La chiave del borgo

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Qualcuno punta sull’artigianato, qualcun altro sul paesaggio, altri ancora sull’agricoltura. I piccoli comuni italiani hanno iniziato a combattere il loro destino: lo spopolamento. Con progetti mirati, che funzionano

di Gloria Riva ( da d.repubblica.it)

09 ottobre 2018

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"Abbiamo fermato l’emorragia di giovani". Parla come un chirurgo uscito dalla sala operatoria, Lorenzo Palazzo, ma è un consigliere comunale di Castelmezzano, nel cuore delle Dolomiti lucane, là dove il “paziente” ha ancora bisogno di cure. La malattia si chiama emigrazione giovanile: nel piccolo borgo, fra i più belli d’Italia, oggi vivono 700 persone avanti con gli anni, nei ’70 erano più di 2mila. Non succede solo qui, ma in tutta la regione, che ogni anno perde 1700 ragazzi. E lo stesso in Calabria, nel centro Italia, nelle zone montuose del Nord, nella provincia fantasma di Verbania e in Val Maira, sull’Altopiano di Asiago e nelle Dolomiti friulane. Luoghi dimenticati già 10 anni fa, quando comparirono nell’Italia mappata dalla Presidenza del Consiglio per la Snai, Strategia Nazionale per le Aree Interne. Le Aree Interne rappresentano oltre metà dei comuni italiani, ospitano meno di un quarto della popolazione ma occupano il 60% della superficie nazionale e il loro numero aumenta di anno in anno. Ne fa parte Castelmezzano: un’ora per raggiungere l’ospedale più vicino, scuole con classi scarse e Potenza come destinazione per il liceo.

Servono progetti, e l’Italia non è priva d’inventiva. A Castelmezzano 11 anni fa si è deciso di riprodurre un’attrazione francese, qui ribattezzata il Volo dell’Angelo: è un giro mozzafiato fra le creste dolomitiche che sovrastano il paesino, appesi a un cavo d’acciaio a 120 km all’ora. «Vengono da tutto il mondo, c’è una lunga lista d’attesa e ogni giorno si effettuano circa 200 voli», racconta Lorenzo Palazzo. «L’Europa ha finanziato il progetto con un milione di euro e ogni anno la struttura ne fattura 700mila, sufficienti per gli stipendi di 22 ragazzi, che si occupano di assistenza al volo e manutenzione». Uno di questi è Alessandro, 25 anni, appassionato di sport estremi: «Ho scoperto un percorso che sarebbe perfetto per il canyoning», dice, e ha in mente di farsi strada nel nuovo business, facendo di Castelmezzano la capitale degli hobby adrenalinici. «Il Volo dell’Angelo ha acceso l’entusiasmo delle persone. Alcune hanno aperto un b&b, altre un ristorante, una birreria, una focacceria ». Insomma, la gente ha smesso di scappare, ma ci vorrà un po’ prima di veder tornare qualche giovane. Amendolea, frazione di Condofuri (Reggio Calabria).Nella vicina Matera, invece, questo risultato è già stato raggiunto. Massimo Casiello, informatico, dopo un decennio tra Roma, Milano e Torino, ha riportato la propria esperienza nella sua terra d’origine. «Otto anni fa andai a trovare mia nonna, che aveva preso a raccontarmi la vita nei Sassi. Si era soffermata a lungo sulla storia dei timbri di legno che venivano impressi sul pane per riconoscerlo quando si andava a cuocerlo nel forno comune». Ogni famiglia aveva un timbro con le iniziali del nome, che veniva donato dal pretendente alla futura moglie, al posto dell’anello di fidanzamento. Massimo ha fatto suo questo racconto romantico aprendo una falegnameria artigianale in centro per fare i timbri di Matera, a forma di gallo, e con incise le proprie iniziali. Non solo i nuovi timbri sono diventati il souvenir tipico, ma ci sono coppie di sposini francesi o tedesche che passano ore in laboratorio a incidere insieme il loro timbro. Casiello si sta espandendo, ha creato una scuola di falegnameria per bambini e giovani in alternanza scuola-lavoro, ha aperto un negozio online - «il primo della Basilicata» - e acquistato macchinari per far fronte al boom di lavoro che verrà da Matera 2019 Capitale europea della cultura.

