La storia di Matteo
“Non ho più l’orologio, il mio tempo lo scandiscono le api e la natura”
di Lorena Di Maria (da italiachecambnia.org)
14 febbraio 2023
Matteo Mana è un ragazzo di 36 anni che vive a Verzuolo, piccolo paese della provincia di Cuneo. Prima di dedicarsi all’apicoltura ha sperimentato diversi impieghi: ha rilevato una panetteria di paese che ha gestito per sei anni con sua mamma. Poi ha iniziato a lavorare in un supermercato, ma le luci artificiali e tutta quella plastica, tra imballaggi e rifiuti, non facevano al caso suo. Sì, perché Matteo è uno di quei giovani che trova nelle attività all’aria aperta il suo ambiente ideale e sa riconoscere nella natura una casa sempre pronta ad accoglierlo. E così un giorno, un po’ per caso, ha bussato alla sua porta, entrando in un magico mondo mai conosciuto prima: quello delle api.
Come ci racconta, «mi ha sempre affascinato il mondo dell’agricoltura e dell’apicoltura. Delle api però, lo ammetto, conoscevo ben poco: a parte il fatto che facessero il miele, ero ignaro di tantissimi aspetti». Il momento di svolta nella vita di Matteo arriva quando incontra Giovanni, un amico di sua mamma che faceva l’apicoltore. Da quel momento Matteo inizia pian piano a scoprire che dietro alle api c’è un mondo tutto da conoscere. Allora si forma, studia, impara e scopre che queste piccole e simpatiche creature, così come altri insetti impollinatori, giocano un ruolo essenziale per l’equilibrio degli ecosistemi e per la vita e la salute del nostro pianeta.
Quando è stato il momento di concretizzare le conoscenze acquisite, Matteo ha iniziato a occuparsi di poche api che, con il passare del tempo, sono cresciute di numero: così ha creato il suo progetto di apicoltura a Manta, un territorio della provincia di Cuneo che, come ci racconta, è ancora poco contaminato dall’agricoltura “industriale“. La sua area boscata, conosciuta per i suoi castagneti e particolarmente apprezzata dalle api nei periodi di fioritura, gli da la certezza che le api possano vivere in salute, producendo un buonissimo miele millefiori e castagno, che Matteo vende in valle.
Non di rado Matteo organizza visite per mostrare alle persone, curiose di conoscere il fantastico mondo delle api, il suo lavoro quotidiano. «Credo sia questo il tipo di attività che mi fa felice: le api di cui mi occupo si trovano vicino a me, a trenta metri di distanza dalla mia abitazione, e questo mi rende sereno se penso alla vita che ho scelto. Una vita dove il tempo non è obbligatoriamente scandito da un orologio, ma corrisponde al tempo dettato dalla natura. Così quell’orologio non è più, per me, uno strumento essenziale e nelle mie giornate cinque minuti prima o cinque minuti dopo non fanno più la differenza».
Il suo è un piccolo progetto di apicoltura pensato per affiancarsi a un progetto agricolo di cui sta gettando le basi, per concretizzare a tutti gli effetti il suo sogno di essere un vero “Custode del suolo”. Custode, proprio come tanti altri abitanti della Val Varaita che come lui hanno scelto di dedicare la loro vita alla terra e alla sua salvaguardia. Ne sono esempio La Milpa, la storia di Davide Provenzano e di Dino e Anne-Marie Matteodo. Vi abbiamo raccontato le loro storie all’interno del progetto dei Custodi del Suolo, di cui stiamo raccogliendo le testimonianze per mostrare le scelte di vita di coloro che tutti i giorni garantiscono un’agricoltura basata sul rispetto del suolo e della vita delle comunità.
I Custodi del Suolo della Val Varaita, come abbiamo spiegato in questo e in quest’altro articolo, sono aziende della valle, realtà produttive e hobbisti che, in maniera condivisa, si sono assunti l’impegno di essere responsabili del suolo da loro coltivato e considerano la salute della terra un obiettivo importante da raggiungere insieme alla sua produttività.
«Durante il corso ho conosciuto molte persone che, vicino a me, portano avanti i loro progetti. Ho imparato l’importanza che ha la lombricoltura per il terreno, come interagire con l’ambiente circostante e le tecniche per prendersi cura del suolo. Sono felice di fare parte del progetto dei Custodi del suolo che, tradotto nella lingua della natura, considero come un seme: le conoscenze che acquisisci durante i corsi e le formazioni sembrano all’inizio lontane da te ma pian piano ti accorgi che riesci a metterle in pratica nel tuo lavoro quotidiano e ti permettono di fare la differenza».
di Lorena Di Maria (da italiachecambnia.org)