• 11/07/2023

21 anni dopo, tra terremoto e guerre

Lettera aperta a quanti vogliono schierarsi dalla parte delle vittime

di Elena Rasia (da italiachecambia.org)

7 novembre 2023

Back

Ostinatamente ogni anno a novembre torniamo a parlare di terremoto, non semplicemente per commemorare la terribile sciagura che si è abbattuta in modo particolare su 14 comuni del basso Molise quel 31 ottobre 2002 ma soprattutto per mantenere viva l’istanza della ricostruzione, per la necessità di essere coscienza critica di una politica che colpevolmente si sottrae al suo dovere e alle sue responsabilità. Da due anni i lavori di ricostruzione sono sostanzialmente fermi perché la Regione, già in ritardo con i pagamenti, è entrata in esercizio provvisorio, non essendo stato ancora approvato il bilancio. E dunque non sgancia un centesimo. A questo si aggiunge che molte ditte, allettate dal superbonus che doveva servire per far ripartire l’economia dopo la stangata del covid, si sono impegnate, per mantenersi in vita, in lavori che si prospettavano anche più redditizi. Purtroppo i governi che si sono succeduti al premier Conte hanno provveduto a deludere tutte le attese precipitando le imprese in una crisi senza precedenti. A farne le spese naturalmente sono quelle famiglie che ancora non possono rientrare nelle loro case, lesionate dall’infausto sisma. Stessa sorte per coloro, sempre nel basso Molise, che hanno subìto il terremoto del 2018. Finché lo Stato italiano non si doterà di una legge quadro da applicare in tutte le situazioni di emergenza, in cui sono le forze della natura a provocare cataclismi, – la rivendichiamo invano dal 2002 – si sarà sempre soggetti ai clientelismi di chi sta al potere e ha tutto l’interesse ad apparire come benefattore. Basta ricordare le dentiere che il fu cavaliere, ora buonanima, elargiva a l’Aquila!
A queste sciagure materiali si sovrappongono quelle causate da una politica regionale miope e ottusa, di destra quanto di sinistra, che, non avendo mai voluto un piano attuativo per la tutela ambientale, ha reso il Molise terra di conquista per i saccheggiatori della natura che vogliono impiantare pale eoliche ad ogni piè sospinto e pannelli fotovoltaici su terreni che verranno sottratti alla produzione agricola. Nel numero di settembre ci appellavamo agli amministratori comunali, visto che quelli regionali vogliono mantenere le mani libere per possibili inciuci, perché facessero consigli monotematici per dichiarare il loro territorio indisponibile a impianti eolici e fotovoltaici su terreni agricoli. Continuiamo a sperare nella loro lungimiranza! E nella volontà di essere baluardi del territorio, per consegnare alle generazioni future un ambiente migliore di come lo hanno trovato. Altrimenti all’Istituto Agrario dovranno insegnare non più a coltivare la terra ma a lavare i pannelli solari e a far girare le pale (con una elle, mentre a noi, impotenti, ci girano quelle con due elle)! Sono mesi che attendiamo invano che il Presidente della giunta regionale ci riceva per dirci come intende assolvere agli impegni sottoscritti in campagna elettorale per la tutela e lo sviluppo sostenibile dell’ambiente. Purtroppo è altrettanto latitante la sedicente opposizione in tutt’altre faccende affaccendata.
Mentre il mondo segue con apprensione lo sviluppo di quello che accade nella Striscia di Gaza, l’Italia è costretta a seguire quello che rivela Striscia la notizia! La meschinità di un governo inadeguato e incapace non finirà mai di sorprenderci e di portarci allo sfacelo più totale. La terza guerra mondiale a pezzi, come la definisce papa Francesco, sembra inarrestabile. Dall’inutile e devastante guerra in Ucraina, voluta dagli Stati Uniti e dalla NATO, complice il Presidente burattino che sta facendo radere al suolo la sua nazione, ora si aggiunge il nuovo capitolo della Palestina. A scanso di equivoci mi corre l’obbligo di scrivere che in Europa c’è un aggressore, la Russia, e un aggredito, l’Ucraina, ma tutti sappiamo, o dovremmo sapere, che questa guerra ha l’obiettivo di rendere impotente e insignificante il nostro continente e così sta accadendo. Un giorno sarà chiaro a tutti ma per adesso i dollari hanno reso ciechi e i politicanti al seguito di quell’Ursula, che ha un nome rivelativo del suo essere (“orsacchiotta”), e i mezzi di informazione asserviti a chi li foraggia.
La nostra scelta, radicalmente nonviolenta, ci porta sempre, non a fasi alterne, a leggere la storia dalla parte delle vittime: dai terremotati agli immigrati, agli scarti che la società neoliberista produce, e perciò non possiamo che solidarizzare con i palestinesi, vittime di una macelleria avviata scientificamente da diversi decenni, per non dire dal 1948. Assodato che gli israeliani sono gli abitanti di Israele, da non confondere con gli israeliti perseguitati dal nazismo che ne voleva l’estinzione, anche se poi molti sopravvissuti ripararono nel nascente stato di Israele sottratto ai palestinesi, la nostra contestazione e opposizione è alla politica assurda e micidiale del governo israeliano e non ha nulla a che vedere con l’antisemitismo.
Chiunque cerca di far passare la lotta contro il governo israeliano come un rigurgito nazista antisemita compie una vera e propria mistificazione, indegna di ogni essere pensante. “Gli insediamenti israeliani sono comunità abitate da israeliani nei territori palestinesi occupati nel corso della guerra dei sei giorni del 1967”. Da allora questi insediamenti si sono estesi sempre di più. Basterebbe questa definizione del vocabolario per aver chiaro chi sono gli aggressori e chi gli aggrediti. Se si aggiunge che i palestinesi sono stati rinchiusi nella Striscia di Gaza (due milioni di abitanti in 360 km quadrati) e che non hanno libertà di movimento, si comprende la continua tensione con lo stato di Israele, che ha provveduto anche ad alzare muri.
La comunità internazionale non ha mai voluto riconoscere lo stato palestinese accanto a quello ebraico e così periodicamente esplodono violenze ingiustificate ma comprensibili. Hanno un’unica alternativa: morire di fame o di guerra. Quello che accade oggi, con bombardamenti a tappeto di interi quartieri è solo massacro di innocenti. Nessuna politica seria può ragionare come il vescovo Arnaud del 1200 che, guidando una crociata contro gli eretici, avrebbe detto al soldato che chiedeva come riconoscere nel villaggio gli eretici: “uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi”. E gli israeliani stanno facendo così con il pretesto di sterminare Hamas.

di Antonio Di Lalla (Editoriale del n.ro di Nov di La Fonte)

Back