Quale energia per il Molise

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La combinazione di un parco eolico sostenibile e di comunità energetiche può rendere il Molise una regione esemplare nel campo delle rinnovabili

di Famiano Crucianelli (da lafonte.tv)

22 Febbraio 2023

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Centoventi pale eoliche alte 150 metri, se poi aggiungiamo al tronco la pala andiamo molto più in su. Un parco eolico per 1.800 Mw a 25 Km dalla costa molisana. La ragione di questa possibilità è semplice: il Sud dell’Adriatico, la Sicilia e la Sardegna sono le aree elettive per vento e fondali ove l’eolico a mare può essere ben utilizzato. Una opportunità, una occasione che i molisani debbono cogliere, purché non si passi dalle cattedrali nel deserto alle cattedrali in mare. Già nel 2007 vi fu un primo tentativo di un parco off shore davanti a Termoli, poi il progetto naufragò, anche per la forte contestazione di categorie sociali e comitati di cittadini molisani. Oggi il contesto è profondamente mutato. L’emergenza climatica è divenuta dirompente, non solo per ciò che potrebbe accadere, ma per le conseguenze distruttive sia sociali che ambientali che già si stanno avendo. In secondo luogo, il Molise come il Sud del Paese è dentro una crisi economica, sociale e demografica che può essere devastante e senza ritorno. Se continua la tendenza attuale, gli attuali 290mila cittadini molisani nel 2040 saranno solo 200mila, per lo più anziani. Una regione senza futuro.
La combinazione di un parco eolico sostenibile e di comunità energetiche può rendere il Molise una regione esemplare nel campo delle rinnovabili, una regione a emissioni zero che fa dell’energia non il suo problema, ma la virtù e la ricchezza da investire per dare un futuro.

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Chi oggi pregiudizialmente ostacola questo percorso commette un grave errore. Ma vi è un secondo errore, anch’esso imperdonabile, che va evitato. È un errore, meglio una coazione a ripetere che viene da lontano e che ha rappresentato una vera disgrazia per il Sud. Quello di utilizzare il popolo meridionale come forza lavoro per le aziende del Nord, quello di utilizzare le regioni del Sud come deposito di impianti industriali spesso nocivi, appunto cattedrali nel deserto. Nel Sud e nel Molise il binomio transizione energetica e transizione sociale debbono essere un solo progetto, un solo movimento. È quindi chiaro che il progetto di un impianto eolico off shore al largo di Termoli non è una disgrazia, ma una fortuna, purché siano chiare alcune condizioni fondamentali.
Il progetto dell’azienda Maverick allo stato attuale è ben lontano da queste condizioni. Per questo, unitamente all’ associazione “Don Milani”, Slow food, AIAB e importanti organizzazioni come Coldiretti, CIA, organizzazione dei pescatori, abbiamo presentato osservazioni critiche alla richiesta di concessione per l’uso del nostro mare per 40 anni da parte della società Maverick.
1. a) L’azienda che dovrebbe garantire un progetto di oltre 5 miliardi di euro, che necessita di una VAS (valutazione ambientale strategica) di oltre un milione di euro, ha un capitale sociale di 10 mila euro, un addetto ed è stata costituita due mesi fa; il gruppo al quale appartiene la Green Bridge ripete lo stesso schema. Ora i casi sono due, o questa azienda è un prestanome di altri soggetti forti, o questa azienda, presa la commissione, la rivenderà al migliore offerente. Nell’un caso e nell’altro si parte con il piede sbagliato, la chiarezza della società e sulla società che debbono realizzare un’opera così imponente e importante è la premessa perché si possa avviare un ragionamento fondato sul futuro. Nel precedente articolo ho usato parole forti sulla Maverick. Parole forti, ma necessarie: non è in questione un pranzo di gala, ma il destino della nostra regione. Le società che mettono mano ad un’opera strategicamente fondamentale non possono essere delle scatole cinesi dove nulla è mai chiaro.
2. b) Il secondo punto critico è l’estraneità del progetto Maverick alla realtà del nostro territorio locale e regionale. Un progetto importante e imponente come quello avanzato ha come condizione essenziale il coinvolgimento trasparente dei soggetti sociali, sindacali, economici ed istituzionali locali. Termoli e il Molise non possono essere spettatori passivi, ma protagonisti di un progetto che può cambiare molto della realtà molisana. Non è pensabile che persino i pescatori, i quali sono storia e risorsa fondamentale del territorio, siano messi nella condizione di essere come pesci fuor d’acqua. Progetti e scelte debbono essere trasparenti e socialmente condivisi e non essere oggetto di trattative opache, spesso indicibili nelle stanze del potere e del sottogoverno. Il Molise con il progetto off shore, con le comunità energetiche, con la gigafactory Stellantis (ACC) che produce batterie per la mobilità elettrica può divenire un vero laboratorio della sostenibilità.
La produzione di energia e il suo costo può divenire una grande opportunità per un sistema industriale ed agricolo che deve essere in armonia con la natura, l’ambiente e la bellezza della nostra terra. Può essere un sostegno importante per le condizioni di vita, per il costo energetico dei nostri cittadini. Inoltre può dare impulso alla formazione, a centri di ricerche proprio nel campo della sostenibilità, e offrire una prospettiva ai tanti giovani molisani qualificati che sono costretti ad immigrare.

1. c) Infine, la natura, la grandezza dell’impianto. Il Molise è, dopo la Valle d’Aosta, la regione più piccola d’Italia, la sua costa è di solo 35 km, la domanda viene spontanea. Perché uno dei più grandi impianti off shore, secondo solo a quello fatto nel mar di Sicilia deve essere realizzato sui 35 Km della costa molisana?
Il periodico la fonte ha posto otto mesi fa, il 4 di giugno 2022, la necessità e l’obiettivo di un parco eolico: resta però grande il dubbio sull’impatto che un impianto così grande possa avere sull’attività della pesca e su quella straordinaria risorsa che è la bellezza del nostro paesaggio e del nostro mare.

di Famiano Crucianelli (da lafonte.tv)

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