Esperienze nelle capanne di Capracotta - 3

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Intervista di Roberta della "Rete delle Case delle Erbe" ad Antonio D’Andrea di "Auser - Vivere con Cura" – Terza parte

di letteraturacapracottese.com

7 novembre 2023

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Il monello (non) addormentato nel bosco
D: – E così ti sei addormentato...
R: – Ero stanco soprattutto per la giornata di preparativi con annesso impegno fisico, ma una volta disteso e entrato in quel vortice favoloso ho fatto di tutto per non addormentarmi. Sapendo anche che difficilmente l'esperienza si sarebbe potuta ripetere: il Giardino chiude i primi di novembre per riaprire a metà-fine aprile. Mi ripetevo che desideravo vivere ogni secondo in modo totale come se fosse il primo e l'ultimo della mia esistenza, un secondo dietro l'altro; e intanto la luce si affievoliva fino a scomparire verso le 19:00; e anche al buio le sensazioni erano completamente diverse dal buio che vivo in camera da letto prima di addormentarmi. Il silenzio era interrotto ogni tanto dagli animali, credo piccoli, che giocavano, si muovevano e scivolavano sul tetto spiovente della capanna: all'inizio mi distoglievano dalla contemplazione, meditazione e riflessioni ma poi rientravano nel teatro favoloso della natura e della vita notturna del bosco. E così intervallavo silenzi e suoni (chiamati impropriamente rumori) di animali che avvertivo felici e contenti, forse alcuni anche impegnati in giochi d'amore.
E circa ogni ora controllavo il termometro. Come dicevo, ero preparato ormai a vederlo in picchiata verso i 4 o 5 gradi. E invece dai 13 gradi delle 17:30 non è più sceso... tanto che verso mezzanotte ho tolto il cappuccio, un paio di calze, aperto il sacco a pelo e tenuto la coperta stellata meno stretta e per ultimo anche il baldacchino... E anche poi al mattino alle 5:30 quando mi sono svegliato erano ancora 13 gradi... Che scoperta-conferma... Alla fine mi sono addormentato quasi alla una anche perché ho scoperto che l'asse che avevo messo sui rami si era leggermente inclinata: qualche ramo aveva uno spuntone poco più alto e rigirandomi si inclinava e tendevo a scivolare e mi disturbava, ma non volevo alzarmi e risistemare il tutto, sempre per non rompere l'incantesimo. Ormai era andata cosi. Verso mezzanotte accendo il mozzicone di candela... Altre visioni meravigliose con quella luce di piccolo fuoco. E mi è venuta l'immagine di Geppetto che stava nel ventre della balena... Ma dopo un po' ho preferito il buio, il silenzio, acuire gli altri sensi, sentire gli animali e qualche verso di insetti o uccelli (rari)... che meraviglia!
Alle 5:30 mi sveglio. Ancora buio e mi vien voglia di leggere, come faccio tutte le mattine d'abitudine. Però è buio e così riaccendo il mozzicone di candela che sorreggo con una mano e con l'altra il libro: "La luna nera", letto e riletto ma che non smette di arricchirmi e meravigliarmi. Ne leggo circa dieci pagine e intanto ammiro anche la situazione di leggere a lume di candela... quanta altra poesia... Alle 6:30 mangio le due mele zitelle (locali ma non di Capracotta) che mi ero portato e poi esco fuori per fare i bisogni... ma prima ne approfitto per mangiare una decina di bacche di rosa canina già belle e che mature: fino a tre anni fa maturavano a metà dicembre dopo la prima o seconda gelata, ora con il riscaldamento del pianeta iniziano a essere mature già agli inizi di ottobre. Mentre rientro nella capanna per togliere tutto e caricarlo in auto vedo passare il pullmino che porta le/i bambine/i di Pescopennataro alla scuola di Capracotta e ci salutiamo, e poco dopo passa un amico che ama camminare al mattino presto e mi chiede cosa ci faccio lì e gli racconto l'esperienza della notte in capanna... dopo le sue risate miste a stupore gli dico di provare a dormire nella capanna e mi risponde: «Ma te sié scemunìte?» (trad. "Ma sei diventato scemo?"). E con una grassa risata ci salutiamo.
Rimetto tutto a posto e alle 7:30 riparto per casa a Capracotta. 

Bocca mia fatti capanna
D: – Come ti sentivi?
R: – Avevo raggiunto una serenità incredibile ma ero stordito, quasi come fossi sballato dopo una serata di sbornia di vino, no, meglio: una notte d'amore. E anche dopo la doccia fredda fatta in casa, come d'abitudine, ero, ripeto, stordito e un po' intontito e mi chiedevo il perché, cosa che ho fatto per tutta la mattinata. E credo alla fine di aver capito: lo stare in quello che ho chiamato utero arboreo per oltre 14 ore (e in nottata ho fatto i calcoli: quasi 50.000 secondi molti dei quali vissuti con tanta intensità-avidità per farne una scorta per i mesi a venire) ha fatto sì che il mio sistema nervoso non reggesse il tanto amore, gioia, vitalità, emozioni e così mi sono detto che questa che potremmo chiamare capanna-arborea-terapia (CAT) va approcciata, almeno per me, a dosi piccole per poi aumentare gradualmente. Per esempio iniziare con tre ore (il tempo minimo per avere gli effetti della foresta terapia), per poi passare a 5-6 ore per arrivare a 8-10 ore e più. E mi dicevo che i carbonai stavano di giorno tra gli alberi vivi e facevano, nonostante il duro lavoro, una forma di foresta terapia e la notte sempre in contatto con tronchi e rami recisi, trascorrevano 6-8 ore di sonno rigeneratore e quindi erano abituati e comunque arrivavano ad avere una forza fisica e morale altissima. Erano tutti uomini, raramente c'era una donna, e mi chiedo come reagirebbero le donne a un impatto simile in una capanna arborea ove credo entrerebbero in una grandissima sintonia tra cicli cosmici, cicli stagionali e cicli mestruali. Nel pomeriggio lo stordimento è svanito e ormai sono diventato capanna-arborea-dipendente (CAD) e non vedo l'ora di riandare a trascorrere altre ore o nottate ma credo che dovrò aspettare la prossima primavera. Comunque una delle lezioni che ne ho tratto è che non bisogna mai essere avido di natura ma saper vivere in equilibrio tutti i doni che la natura e la vita ci offre affrontando anche lutti, disgrazie, violenze e guerre con un animo più sereno, distaccato e collaborativo.
Grazie alberi e grazie capanna arborea!
E ricordo un vecchio modo di dire che solo ora mi intriga: bocca mia fatti capanna...

(Prima Parte) – (Seconda Parte)

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