Il progetto Breadway, con Slow Food, Murgia Madre e la Fondazione Matera 2019, sta valorizzando la cultura della panificazione «che già gode di una certificazione Igp. Ma vorremmo anche una denominazione d’origine protetta», spiega Francesco Linzalone, fiduciario di Slow Food Matera. Le certificazioni permetterebbero di sfruttare solo il grano locale, fra cui il prezioso Senatore Cappelli. La tradizione cerealicola qui è secolare, nonostante i coltivatori della Murgia siano stati strangolati dalla concorrenza delle importazioni canadesi. «Ci sono ragazzi che stanno tornando a coltivare, che hanno ripreso la pastorizia, che puntano a produrre olio di qualità, forti dell’interesse che i turisti italiani e stranieri manifestano per l’enogastronomia locale». Per esempio Claudio Lapenta, nella vicina Montescaglioso, ha iniziato a utilizzare solo grani locali: «Il grano comune creava muffe e funghi. Così sono tornato alle varietà locali». C’è da considerare l’aumento dei costi, ma ogni settimana arrivano gli ordini dal Nord Italia e da altre parti del mondo.

Dietro alla rinascita dei borghi c’è spesso un racconto, uno storytelling come quello che ha saputo creare Bova, nell’Aspromonte calabrese, che punta tutto sull’escursionismo, «ma ci sono voluti vent’anni per vedere risultati», racconta Andrea Laurenzano, fondatore di Naturaliter, associazione che si ispira ai racconti dei viaggi in zona da parte dell’illustratore e romanziere inglese Edward Lear; allora non c’erano alberghi o ristori e, nel suo vagare a piedi, Lear si faceva ospitare dalla gente del posto. Bova, nell’area del Grecanico, dove si parlava (e ancora si parla) la lingua di Omero, ha cominciato a rivivere 15 anni fa grazie alle suggestioni di Lear. Andrea racconta che, quando nei ’90 ha finito le superiori, «l’idea di tutti era di andare via. Ma non la mia: nel 1994 ho cominciato a camminare, tracciando sentieri e percorsi per accogliere e accompagnare i turisti. Così è nata Naturaliter, che oggi dà lavoro a 28 persone. Ma serve una promozione dell’intero territorio, parchi che funzionino, un indotto ricettivo». E infatti nel Grecanico sono sorti ristoranti, agriturismi e aziende agricole che hanno fatto del bergamotto il punto di forza.

Naturaliter ha allargato l’orizzonte ai parchi della Sila e del Pollino, il più selvaggio, dove non è raro imbattersi in un lupo. «I clienti sono spesso iscritti al Cai, ma ci sono tanti inglesi e americani, agenzie svizzere, studiosi del Centro di Cultura Italiana di Parigi. Abbiamo inserito viaggi dedicati al disegno: ci si muove in cerca di scorci mozzafiato, qui non mancano». Teatro romano, area archeologica della città romana di Saepinum, Sepino, MoliseCultura e arte hanno salvato dall’abbandono il piccolo comune di Castelli, provincia di Teramo. Dopo chilometri di tornanti fra i monti, spunta un gigantesco complesso scolastico, l’Istituto Grue di Castelli, perla dell’artigianato italiano. Nato all’inizio del Novecento da un’idea di due illustri castellani, Beniamino Olivieri e Felice Barnabei, la Scuola Grue si è trasformata nel 2009 nel Liceo Artistico per il Design, che accoglie una sessantina di iscritti l’anno. Il numero degli studenti è rimasto invariato nell’ultimo secolo, come dimostrano le foto in bianco e nero alle pareti: ragazzi in laboratorio con lo stesso entusiasmo dei giovani d’oggi, disposti a percorrere ogni giorno lunghe distanze, per giunta su mezzi di trasporto tutt’altro che efficienti. Una volta arrivati, però, l’Istituto svela un universo dove l’arte e l’estetica prendono il sopravvento, dove i ragazzi respirano l’insegnamento dei grandi maestri ma possono sperimentare le tecniche più all’avanguardia, dalla stampa digitale alla programmazione grafica.

Processo analogo nell’Appennino Reggiano. Qui Enrico Bini, presidente dei comuni montani, in tutto 33mila abitanti, racconta che anche questo territorio è entrato nel progetto Snai per le Aree interne: «Abbiamo interpellato 350 persone. Così abbiamo rilanciato un plesso scolastico specializzato in elettronica e meccatronica, anche grazie alla vicinanza di un’azienda, la Electic 80, che assume i giovani usciti dalla scuola. Siamo diventati un polo attrattivo per 1500 ragazzi che arrivano anche da Modena e Parma. Ecco, a loro vorremmo offrire un servizio autobus migliore: per arrivare qui passano tre ore al giorno in viaggio». Cultura e innovazione sono state applicate anche a Sepino, provincia di Campobasso. Qui sono riusciti a portare ogni anno migliaia di turisti per visitare l’intatto sito archeologico di una città romana perfettamente conservata: il foro e i resti degli edifici pubblici, tre delle quattro porte d’accesso, le terme, la Basilica con il colonnato, il teatro, le case, un mulino.

