La Processione di S. Nicandro a Venafro

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Non tutte le processioni sono uguali

di Franco Valente - fb

20 giugno 2024

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Se la processione di S. Nicandro è stata stravisata, cosa c'entrano i "masti di festa"?
Sempre più superficiali quelli che aprono bocca e ci soffiano dentro...
Conoscere la storia della processione dovrebbe essere un obbligo scolastico.

GIACCA, CRAVATTA E CANDELE A VENAFRO PER LA FESTA DI S. NICANDRO.
La festa ufficialmente comincia a mezzanotte tra il 15 e 16 giugno con la Bandarella che parte d S. Nicandro e, girando per tutti i vicoli della parte vecchia della città e ripetendo sempre la medesima marcetta, annunzia l'inizio dei festeggiamenti.
Le processioni della festa sono tre:
16 giugno. La processione dei Signori (una volta detta dei Galantuomini)
17 giugno. La processione del Clero
18 giugno. La processione del Popolo

La processione di S. Nicandro non si capisce se non si fanno due ragionamenti.
S. Nicandro, per proteggere la città deve consacrare le antiche porte di accesso. Perciò ha le chiavi in mano.

Le porte sono scomparse ma il percorso della processione è sempre lo stesso. Seguendo la statua si ha la sensazione di possedere tutta la città.
Una sensazione unica.

NON TUTTE LE PROCESSIONI SONO UGUALI.
Quella di S. Nicandro a Venafro è molto particolare…

Con la processione dei Signori (poi modificata) i notabili di Venafro prelevavano la statua di S. Nicandro e le presunte ossa di S. Marciano (dalla chiesa dell’Annunziata) nonché la testa di argento (dalla Chiesa di Cristo). Oggi i reliquiari sono custoditi nella chiesa dell'Annunziata.
La selezione per gli ammessi alla processione dei notabili veniva decisa dal Circolo Leopoldo Pilla, che a Venafro viene definito, con maggiore aderenza alle sue caratteristiche sociali, come Circolo dei Signori.

Per gli amministratori della Città, per i notabili e per i propri sodali vi era l’obbligo del vestito delle grandi occasioni.

La Statua d’argento del Seicento fu rubata dopo il sisma del 1984 insieme alla testa d’argento trecentesca. A spese della collettività la statua e il busto sono stati rifatti e sostituiscono quelli scomparsi.

Esiste una tradizione priva di qualsiasi fondamento. Dal momento della consegna delle statue al convento dopo la processione dei Signori nasce l’obbligo per i Cappuccini della loro custodia fino alla sera del 18 giugno con l’accordo (mai sottoscritto) che se la statua non viene portata via entro la mezzanotte del 18 essa rimane nel convento per un anno, cioè fino alla successiva festa di S. Nicandro.

Il 16 giugno la statua di S. Nicandro viene portata priva delle chiavi della città che vengono conservate durante l’anno a cura dell’Amministrazione comunale.
La statua, il busto e la teca-reliquiario vengono sistemate davanti all’altare della Basilica e i Vigili Urbani di Venafro si assumono l’incarico della custodia a vista per tutta la notte.

Il giorno dopo 17 giugno il Sindaco e l’Amministrazione comunale si recano nella Basilica di S. Nicandro portando le chiavi d’argento della città e 20 candele di cera.

Da Venafro parte la processione del Clero con tutti i sacerdoti, compreso il Vescovo e gli accoliti, con gli abiti liturgici, che dalla Città raggiunge la Basilica mentre le campane suonano a distesa.

A Mezzogiorno viene celebrato il Pontificale durante il quale il Sindaco pronunzia un discorso di circostanza che nella sostanza significa la consegna delle chiavi della Città nelle mani del Vescovo che le riceve per conto di S. Nicandro e provvede ad appenderle alla sua mano.

Durante il Pontificale vengono benedette le 20 candele che sono consegnate al Guardiano del Convento perché le conservi fino al giorno dopo per riconsegnarle individualmente agli Amministratori prima della processione.
Finito il Pontificale la Basilica rimane aperta per permettere a tutti i cittadini di accedere anche alla Cripta dove si conserva il sarcofago di pietra e dove si ritiene che sia conservato ciò che rimane delle ossa di S. Nicandro.

