Il ballottaggio a CB: un’occasione da non perdere

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(Anatre, cinghiali e quaglie) 

di Norberto Lombardi - fb

14 giugno 2024

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Un mese fa, in un privatissimo messaggio a Marialuisa Forte, facevo questa considerazione: «La cosa che mi piacerebbe sentir dire dalla candidata sindaca che sta caratterizzando con l’ascolto la sua campagna elettorale nei confronti dei cittadini, delle imprese e dei ceti professionali, è che, se eletta, rivolgerà a tutte le forze presenti in Consiglio comunale un appello a unire le forze perché la città possa superare il suo momento difficile e tornare ad essere un fattore dinamico e propulsivo dell’intera regione».
In realtà, partivo da un presupposto non tranquillizzante, e cioè che da almeno un quarto di secolo nel Molise si sono sviluppati processi regressivi che hanno coinvolto Campobasso nello stesso destino. Con un’aggravante, che per le nostre debolezze strutturali i momenti di crisi incidono sulla nostra economia e sulla nostra società in modo più profondo e deleterio (vedi il 2008/2009 e la fase Covid) rispetto ad altre realtà dello stesso Mezzogiorno. Anche se nessuno ha avuto il coraggio di dirlo in campagna elettorale, il trend che stiamo vivendo e che si proietta nei prossimi anni è prevalentemente segnato da fattori critici, che già si manifestano in modo evidente, ad esempio, nei campi della sanità, del lavoro, della tenuta demografica, degli equilibri territoriali e della mobilità interna ed esterna.
Ora che il polverone della corsa alle preferenze da parte dei candidati si sta finalmente diradando, il rinvio al ballottaggio ripropone più seccamente un’alternativa di fondo, non tanto tra due candidati e due schieramenti (uno già militarizzato e un altro ancora da consolidare), quanto tra due diverse visioni. La prima fondata sul tradizionale rapporto maggioranza-minoranza, che consenta di alzare una trincea di sicurezza intorno a una giunta cementata dalle consuete pratiche di spartizione tra gruppi politici e persone, una giunta che ricollochi prima possibile l’attività amministrativa in una rassicurante routine. L’altra che nasca da una crescente consapevolezza della straordinarietà, anzi della drammaticità, della situazione e faccia del Consiglio comunale non solo il luogo di un rituale dibattito politico-amministrativo, ma un laboratorio di ricerca di linee programmatiche innovative, di dialogo con le categorie professionali, di reciproco stimolo con l’associazionismo culturale, di confronto con gli altri livelli istituzionali e con le istanze che operano nella formazione, nella ricerca, nei servizi qualificati per la città e per il territorio. Naturalmente con un sindaco e una giunta che si qualifichino certamente per la capacità di convogliare possibili finanziamenti e per lo sforzo di rendere efficiente la macchina amministrativa ma, ancora di più, per l'attitudine a selezionare e proporre al Consiglio e all’opinione pubblica scelte innovative, aggreganti e capaci di resistere a una deriva di stagnazione e di involuzione.
Vedo, invece, che è già partita la grande macchina della mistificazione: l’”anatra zoppa”, la filiera istituzionale e via dicendo. È pur vero che le “anatre zoppe” spesso sono destinate alla pentola e al sugo per i bucatini, ma è altrettanto vero, anche per esperienza quotidiana, che i branchi di cinghiali, soprattutto se numerosi e famelici, di solito fanno danni destinati a durare, senza neanche la consolazione di un arrosto. E sempre per restare nella metafora faunesca, sarebbe desolante se la partita tra anatre e cinghiali si risolvesse ancora una volta nella ricerca di un altro grazioso volatile, la quaglia, notoriamente incline, dalle parti nostre, a salti miracolosi. Il vero problema, infatti, non è aggiustare i numeri, ma mettere in campo idee, progetti e coraggio di cambiare, lasciandosi alle spalle vecchie pratiche di potere ed eventualmente sparigliando filiere di comodo.
Quanto alla coerenza della “filiera istituzionale”, a cosa si allude? Alla continuità con una Regione paralizzata da 600 milioni di debiti e da un’inefficienza ormai cronicizzata? o alla contiguità con una rappresentanza parlamentare opportunistica e di fatto irrilevante, per non dire impotente? Dio ci scampi…
Mi permetto anche di dire con la consueta cordialità ad Aldo De Benedittis, che ho conosciuto tra i banchi di scuola, che la questione di una profonda svolta nella conduzione del comune capoluogo di regione non si risolve con uno slancio ‘buonista’ (“Sarò il Sindaco di tutti”), della cui sincerità per altro non dubito. Piuttosto, si tratta di uscire dallo schema di una maggioranza blindata e di potere e di operare, invece, in una situazione strutturalmente più aperta e paritaria, qual è quella che si profila dall’eventuale elezione della sua concorrente. Nonostante le difficoltà e le fatiche che ad essa si potrebbero accompagnare.
Il ballottaggio, insomma, è un’occasione che si presenta in condizioni particolari e tutt’altro che scontate. Non sono certo che vi sia in giro la consapevolezza che esso si possa trasformare in un’opportunità, anzi… E tuttavia, il meccanismo del ballottaggio è tale da rendere diretta la decisione, al riparo da devianti mediazioni, e vicina alla responsabilità dei cittadini. Sarebbe già qualcosa se servisse a riflettere e a indirizzare il desiderio di cambiamento, contribuendo quantomeno a erodere un po’ dell'indolenza e della sfiducia, purtroppo crescenti, che i dati sull’astensionismo ci restituiscono. 
Non mi faccio illusioni, ma vengo da una lontana scuola che mi ha insegnato a non desistere mai e a cercare sempre una possibilità. Vediamo.

di Norberto Lombardi - fb

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