Il business dell’Italia “diroccata” si muove grazie agli italiani, ma ne sono intrigati anche gli stranieri. Chissà se, per esempio, riusciranno a fare centro lavorando insieme il fondo americano York Capital e la Feidos, società italiana di finanza immobiliare guidata dal manager Massimo Caputi. Gli americani da qualche mese hanno comprato le Terme di Saturnia, attrazione di una Maremma che si è impoverita per la fuga di giovani e famiglie. Per esempio, è successo che la bella Montemerano, a due passi, si sia via via spopolata perché i turisti stranieri hanno sì comprato le case del centro storico, ma lasciandole disabitate per gran parte dell’anno. Massimo Caputi, che sta rilanciando le Terme, non si è limitato a chiedere ai dipendenti di essere più accoglienti e imparare l’inglese, ma sta cercando la collaborazione locale per rendere il territorio più funzionale, lavorando sull’estensione dell’orario dei negozi o sull’offerta di prodotti tipici. Un’impresa simile di rilancio è riuscita a Daniele Kihlgren, italo-svedese. All’inizio degli anni Duemila si è comprato un quinto del borgo medievale di Santo Stefano di Sessanio, parco del Gran Sasso, e lo ha trasformato in un esclusivo hotel diffuso: 27 camere, 13 vie, altrettante piazzette. L’ha chiamato Sextantio, dal toponimo del primo insediamento romano. E recuperato utilizzando materiali del posto, senza aggiungere nulla, senza modificare gli arredi, semplicemente riproponendo gli ambienti medievali, impreziositi da dettagli come i copriletti tessuti da un’artigiana locale. Di recente Kihlgren ha esportato il modello Sextantio anche a Matera: nelle Grotte della Civita, 18 camere recuperate dalle dimore di pastori e contadini.

CARNET D’INDIRIZZI PER VERE SCOPERTE

BASILICATA (Castelmezzano, Pietrapertosa, Montescaglioso)

Da non perdere. Scarpe comode per affrontare il sentiero delle 7 Pietre, che collega Castelmezzano e Pietrapertosa, i paesi più alti della Basilicata. Si tratta di un progetto che recupera un’antica via contadina e si sviluppa sulle tracce della leggenda delle streghe lucane, a cui si è ispirato il racconto Vito ballava con le streghe, dello scrittore lucano Mimmo Sammartino (Sellerio, 2004). I più avventurosi poi possono affrontare il Volo dell’Angelo, un viaggio tra cielo e terra agganciati a un cavo d’acciaio sospeso tra le due località in cui si scende a velocità controllata, o con la Ferrata delle Dolomiti Lucane, 3,7 km lungo dorsali rocciose, canali, camminamenti e ponti tibetani (ledolomitilucane.com). Il premio, una volta arrivati a Pietrapertosa, è il trittico di pasta al ragù della Trattoria da Spadino. A circa 90 km da lì, in cima a una collina, davanti al panorama delle gravine, si trova Montescaglioso. Nella parte più elevata sorge l’Abbazia dell’XI secolo che ha dato origine all’abitato. È uno dei monumenti più importanti della regione, con due chiostri rinascimentali, la biblioteca dell’Abate affrescata nel XVII secolo e le celle monastiche.

Dormire. Borgo Ducale, albergo diffuso che si estende nel centro storico di Castelmezzano (da 65 euro, tel. 393.471217103, castelmezzanobb.it). L’Orto di Lucania, a Montescaglioso, celebrato dal Times e dal Guardian come uno dei migliori agriturismi d’Italia: dal recupero di rustici abbandonati sono nati camere di charme, ristorante e piscina, (tel. 333.9800730, ortodilucania.it).

Mangiare. Cucina lucana Al Becco della Civetta di Castelmezzano (Vico I Maglietta 7) e alla Locanda di Pietra di Pietrapertosa, con terrazza sulle Dolomiti Lucane (Via Garibaldi 58).

CALABRIA (Bova)

Da non perdere. Bandiera Arancione, uno dei borghi più belli d’Italia, è la capitale dei Greci di Calabria: ma Bova è anche il crocevia del Trekking dell’Inglese, da Reggio Calabria a Gerace, sulle orme del disegnatore Edward Lear, per scoprire foreste e fiumare nel cuore dell’Aspromonte. Da soli o con le guide di Pucambù, agenzia che promuove il turismo nella Calabria Greca (pucambu.it).

