Caro padre Antonio

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Una lettera, personale ed aperta, al p. Antonio Germano, missionario in Bangladesh 

di Franco Adducchio - fb 

13 maggio 2024

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Apro una finestra personale e dedico uno spazio al mio sentire sui fatti che mi vengono incontro.
Oggi intendo fare un omaggio a padre Antonio Germano, che da sempre mi suscita un profondo rispetto. Il desiderio di inviarti pubblicamente un affettuoso saluto, caro padre Antonio, è maturato vedendo i messaggi che ci proponi senza sosta su Facebook, giorno dopo giorno, con i quali ci mostri la tua terra adottiva e dove testimoni la tua fede. Mi commuove vedere quel mondo che rappresenti così colorato e così composto nell’ascolto delle parole di speranza. A quel mondo trasmetti instancabile la tua gioia di essere presente. La comunità, di cui fai parte, ti ascolta sempre attenta. Che differenza vedere l’anacronistica esibizione del santo, nel giorno dell’Immacolata, tra le vie del Paese, con la scia di una quarantina di persone. Quasi un insulto ad una vera spiritualità capace di testimoniare la propria fede. Il prete pensa di fare catechesi in questo modo e raccomanda la presenza alla messa per non far chiudere la parrocchia. A che cosa serve una tale parrocchia? Forse a celebrare stancamente la messa domenicale e qualche funerale. Forse a recitare una comunione di fede da pessimi attori.
Ultimamente cercando vecchi documenti ho ritrovato una lettera che ti scrissi, caro padre Antonio. In verità non ricordo neppure se decisi di inviarla o meno. In questa lettera la mia intenzione era quella di confessarti il mio disagio nella fede. Da molto tempo non credo ad una vita nell’aldilà. Credo che per ogni uomo l’esistenza sia eterna nel tempo, ma la vita si svolge in un tempo finito. Dopo la morte la vita finisce e rimane solo la testimonianza dell’esistenza di un uomo per aver occupato temporaneamente uno spazio/tempo. L’esistenza lascia un’impronta nella dimensione di spazio/tempo che non può sparire. Questo convincimento non mi ha impedito di leggere i Vangeli e di essere attratto da essi. Ho sempre trovato in loro una grande saggezza profetica che ha guidato la mia costante ricerca del senso della vita per l’uomo.
Caro padre Antonio, in quella lettera ho cercato di evidenziarti come fossi in grado di apprezzare il testo dei Vangeli, ma non di abbandonarmi interamente ad essi. Di fronte alle avversità della vita, non sono stato capace di inginocchiarmi ed istintivamente ho cercato solo il modo di superarle. Nell’attraversare la vita, in me ha sempre vinto una naturale ribellione agli eventi ed una naturale combattività; istinti che non si sono mai coniugati con l’ispirazione dei Vangeli. Spesso mi sono chiesto il perché. A questo interrogarmi il mio pensiero è andato ai miei primi anni di vita, quando con la spada di legno correvo contro il vento in cerca di un nemico da abbattere. È questa la mia natura?
Caro padre Antonio, sia con la mia vecchia lettera e sia oggi con questo messaggio, credo che tu capisca molto meglio di me. Ti auguro un mondo di bene in occasione del tuo intervento e ti invio un forte abbraccio. In una cosa non credo di sbagliare, la tua fede ti ha reso un uomo migliore di me.

di Franco Adducchio - fb 

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