Mille e mille tesori

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Il solo e unico grande tesoro che abbiamo, da Nord al Sud, da Est e Ovest, è il territorio

di Pasquale Di Lena (da La Fonte - Luglio 24)

28 giugno 2024

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Non c’è olio evo di oliva senza il modo di mangiare mediterraneo come non c’è piatto ispirato dal mare nostrum senza un filo d’olio evo. Non c’è tavola di presentazione della convivialità se non c’è protagonista il vino al centro di essa, là il rosso o il bianco, là il rosato, che in Abruzzo ricorda il colore della cerasa. I caratteri organolettici esprimono i possibili abbinamenti, l’arte di saper combinare i profumi ed i sapori del vino con quelli del cibo, per esaltarli e non per soffocarli. Tutto questo si ripete da oltre seimila anni, cioè da quando la vite e l’olivo sono partiti dalla “Mezza luna fertile”, la Mesopotania, salutando i due fiumi che li avevano dissetati, il Tigre e l’Eufrate, e l'una sottobraccio all’altro si sono incamminati lasciandosi guidare dal sole di giorno e, di notte, dalla luna e dalle stelle. Ed è così che, grazie al clima, hanno coperto di diverse tonalità di verde le terre bagnate dal Mediterraneo, il grande mare di tanti mari, rallegrato, rassicurato e organizzato da donne e uomini che, insieme, sono diventate comunità, popoli, fonti di civiltà. 

Valori che non hanno significato per l’intelligenza artificiale, quella che dovrebbe sostituire la nostra, un po' particolare, legata com’è alla sensibilità degli altri componenti della natura, i vegetali e gli animali. Il territorio italiano è il luogo di mille e milleluoghi; mille e mille spiriti (genius loci), che ancora parlano mille e mille dialetti e, nonostante l’assalto dell’italiano prima e dell'inglese poi, continuano a resistere e a dare una musica diversa al dialogo; mille e mille profumi e sapori unici di una cucina ricca di mille e mille prodotti tipici, poco più di trecento quelli eletti DOP e IGP, di cui cinquanta oli evo, e cinquecento e più i vini DOP e IGP. Tutto grazie alla ricchezza di biodiversità, un patrimonio di quasi seicento varietà autoctone unico al mondo, che il tipo di sviluppo e la ricerca a tutti i costi, della quantità a spese della qualità e della fertilità del terreno, sta riducendo a poca cosa. Il solo e unico grande tesoro che abbiamo, da Nord al Sud, da Est e Ovest, è il territorio con i suoi ambienti e i suoi paesaggi, a sua storia e la sua cultura, le sue tradizioni a segnare la nostra identità. Non solo, con la sua agricoltura e la sua pesca, a metterci a disposizione il cibo che, con l’aria e l’acqua, è la vita. Il cibo come atto agricolo e della pesca, e non, come vuole l’intelligenza artificia le, atto che anima un laboratorio. È il sudore di chi lavora la terra, o getta la rete in mare, che dà al cibo la qualità e a chi lo mangia la salute. Le macchine che hanno voluto sostituire quest’elemento importante hanno toltoalla terra la sua vita, la fertilità.

A dimostrazione che modificare e adattare la natura ai nostri bisogni è possibile se viene rispettato il tempo, altrimenti è solo distruzione, spreco, e chiude al domani. Ultimamente, tra maggio e giugno scorsi, a Larino e a Portocannone si è parlato, grazie ai due governi locali e all’associazione degli ex consiglieri regionali, dei due primati nazionali del Molise, la ruralità e la biodiversità, di grande attualità per la possibilità che questi caratteri danno a chi vuole invertire la rotta. Necessità urgente per non rischiare di cadere nel baratro e riprendere invece la via che apre al domani dei luoghi e, con essi, dei molisani e di quanti vogliono godere di un territorio segnato dalle montagne dell’Appennino, dai tratturi dell’andare e tornare, dalle dolci colline e da un piccolo pezzetto di mare Adriatico, fonte di una cucina marinara unica. 

Si è parlato anche di biodistretto, cioè di uno strumento - da mettere nelle mani dei produttori - capace di guidare la transizione ecologica, anch’essa premessa di un nuovo domani da dare in eredità alle nuove generazioni. Prima si mette in moto il biodistretto - che una legge regionale riconosce - prima è possibile avere e valutare i risultati riguardanti la salute, quella nostra e dell’ambiente in cui viviamo. Un biodistretto da attivare subito per evitare scelte sbagliate non più recuperabili. Un Molise targato "bio‟ dalla produzione alla trasformazione per segnare strutture, strumenti e l’insieme delle strategie da mettere in campo per dare ai protagonisti il giusto reddito e offrire al consumatore la qualità a un giusto prezzo. È vero si sono persi anni, ma siamo ancora in tempo a recuperarli e, con i sogni, idee, progetti, programmi e la capacità di stare insieme, dare ad essi la possibilità di realizzare un vero sviluppo con l’intelligenza artificiale al servizio di quella umana e non viceversa

di Pasquale Di Lena (da La Fonte - Luglio 24)

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