L’oceano di Sepino è tra i più belli dell’antichità
All’ingresso del centro abitato medioevale di Sepino è posizionata una fontana…
di Franco Valente – fb
06 Febbraio 2024
All’ingresso del centro abitato medioevale di Sepino è posizionata una fontana che non butta acqua ma conserva una immagine mitologica che sicuramente è tra le più belle tra quelle che si conoscono.
Non si sa nulla della provenienza e genericamente si dice che appartenesse una fontana della Sepino romana.
Può darsi che sia così, ma può anche essere che venga da un complesso sacro alla scaturigine di una delle tante sorgenti che sono a monte dell’abitato medioevale.
Ma se può essere interessante sapere la provenienza è altrettanto importante sapere cosa rappresenti.
Nessuna epigrafe ci aiuta e, perciò, possiamo far riferimento solo a quello che appare.
L’immagine sicuramente appartiene a una divinità mitologica. Per capire qualcosa partiamo proprio da ciò che si vede meno, cioè dall’interno della bocca.
È evidente che in origine il mascherone fosse la protome di un getto di acqua di una certa consistenza. Molto più di una semplice fontana. La dimensione non lascia dubbi che facesse parte di un complesso idraulico importante e che avesse un significato legato alla particolare necessità di attribuire un valore cosmico a quel luogo.
Una consuetudine abbastanza diffusa nel mondo antico, ma in questo caso con una soluzione artistica di tutto rispetto.
Un particolare forse è la soluzione al problema interpretativo. La lingua della divinità che si trasforma in una foglia.
È l’acqua che diventa una pianta.
Nella tradizione greca uno dei miti più importanti è quello della nascita del mondo con una serie complicata di interpretazioni non tutte concordanti.
La versione pelasgica vede all’inizio Eurinome che emerge dal Caos e si unisce al serpente Ofione che veniva da Borea, il Vento fecondatore. Dall’uovo cosmico nasce l’universo formato dal sole, dalle stelle, dai pianeti, dalla terra con i monti, i fiumi, gli alberi e i viventi.
Sull’Olimpo Ofione si vantava di aver creato l’universo e Eurinome lo punì relegandolo nelle viscere della terra.
Dopodiché la grande Dea creò sette potenze planetarie (Sole, Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere, Saturno) e mise a capo di ognuna di esse un Titano e una Titanessa. A capo del pianeta Venere pose Oceano e Teti.
Un’altra versione vuole che Oceano sia derivato dall’unione di Gea (la Terra) con Urano (il Cielo)
Dall’unione di Oceano con Teti sarebbero nati tutti i fiumi della Terra.
A Roma le varie versioni vennero in qualche modo fuse e tra esse quella omerica.
Oceano e Teti, non avendo partecipato alla rivolta dei Titani contro Zeus, furono lasciati in pace a governare le acque della Terra. Anche quelle che erano considerate capaci di dare l’immortalità.
Anche Ovidio (Metamorfosi) ha riassunto la complicata interpretazione mitologica della creazione attingendo a Omero che attribuisce a Oceano, che scorre attorno al mondo, l’origine di tutte le creature viventi.
Ovidio racconta la storia di Glauco che si tuffa nell’Oceano:
“Gli Dei del mare mi accolgono e mi fanno l’onore di associarmi a loro e pregano Oceano e Teti di togliermi tutto quello che ancora posso avere di mortale ed essi mi purificano e, recitatami nove volte la formula che cancella le impurità, mi ordinano di pormi col petto sotto il getto di cento fiumi e subito fiumi scendono da ogni parte e mi rovesciano addosso una valanga di acqua.
Questo è tutto ciò che ricordo; il resto non lo so, perché persi la conoscenza.
Quando rinvenni mi sentii tutto il corpo diverso rispetto a poco prima e mi sentii cambiato anche nella mente.
Allora mi accorsi di avere questa barba color verde marcio, questa chioma che strascico sulle lunghe distese del mare e le grandi braccia azzurre, e le gambe fuse insieme con cui termino in forma di pesce pinnuto”.
(Foto: Oceano, nel grande bassorilievo di Sepino, secondo il solito ha l’aspetto di un anziano gigante barbuto dai grandi occhi).
di Franco Valente – fb