Carovilli e il Molise esistono e vi aspettano!

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‘Transiberiana’ e un santo che parlava ai lupi

di Daniele Dei

20 settembre 2017

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Difficile spiegare come un forestiero come me possa essere arrivato, nel pieno di una vacanza itinerante, a Carovilli. Senza offendere nessuno, è probabile che una buona parte di chi leggerà non sappia nemmeno dove si trovi questo paese. Ma visto che uno degli scopi principali di Girosognando.it è anche quello di dare ‘dignità’ e visibilità a quelle meraviglie spesso sconosciute, vi invito a dedicarmi pochi minuti per conoscere questo borgo bello da vedere, immerso nella natura, gustoso per le sue prelibatezza.

Se Carovilli è un borgo che non esiste non può che non trovarsi in una regione che non esiste: infatti è in Molise, più precisamente in una provincia che non esiste, quella di Isernia. Facili ironie a parte (quelle che però a volte danneggiano luoghi che meriterebbero un rispetto ben maggiore, vedi il Molise per l’appunto) questo è un bel luogo strategico per vedersi tutta una serie di bei posti nell’isernino, ma non consideratelo una mera tappa di passaggio.

Ci sono più modi per vivere una esperienza carovillese. Partiamo da quello che accontenta tutti: con il palato. Per chi arriva a Carovilli non sfuggirà la scritta “città del tartufo”, il pregiato tubero che o si ama o si odia. Per chi lo ama siete nel posto giusto per davvero (ho testato con viva soddisfazione!), per chi lo odia (e non solo) potete solo scegliere tra la miriade di caseifici che potete trovare lungo la provinciale per Agnone, con vasta scelta tra caciocavallo e pecorini locali. Tra questi formaggi, e si ritorna tra i ‘lovers’ di prima, non mancano quelli aromatizzati al tartufo.

Seconda esperienza: naturalistica. La vista da Carovilli è eccezionale e le montagne molisane sono uno sfondo che da solo valgono il prezzo del biglietto. Poco fuori il paese, salendo alla Masseria Monte Pizzi (bel posto dove soggiornare e degustare le pietanze locali fatte con amore da Nadia e i suoi genitori), ho contato al tramonto ben cinque livelli a strati di montagne. Una meraviglia.

Terzo motivo: quello religioso. Attenzione: non importa essere necessariamente credenti. La visita dell’antico borgo di Carovilli assume un senso maggiore se si conosce la storia di Santo Stefano del Lupo. È appunto il santo del posto, abate di cui si dice abbia reso mansueto un lupo in maniera miracolosa. Le sue spoglie sono custodite nella chiesa principale del paese, quella di Santa Maria Assunta. La curiosità è che, accanto alla teca che custodisce la reliquia del santo, c’è una torcia assieme a delle istruzioni. Se uno punta la torcia sulla testa del santo, può vedere addirittura i suoi resti! Era una cosa che non avevo mai visto e mi ha particolarmente incuriosito…

Dalla bella piazza della chiesa salite le strette vie e improvvisate una caccia al tesoro alle iconcine del santo che portano alla sua casa. Esperienza curiosa. Si vince sempre, perché se non si trovano c’è sempre qualche abitante che vi aiuta. Nel cammino, se la trovate aperta, fermatevi alla chiesetta della Madonna delle Grazie, molto intima e con un bel tetto ligneo dipinto. Non pomposa ma bella nella sua semplicità. Da lì scendete e risalite qualche vicolo e non potrete sbagliarvi quando vi troverete davanti alla casa del santo, che qui si festeggia il 19 luglio e il 29 settembre.

Quarta opzione, e qui bisogna essere fortunati. Carovilli ha una stazione ferroviaria sulla linea dismessa Sulmona-Isernia, quella che viene definita la ‘Transiberiana d’Italia’. Più volte l’anno vengono organizzati treni turistici antichi che passano proprio da Carovilli. Quindi, guardando il calendario sul sito, potrete anche riuscire a farci un salto per questa bellissima occasione.

di Daniele Dei (da giro sognando.it)

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