Una storia che inizia a Ururi 

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La storia di Elisa e Nicola Germano che emigrarono in Canada da Ururi

di Geremia Mancini e Mariateresa Di Lallo

21 settembre 2021

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Il Molise è fatto da molisani, anche da quei molisani che sono emigrati, perchè costretti o per scelta, soprattutto a cavallo delle due Guerre mondiali, ma sempre con un pensiero rivolto alla loro terra, e che si sono distinti in vari settori nel mondo. Con questa rubrica vogliamo ricordarli ma anche ridare dignità ai nostri borghi, ai nostri talenti e nel contempo riaccendere l’attenzione su questo piccolo lembo di terra, non solo per storia, cultura e paesaggi ma anche dal punto di vista degli ingegni. Purtroppo il Molise come i molisani illustri, non sono presenti sui libri di storia, ma è giusto far conoscere ai molisani in primis, alle giovani generazioni, che i loro avi, si sono distinti nel mondo, con sacrifici, allontanandosi dai propri familiari, a volte non riuscendo a tornare nella loro terra d’origine. Di settimana in settimana racconteremo la storia di ognuno di loro, ricordando anche il paese di nascita molisano. Per questo abbiamo deciso di unire la storia dei “molisani” emigrati con la storia del paese di nascita.

Questa è la storia dei molisani Elisa e Nicola Germano, figlia e padre, che emigrarono in Canada. Erano entrami nati ad Ururi in provincia di Campobasso. Elisa, “la maestra”, nel 2013 fu nominata “personalità dell’anno”. Il padre conobbe, in seguito alla dichiarazione di guerra del Canada all’Italia, la dura prigionia nel “Camp Petawawa”.

Elisa Germano nacque, il 21 marzo del 1920, ad Agnone da Nicola Germano e Teresa Cocco. La piccola era appena nata quando il padre, nato ad Ururi il 5 marzo del 1877 da famiglia contadina, decise di tentare fortuna emigrando verso gli Stati Uniti. Nicola Germano giunse ad “Ellis Island”, nell’inverno del 1920, a bordo della “Re d’Italia” (va ricordato che Nicola servì l’Esercito italiano durante la Prima Guerra Mondiale).

Successivamente Nicola raggiunse il Canada dove lavorò presso la “Canadian Tube and Steel” (ditta di tubi ed acciaio) e spedì denaro in Italia per mantenere la famiglia che era rimasta ad Ururi. Nel 1940 il Canada dichiarò guerra all’Italia. Da qui il provvedimento di arrestare tutte le persone di nazionalità o di origine italiana sospette e detenerle nel campo di concentramento di Petawawa. Fu questa la sorte di Nicola Germano, che non nascose mai le sue simpatie per il fascismo, che rimase imprigionato a “Camp Petawawa” e “Fredericton”e liberato solo il 9 febbraio del 1943. Durante i mesi della sua prigionia la famiglia Gernaro non seppe mai nulla. Elisa ricorda che la corrispondenza e il sostegno finanziario cessarono e non ci fu denaro neppure per le medicine. Così la povera madre si ammalò e morì. Solo nel 1948 i figli poterono recarsi in Canada e riabbracciare il padre.

Elisa, che in Italia aveva conseguito il diploma magistrale. si dedicò immediatamente al giornalismo e a collaborare attivamente ad associazioni culturali. Tutto questo sempre come volontaria. A lei si deve la prima biblioteca alla Casa d’Italia nel 1951. Aiutò gli emigranti italiani a stabilirsi e trovare lavoro. Elisa dedicò tutta la sua esistenza all’insegnamento alla “La Salle Catholic High”. Fu direttrice della scuola italiana di PICAI fino all’età di 85 anni. “La Maestra”, come era conosciuta, era sempre disponibile. In seguito con l’aiuto di Joyce, sua figlia, ha voluto ricostruire e poi raccontare la storia degli italiani internati (tra questi suo padre Nicola) in quel lontano 1940. Nel 2013 fu nominata “Personalità dell’anno” di Casa d’Italia con questa motivazione: “Grande il suo contributo alla promozione della cultura italo-canadese. Fin dall’inizio si è sempre occupata di immigrati, della loro integrazione, della loro istruzione, insegnando non solo l’italiano ma anche altre materie. Una vita esemplare al servizio della nostra comunità che merita, non solo un grande e sentito grazie ma tutta la nostra riconoscenza”. Elisa Germano, che aveva sposato Adelmo Pillarella, morì il 1 novembre del 2014 a Ville-Émard di Montreal.

di Geremia Mancini e Mariateresa Di Lallo

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