Urge protagonismo sociale

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Il nostro Molise è da un tempo infinito privo di una classe dirigente, in balia di politici mediocri, impegnati a tutelare i propri interessi particolari

di Famiano Crucianelli (da lafonte.tv)

9 luglio 2024

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Torno a parlare dell’ultima vicenda elettorale di Termoli, raramente mi è capitato di vedere un concentrato di tanta arroganza e di tanto disprezzo della politica. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un dominio della destra, una rotta del fronte progressista, il Partito Democratico e i Cinque Stelle ridotti a cifre da prefisso telefonico e il campo della sinistra frammentato e personalizzato. In questo contesto incontestabile non si è visto nessun ripensamento, nessuna autocritica, nessuna riflessione dai tanti protagonisti di questa Caporetto del campo progressista e della sinistra. La situazione è resa ancor più paradossale ed inaccettabile dal fatto che stiamo assistendo non al primo, bensì al terzo atto di una partita disastrosa iniziata tre anni fa. Alle politiche del 25 settembre del 2022 il centro-destra ha conquistato tutti, proprio tutti i seggi parlamentari; alle regionali del 2023 che ricorderemo per il boicottaggio della coppia Facciolla-Federico alla candidatura di Domenico Iannacone, la destra ha vinto con il 64% dei consensi; alle comunali di Termoli di poche settimane fa il disastro politico-elettorale è stato totale.

Che altro dovrebbe accadere, perché si abbia un cambiamento radicale di politiche e di dirigenti di partito?! Con quale faccia responsabili di partito, segretari regionali, segretari di federazione possono far finta di nulla?! I partiti non sono proprietà privata, condomini famigliari e amicali, bensì soggetti pubblici che amministrano la vita delle nostre società. La politica dovrebbe essere il primo dei beni comuni e non una ridotta dove curare i propri interessi.

Questa miseria della politica e dei partiti, questa sua inconsistenza e marginalità nella vita sociale la si potrebbe dimenticare se noi fossimo in un momento di normalità delle vicende umane e sociali. Ma le cose non stanno così.

– Abbiamo da mesi e mesi una guerra nel cuore dell’Europa. Una strage di innocenti palestinesi a poche centinaia di chilometri dalle nostre coste. E una corsa al riarmo che distrugge ricchezza e ingrassa il complesso militare industriale.

– Siamo nel pieno di una crisi climatica che già oggi ha prodotto centinaia di milioni di profughi ambientali, ridotto drammaticamente la disponibilità di acqua e contribuito a rendere sterili più del 30% delle terre fertili.

– Nel nostro paese come nel resto d’Europa i diritti sociali fondamentali sono messi in discussione. E le fondamenta della stessa democrazia, mai come oggi, sono così incerte e fragili.

– Il nostro Molise è da un tempo infinito privo di una classe dirigente, in balia di politici mediocri, impegnati a tutelare i propri interessi particolari. Un ceto politico passivo, distratto e complice di fatti clamorosi come l’ipotesi concreta di cancellazione della Gigafactory di Termoli. Una regione senza popolo e senza giovani, ridotta a poco più di una espressione geografica.

In questo contesto grave, mentre gli irresponsabili amano ripetere e sentirsi dire, “tutto bene Madama la Marchesa”, alle persone responsabili e di buona volontà, spetta il compito arduo di rispondere all’ interrogativo classico. Che fare? Come e dove, mentre siamo nel pieno di una crisi di sistema, esercitare il proprio diritto-dovere alla politica?

Sono anni che la fonte si cimenta con questo interrogativo esistenziale, da anni mettiamo in campo una critica corrosiva del sistema, proponiamo idee e realizziamo buone pratiche. In questo momento di crisi particolarmente acuta noi non verremo meno al compito che ci siamo dati più di venti anni fa. Avendo ben chiaro due questioni che sono la premessa a qualsiasi ragionamento e iniziativa.

a) Noi stiamo assistendo da anni allo spappolamento, alla frammentazione della società civile. È il risultato della mala politica e di una crisi profonda che ha compromesso i valori fondamentali del vivere sociale e della nostra stessa civiltà. Essere dentro le contraddizioni sociali senza cedere al populismo, essere dentro i movimenti reali senza inclinare verso la demagogia, essere di parte – perché di parte bisogna essere senza perdere il lume della ragione – sono tutte intenzioni che oggi più di ieri hanno il loro valore. Ricostruire un senso comune democratico e di sinistra nella e della società civile è il primo dei compiti, se non vogliamo perdere la bussola.

b) In secondo luogo, per uscire da questa “crisi” è fondamentale che vi sia una rifondazione degli stessi partiti; non è questione nuova, già alla fine degli anni ‘70 Berlinguer si pose, con scarsa fortuna, lo stesso interrogativo. Quella necessità oggi è divenuta una drammatica emergenza. Personalmente guardo con simpatia a quanti nei partiti si battono sul fronte della “rifondazione”. Al pari tempo sono però consapevole che alto è il rischio di essere risucchiati e sterilizzati in lotte intestine e distruttive di partito. Per questo ritenevo e ritengo che oggi essere un principio attivo, un centro di iniziativa critica nei movimenti e nella società civile sia la via maestra, anche per aiutare la politica e i partiti a ritrovare se stessi. Non è il momento dell’affiliazione, bensì quello del protagonismo sociale e del proselitismo di quanti intendano cambiare società e politica. Oggi far vivere nella società lo spirito di “scissione” nei confronti di un sistema che macina diritti, democrazia e ambiente è il primo dei compiti.

di Famiano Crucianelli (da lafonte.tv)

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