Castel del Giudice: una giornata particolare
Domenica scorsa, a cura della Pro Loco di Castelbottaccio, ha avuto luogo una visita guidata a Castel del Giudice
di Pro Loco di Castelbottaccio
17 Gennaio 2024
Rinnovare la comunità per rigenerare il territorio. Dando corso all’intitolazione del Festival del bene comune che ha avuto luogo alla fine di ottobre 2022 a Castelbottaccio, la locale Pro Loco ha programmato e poi organizzato una visita guidata a Castel del Giudice, il minuscolo paese ai confini con l’Abruzzo che da oltre un ventennio è protagonista di un processo rigenerativo economico, sociale e culturale, ormai noto e apprezzato a livello nazionale e internazionale (nel 2014 Castel del Giudice si è aggiudicato il premio “fabbrica del paesaggio” dell’UNESCO).
All’appello reiterato telematicamente della Presidente Pina Di Cienzo, hanno risposto cittadini da Campobasso, da Lupara, da Baranello, da Ripalimosani, da Duronia, da Larino, da Casalciprano e da Morcone (Bn), oltre a una nutrita e qualificata rappresentanza dell’Associazione culturale “La Terra” che organizza ormai da trent’anni “cammina, Molise!”.
Domenica 14 gennaio, alle 9 di una splendida e assolata giornata, la comitiva si è raccolta al terminal dei pullman di Campobasso, da dove ha preso la strada per il Molise altissimo.
Arrivo a Castel del Giudice alle 10,30, presso la struttura produttiva di Melise, la società agricola che ha impiantato più di 40 ettari di mele biologiche, modificando addirittura la fisionomia del paesaggio locale. Ad accogliere e prendere in carico i visitatori ha pensato Emanuele Scocchera, laureando in ingegneria ambientale presso l’Università dell’Aquila, ma che da qualche anno è tornato nella sua Castel del Giudice per contribuire alla rinascita della sua gente e del suo territorio. Emanuele lavora alla Melise e contemporaneamente a Malto Lento, il birrificio agricolo che da circa tre anni produce un’ottima birra a denominazione d’origine (è il caso di dire), in quanto è prodotta con il 70% delle materie prime coltivate in loco.
Nell’ambito del “giardino delle mele antiche”, una spianata prospiciente i capannoni della Melise sullo sfondo delle Mainarde nella quale, con la supervisione e la collaborazione attiva e appassionata di Michele Tanno, agronomo antesignano della tutela e della diffusione dei nostri frutti tradizionali, è stato impiantato un meleto con 62 tipi differenti di mele molisane (due per cultivar), con garbo e competenza, Emanuele Scocchera ha raccontato la vicenda di Melise, di Malto Lento, dell’apiario di comunità e degli altri progetti in gestazione che corroborano e precisano la vocazione rurale del progetto in corso a Castel del Giudice.
Degno di nota e sotto profili differenti è che la produzione del meleto biologico, falcidiata in questi ultimi anni dall’invecchiamento degli impianti da una parte ma innanzitutto e gravemente dal cambiamento climatico che porta i meli a fiorire precocemente e a spogliarsi per effetto di gelate all’ordine del giorno a quasi mille metri di altitudine, si sta riprendendo con la sostituzione delle cultivar di mercato (golden, stark, florina, fuji) con quelle della nostra tradizione autoctona; limoncelle e gelate innanzitutto.
La visita è proseguita all’interno dello stabilimento produttivo del birrificio, con l’illustrazione delle caratteristiche e delle proprietà delle materie prime per la produzione della birra, luppolo e malto d’orzo su tutte. Con pazienza e consumata professionalità, Emanuele ha distribuito cilindretti di luppolo pellettato ai visitatori che hanno potuto odorarne l’essenza e poi ha mostrato i chicchi d’orzo maltizzato; materie prime che nella lavorazione della birra si combinano e mutano, assecondando il gusto e l’intenzione del mastro birraio.
Ultima tappa della visita agli asset agricoli di Castel del Giudice è stato il punto vendita, dove i visitatori hanno potuto acquistare attingendo al ricco paniere delle produzioni locali, tutte rigorosamente biologiche. Gli ospiti si sono accomiatati da Emanuele Scocchera che oltre a contribuire in maniera decisiva alla tutela e allo sviluppo delle produzioni agricole di Castel del Giudice, documenta gli accadimenti che vedono protagonista la sua comunità, scattando fotografie di significato e gusto artistico non comune.
