"La dodda"

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Dalla rubrica di Paola Giaccio sulla pagh. Fb “AltoSannio-Almosava” 

di Paola Giaccio - fb

27 giugno 2024

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"La dodda" (dote)

era il complesso di beni, corredo e soldi, che una figlia doveva portare col matrimonio a suo marito.

Mia madre, per esempio, portò una dote cospicua: corredo ricamato e ricco, guardaroba ben fornito, più 8.000 mila lire in denari, essendo lei unica femmina tra quattro maschi. Nel 1926 questa cifra era paragonabile a diversi milioni e voglio credere fermamente che mio padre l'abbia sposata (lei 16 anni, lui 23) per amore e non per interesse.

La famiglia di mia madre era benestante e aveva fatto studiare la ragazza fino alla sesta (prima media).

La prima pietra della" dodda" veniva posta il giorno della prima comunione, quando alla bambina vestita di bianco venivano regalate (con gioia della madre ma non con la sua) alcune scatole contenenti per lo più asciugamani, fazzolettini ricamati, pezze di stoffa da farci le federe, qualche servizio da tavola, un lenzuolo bianco, da ricamare eventualmente poi.

La mamma apprezzava molto questi primi rudimenti, ai quali, nel corso degli anni, lei avrebbe aggiunto, un pò alla volta il resto che non sarebbe stato poco.

Così, un pò alla volta, il corredo cresceva e si accumulava mella "cascia" (cassapanca), con sacrificio per le famiglie meno abbienti, che con parsimonia e decoro provvedevano a tutte le necessità.

Non c'erano leggi scritte, ma norme e regole si, alle quali la famiglia doveva attenersi.

Quando la ragazza si fidanzava, allora si intensificavano le spese, per colmare i vuoti che immancabilmente si erano creati negli anni.

La ditta Coltorti, marchigiana, che commerciava in corredi, godeva presso le popolazioni del Ato Molise e del Chietino di grande prestigio.

Il titolare passava dalle nostre parti due volte l'anno con mercanzie di ogni genere, sempre di prima scelta.

Stava in albergo il tempo necessario, quindi cominciava il giro per le case interessate agli acquisti e, sul campionario, faceva scegliere, consigliava per la qualità e per il prezzo, mostrava, sciorinava, alla fine concludeva la vendita.

Il pagamento era a rate non vincolate e comodamente dilazionate nel tempo Vendeva anche vestaglie, camicie da notte, sottovesti e tutto ciò che poteva rendere leggiadro un corredo da sposa.

Una volta io mi innamorai di una camicia da notte tutta "sciù-sciù", trasparente come un velo. Mia madre fece opposizione all'acquisto e disse:

"Ma con questa si vede tutto!".

E il sig. Coltorti rispose candidamente:

"Signora, non deve vedere lei!".

La mamma arrossì e dovette arrendersi, povera donna, alla logica dell'uomo.

di Paola Giaccio - fb

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