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“Se volete capire qualcosa di più del Presepe napoletano dovete necessariamente fare come me: fermarvi davanti alla Natività di Paolo Sperduti nell’Annunziata di Venafro e guardare con attenzione”

di Franco Valente - fb

6 dicembre 2023

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Man mano che si avvicina il Natale aumenta la mia attrazione per il presepe. Forse perché (ma io ne sono convinto) chi si è maturato culturalmente nell’ambiente meridionale è stato fortemente condizionato dalla tradizione Napoletana. E io lo sono.
Anzi sono convinto che non è del tutto peregrina la tesi che l’inventore del presepe, quello con le statue e i personaggi della Natività, non sia stato S. Francesco di Assisi, quanto piuttosto S. Gaetano da Thiene, nato a Vicenza nel 1480 e morto a Napoli nel 1547, fondatore dell'Ordine dei Chierici regolari Teatini.
A lui, mentre celebrava la sua prima messa come sacerdote nella Basilica di S. Maria Maggiore a Roma, apparve la Madonna che mise nelle sue braccia il Bambino appena nato. Era l’anno 1516.
Quando si spostò a Napoli la sua devozione per la Natività fu la motivazione per una diffusione del presepe nelle chiese che, molto rapidamente divenne una forma di arte attorno alla quale nacque una complessa tradizione di che finì per dare a tutti i personaggi che vi sono rappresentati ruoli e significati a volte intriganti, a volte suggestivi, comunque sempre legati alla tradizione cristiana popolare.
Nel presepe napoletano hanno un ruolo importante anche gli angeli, che non sono solo elementi coreografici, ma spesso hanno anche funzioni concrete di protezione della sacra famiglia.
Un personaggio mi ha particolarmente colpito nel presepe venafrano: una donna che sta allattando un bambino. Un bambino che sembrerebbe del tutto normale se non presentasse vistose macchie di sangue sulle gambine.
La storia di questa donna si conosce solo dalla tradizione popolare perché dell’episodio non vi è traccia nei Vangeli ufficiali e neppure nei Vangeli della tradizione apocrifa.

A una donna sposata di nome Tecla, che non poteva avere figli, gli angeli avrebbero impedito di avvicinarsi a Maria e al Bambino.
Tecla avrebbe cercato di aggirare il problema avvolgendo delle fasce attorno a un sasso per ingannare la vigilanza degli angeli. Quando Tecla si avvicinò al Bambino rimanendo colpita dalla sua bellezza, scoppiò in un pianto dirotto. La Madonna a quel punto si rese conto dell’inganno e intenerita toccò il sasso avvolto tra le bende e accadde che prendesse vita. 
Maria, però, le anticipò che essendo nato da una pietra sarebbe morto a colpi di pietra. 
E così accadde perché il bambino, che fu chiamato Stefano, sarebbe morto lapidato alle porte di Gerusalemme.

di Franco Valente - fb

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