Intorno alle 12 la visita è proseguita a Borgo Tufi, l’albergo diffuso con 140 posti letto, realizzato con raffinata perizia costruttiva dall’architetto Enrico Ricci, che in collaborazione con Ermanno D’Andrea e il Comune di Castel del Giudice, ha recuperato le stalle e i fienili inutilizzati da tempo. Ad accogliere la ventina di ospiti c’era il sindaco Lino Gentile, anima e “grande timoniere” della civilissima rivoluzione che ha cambiato l’impianto e la fisionomia della sua comunità in poco più di un ventennio.
Con l’ausilio delle ragazze che compongono il management competente e sorridente di Borgo Tufi, il sindaco ha condotto la compagnia a visitare alcuni degli appartamenti dell’albergo diffuso, soffermandosi intenzionalmente sugli ultimi interventi messi in cantiere dall’ambizioso progetto in gestazione e in particolare sulle botteghe laboratorio (in tutto saranno sette distribuite all’interno dell’abitato) che con un bando pubblico saranno assegnate a giovani che vorranno intraprendervi un’attività artigianale che sarà anche sostenuta con un considerevole intervento a fondo perduto.
L’ora di pranzo coglie la compagnia degli ospiti sul magnifico terrazzo del “ristorante del borgo” dove ci si fermerà a mangiare prima di chiudere l’intensa e stimolante giornata. Mentre si accomodano in sala, a gruppi sparsi, gli ospiti scendono una rampa di scale per dare un’occhiata sommaria ma soddisfatta alla piscina riscaldata e agli altri servizi del centro benessere.
Il pranzo corrisponde alle aspettative dei visitatori; il menù è ricercato ma senza enfasi, orientato dalla concretezza dettata dalle materie prime che sono i prodotti di Castel del Giudice e del suo circondario, trattati però con la sapienza di Tommaso Sboro, chef formatosi alla rinomata scuola di Villa Santa Maria, detto non a caso il paese dei cuochi.
L’epilogo della visita è assembleare, ambientato nella sala/convegni di Borgo Tufi, con Lino Gentile che racconta da molteplici punti di vista e con innumerevoli aggiornamenti, una vicenda che per gli standard del Molise retrogrado e sonnacchioso ha del miracoloso.
Il sindaco ripercorre la rutilante storia degli ultimi vent’anni della sua comunità mettendo in evidenza il ruolo che per la rigenerazione di Castel del Giudice ha giocato il “capitalismo affettivo” (così lo ha definito) di alcuni imprenditori di successo originari del luogo che vi hanno voluto ambientare alcune, innovative, attività produttive. Su tutti Ermanno D’Andrea, imprenditore illuminato nato a Capracotta che però opera a Lainate, ma che a Castel del Giudice ha impiantato la D’Andrea Molise che produce semilavorati per la sua azienda lombarda, esportatrice in tutto il mondo sofisticata componentistica metalmeccanica.
D’andrea è stato il munifico e lungimirante “accompagnatore” del progetto rigenerativo di Castel del Giudice fin dai suoi esordi.
Poi Enrico Ricci, architetto e costruttore di Castel di Sangro, che lo ha affiancato insieme al Comune, per la realizzazione di Borgo Tufi, e che rappresenta un punto di riferimento obbligato per le iniziative d’innovazione che hanno visto la luce a Castel del Giudice e in particolare per la linea A del progetto Borghi, con 20 milioni di finanziamento, in procinto d’avviarsi.
Il sindaco continua poi elencando le iniziative di carattere sociale che hanno arricchito il progetto strategico di Castel del Giudice, assicurandogli una rinascita suggestiva e inedita, non solo per il Molise: la cooperativa di comunità Artemisia, la prima costituitasi nella nostra regione, che occupa 15 giovani; la residenza sanitaria assistenziale San Nicola che ospita e prende in cura una trentina di persone anziane del luogo; il progetto di accoglienza e di inserimento lavorativo di famiglie immigrate, alcune dall’Africa e altre dal Sudamerica; è degno di nota che le nuove residenze delle famiglie immigrate ha consentito che la scuola di Ateleta, già in Abruzzo e distante solo 3 chilometri da Castel del Giudice, non chiudesse per mancanza di bambini.
A Castel del Giudice, 300 abitanti in tutto, attualmente vivono (e giocano) circa 45 bambini che rappresentano un record magnifico e controtendente per il nostro piccolo Molise falcidiato dallo spopolamento e dall’abbandono.
L’incontro si è chiuso con un coro di grazie, di auguri e di complimenti degli ospiti, rivolti al sindaco di un piccolo comune che sta dimostrando alla nostra regione innanzitutto, che il declino delle zone interne e montane non rappresenta un destino ineluttabile, e che questo epilogo nefasto si può fronteggiare e sconfiggere con la passione civile e con la partecipazione attiva della cittadinanza.
di Pro Loco di Castelbottaccio