Dormire. Kalos, b&b aperto da cittadini attivi nel rinnovamento che organizzano corsi di cucina e acquerello (doppia da 50 euro, tel. 329.4388662, bb-kalos.it).

Mangiare. All’Agriturismo Il Bergamotto di Condofuri (Via Amendolea) utilizzano in cucina i propri prodotti. Il locale è circondato da una piantagione di questi agrumi, da secoli simbolo della Calabria.

ABRUZZO (Castelli, Gran Sasso, Monti della Laga)

Da non perdere. Carlo Levi l’ha definita “la Sistina della maiolica”, riferendosi al tetto della chiesetta castellana di San Donato, che rappresenta un capitolo importante della storia dell’arte italiana. Il borgo, infatti, ha una tradizione nell’arte della ceramica antica di 4 secoli ma ancora viva nelle botteghe artigiane. Castelli è anche uno dei punti d’ingresso al Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga. Da percorrere il Fondo della Salsa, sentiero che dai boschi si apre sul Monte Camicia, bastone roccioso di 1200m.

Dormire. Hotel Art’è, 12 camere arredate con pezzi unici realizzati dall’artista Nino Di Simone, che propone anche corsi di ceramica nel laboratorio dell’albergo (doppia da 60 euro, tel. 0861.979314, hotel-arte.it).

Mangiare. Piatti della tradizione all’osteria Da Luisetta, che il venerdì sera prepara un menu a tutto baccalà. Si trova sulla strada che porta al Santuario di San Gabriele (Castelli, Località Colledoro 5/A).

MOLISE (Sepino)

Da non perdere. Il parco archeologico dell’antica città romana di Saepinum, con le vestigia classiche che emergono tra scenari incontaminati. Con le guide di Molise Avventura si possono seguire corsi di canoa canadese e partire per il lago Matese, bordato da fitti canneti che sono il rifugio per diverse specie di uccelli. L’associazione propone anche trekking, arrampicate ed escursioni in mountain bike (moliseavventura.com).

Dormire. Gli appartamenti di Domus Molise, nel centro storico di Sepino, ai quali si aggiunge un antico casale, per un’ospitalità di campagna (da 35 euro a persona, domusmolise.it, tel. 0874.790011).

Mangiare. Ristorante dell’Agriturismo la Ginestra di Cercemaggiore, a 20 minuti da Sepino. Cucina genuina e vista sulla Valle del Tammaro e qualche camera per la notte (laginestra.info).

TOSCANA (Montemerano) Da non perdere. Gli Aldobrandeschi resero il borgo un castrum fortificato intorno all’anno Mille. A loro si deve la costruzione dell’edificio più bello di Montemerano, Il Castello. A pochi minuti si possono raggiungere le acque sulfuree delle Terme di Saturnia e i borghi di Sovana, Sorano e Pitigliano che fanno parte del Parco Archeologico del Tufo (leviecave.it).

Dormire. Le Macchie Alte, agriturismo biologico nella campagna di Montemerano, ha camere di charme, piscina, maneggio, e offre la possibilità di correre o fare un giro in bici nei due sentieri di 6 e 9 km all’interno dell’area faunistica dell’azienda (doppia in b&b da 100 euro, tel. 0564.620470, lemacchiealte.it).

Mangiare. Il Gran Menu degustazione del ristorante Caino, ex rivendita di vino, considerato oggi uno dei migliori d’Italia, con una cantina scavata nella roccia sotto la piazza di Montemerano (dacaino.com).

EMILIA ROMAGNA (Viano - Appennino Reggiano) Da non perdere.

Le serate sotto le stelle organizzate dall’Osservatorio Astronomico di Scandiano, il Parco Matildico di Montalto, con passerelle sospese tra laghi e sorgenti (parcomatildico.com) e l’itinerario alla scoperta della Reggio Emilia contemporanea, dalla stazione dell’AV di Calatrava alla Fondazione Nazionale della Danza, nell’ex area industriale Fonderia39 (turismo.comune.re.it).

Dormire. Bosco del Fracasso, agriturismo con b&b a Scandiano, che d’estate organizza merende e degustazioni all’aperto (doppia da 70 euro, tel. 0522.856954, boscodelfracasso.it).

Mangiare. I più piccoli cappelletti di tutta l’Emilia sono quelli preparati a mano della Trattoria del Cacciatore, a Cà Bertacchi, prima collina reggiana (trattoriadelcacciatore.org). 

(a cura di di Luisa Taliento)

di Gloria Riva ( da d.repubblica.it)

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