Terravecchia si definisce urbanisticamente come piazza.
Poi la guerra e la ricostruzione.
Il Piano di Ricostruzione di Capracotta, notificato al sindaco Carnevale il 31 gennaio 1949, era stato redatto dall’architetto Ferruccio Rossetti su incarico del Ministro per i Lavori Pubblici.
Ferruccio Rossetti era un architetto di fama nazionale. Insieme a Pier Luigi Nervi aveva progettato l’ampliamento del Palazzo italiano della Cultura a Stoccolma.
Tra le cose più significative del Piano dell’architetto Rossetti vi era la previsione della demolizione di tutto il cuore del nucleo antico di Capracotta, dal sagrato della chiesa di S. Maria Assunta fino a Piazza Falconi, compresa la storica torre dell’orologio.

Fatto sta che a un certo punto l’amministrazione comunale di Capracotta decide di abbattere la Torre dell’Orologio, senza rendersi conto che i tempi erano cambiati e che probabilmente il problema andava affrontato diversamente.

Una volta fatto il disastro si è aperto il dibattito e ogni anno, specialmente quando la piazza si popola di visitatori occasionali o di capracottesi che ritornano al paese, si discute (senza particolare fervore) su cosa si dovrebbe fare.
Perciò chi ha qualche dimestichezza con foto-shop si diverte a fare ricostruzioni virtuali nella consapevolezza che il murale che copre la vergogna della demolizione è peggiore della vergogna stessa….
Capracotta merita, invece, una soluzione che sia proporzionale all’intelligenza media dei capracottesi. Intelligenza che è alta…

Un murale non è la soluzione.
Occorre un colpo di genio di un grande architetto di levatura internazionale.
Usciamo dal fai-da-te locale e cerchiamo di volare alto.
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