Nel pomeriggio del 17 giugno, poi, si teneva la cosiddetta Corsa dei Ciucci, che in realtà era un vero e proprio palio equestre con tre competizioni.
La prima era una corsa di asini.
La seconda una corsa di muli.
La terza una corsa di cavalli.
La partenza per le tre competizioni era davanti al sagrato della Basilica mente l’arrivo era sistemato alla Porta del Mercato.
Quando il viale di S. Nicandro è stato asfaltato la competizione è stata proibita.
Per un paio di anni si provò a farla all’interno del Verlascio, l’anfiteatro romano di Venafro, ma poi, sia per la scomparsa degli asini che per la pericolosità delle corse con i cavalli, è stata del tutto abolita.
Il terzo giorno, 18 giugno, si tiene la processione del popolo.
Ultimamente sono state effettuate, non si sa bene su iniziativa di chi, alcune modifiche che hanno sostanzialmente cambiato e cancellato alcune regole fondamentali perché la processione abbia un senso.

Cominciamo dall’Ammessa, che è un’asta pubblica per l’assegnazione dei pezzi più importanti ai portatori.
Per una singolare tradizione al momento dell’Ammessa la Testa di S. Nicandro cambiava nome e diventava la testa di S. Daria. Correttamente, da una ventina di anni, viene chiamata con il nome proprio.
I pezzi da aggiudicare sono nell’ordine:
Lo stendardo (che apre la processione.
La croce astile.
L’incensiere a desta della Croce.
L’incensiere a sinistra della Croce.
L’urna di S. Marciano (con le presunte ossa di S. Marciano).
La testa di S. Nicandro.
La statua di S. Nicandro.
L’asta si svolge davanti alla porta del Convento dove si pone il banditore.
I pezzi vengono assegnati volta per volta al maggiore offerente.
Ovviamente i pezzi più ambiti sono le tre statue.

In genere, per formulare l’offerta per portare la statua di S. Nicandro, si formano delle squadre in competizione tra loro.
Alla fine dell’asta, per ogni singolo pezzo, l’aggiudicatario sottoscrive l’impegno a pagare il corrispettivo con l’obbligo di assolvere il pagamento entro il giorno di S. Anna (26 luglio).
Questa data è particolarmente significativa per una comunità che nell’Ottocento era prevalentemente rurale. S. Anna è il momento in cui si fanno i conti del raccolto nei campi.
Si crea, cioè, una sorta di contratto tre i portatori e il Santo. Se S. Nicandro farà andare bene il raccolto sarà garantito anche l’assolvimento dell’impegno sottoscritto con l’Ammessa.
Accade di solito che, terminata l’Ammessa, gli aggiudicatari contrattino con gli esclusi la possibilità di concedere di portare per piccoli tratti la statua, riservandosi il diritto esclusivo di “entrare” e di “uscire” la Statua nella Basilica di S. Nicandro, nella chiesa di S. Francesco (soppressa), nella Cattedrale, nella chiesa di Cristo e, alla fine, nella chiesa dell’Annunziata.

Finita l’Ammessa parte la Processione del Popolo.
Alla processione non partecipano in forma pubblica né il vescovo né alcun sacerdote.
Il vescovo designa un sacerdote che è presente alla processione indossando solo una cotta senza stola.
In antico il sacerdote aveva il compito di regolare alcuni aspetti della processione, di stabilire l’andatura e di intonare il “Rite vos cives” ( il cosiddetto Responsorio) nei punti di sosta della processione per il canto dell’inno.
Fino agli anni Sessanta la processione seguiva rigidamente un protocollo.
L’andatura veniva regolata dal portatore dello Stendardo che veniva avvertito se bisognava rallentare o accelerare per permettere alla lunghissima fila di rimanere compatta. Seguiva la Croce e i due Incensieri.
Immediatamente dopo venivano gli uomini in abito scuro e disposti su due file tenendo la candela nella parte interna della fila.
Davanti alle statue sfilava, come oggi, la Banda Musicale.
Seguono nell’ordine il Reliquiario, la Testa trecentesca, la statua seicentesca.
Immediatamente dopo vengono le autorità in generale e gli amministratori.

A ognuno di essi veniva consegnata una candela per la processione.
Dopo le autorità seguivano le donne, tutte in abito scuro con la candela e con il capo coperto da un velo.
La processione, allora come oggi, effettua le seguenti soste per il canto del Responsorio (“Rite vos cives”) e il canto dell’Inno (“Sciogliam di lode un cantico”).

La prima sosta è davanti alla Basilica di S. Nicandro.

Le seconda sosta a Muscuriglio dove il Viale S. Nicandro piega verso Venafro.

La terza sosta delle Case Popolari. Questa sosta stata aggiunta negli anni Cinquanta quando è nato quel quartiere.

Quarta sosta alla Porta del Mercato.
Adesso la processione, dal Mercato attraverso la via Per Dentro, raggiunge via Garibaldi, ma fino alla fine dell’Ottocento non esisteva il passaggio sotto la casa Acciaioli. Lo documenta Francesco Lucenteforte nella Storia di Venafro.
La processione, infatti, si infilava per i vicoli di Venafro per raggiungere la chiesa di S. Agostino e poi la Chiesa di S. Antuono, dove probabilmente si facevano due soste di cui si è persa memoria.

Da qui superava la porta di S. Lazzaro, per la quinta sosta detta di Porta Nuova o di S. Sebastiano. Era l’uscita dalla città murata per raggiungere la Cattedrale fuori delle mura.

Sesta sosta alla Cattedrale.
Le statue entrano dal portale principale, ma escono da quello laterale per poter girare attorno alla grande pietra circolare su cui si appoggia una colonna di granito che una volta reggeva una croce metallica, caduta e mai più ricollocata.
La processione gira attorno alla pietra circolare e c’è un motivo.
Secondo la tradizione in quel punto venivano decapitati i martiri cristiani il cui sangue veniva raccolto in un canaletto che ancora sopravvive. Lo racconta Cosmo De Utris negli Annali di Venafro.
Su questa pietra sarebbero stati decapitati Nicandro e Marciano.
L’immagine di Nicandro portato prigioniero è rappresentato nel frammento di affresco che ancora sopravvive sull’abside in “cornu evangelii” (a sinistra).
Adesso il Vescovo fa una predica quando entrano le statue. È una consuetudine inventata dal vescovo Andrea Gemma qualche anno fa.

Settima sosta nella chiesa di S. Francesco. Soppressa. Fino agli anni Sessanta veniva effettuata la sosta e le statue “venivano entrate”.

Ottava sosta alla Porta del Giudice Guglielmo (È la terza porta che viene consacrata da S. Nicandro. Perciò c’è uno dei quadri di S. Nicandro.

Nona sosta nella chiesa di Cristo (dove si conservava la Testa d’argento del 1340)

Decima sosta alla porta delle Manganelle nella chiesa di S. Maria di Loreto. Soppressa perché crollata. 
Prima di affrontare la ripida salita di “Arregnamusso” i portatori usano gridare “Mose’”.
Mosè profeta non c’entra. I portatori chiedono che la banda suoni la nota marcia di Rossini che è utile per coordinare il passo veloce verso l’alto.

Undicesima sosta davanti alla scomparsa porta del Castello, dove è la chiesa di S. Paolo e il quadro di S. Nicandro.

Dal 1984, dopo l’interdizione della Chiesa dell’Annunziata a causa del sisma, la processione termina davanti al Castello con la dodicesima e ultima sosta.

Una volta la processione terminava nella chiesa dell’Annunziata dove l’Inno veniva cantato due volte. Alla fine si usa il saluto augurale “Meglie a tiempe”.
Oggi l’inno con il bis si canta davanti al Castello dove si chiude ufficialmente la processione.
Dopodiché le statue vengono riportate nella chiesa dell’Annunziata e vengono poste nel ripostiglio di vetro blindato.
Di questa processione vi è una bellissima descrizione di Niccola Nola per la festa del 17 giugno 1860.

Ma questa è un’altra storia.

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