Sentieri di felicità e inclusione lungo la via Francigena
Sin dalla sua nascita, l’associazione Sentieri di felicità si impegna a rendere l’esperienza del cammino più inclusiva, abbattendo barriere sociali e architettoniche
di Benedetta Torsello (da italiachecambia.org)
19 marzo 2024
È un momento particolarmente significativo questo per la via Francigena, che esattamente trent’anni fa veniva certificata dal Consiglio d’Europa come itinerario culturale. Da quel riconoscimento di strada ne è stata fatta tanta – è proprio il caso di dirlo. I numeri di coloro che la percorrono, anche solo per un breve tratto, sono in costante crescita: si contano visitatori dai quattro angoli del pianeta, che giungono in Italia per scoprirne i paesaggi a un ritmo più lento, in bicicletta o addirittura a piedi.
Ma mettersi in cammino è davvero un’esperienza alla portata di tutti e tutte? Non sempre, purtroppo. La maggior parte delle ospitalità infatti non è accessibile o priva di barriere architettoniche. Eppure, come sostiene Giovanni Corrieri, presidente dell’Associazione toscana delle Vie Francigene, «per essere un vero cammino, deve essere un cammino che appartiene a tutti». Un cammino da percorrere prima di tutto con il cuore e poi con le gambe.
UN CAMMINO ACCESSIBILE
Con l’intento di trasformare quella del cammino in un’esperienza davvero inclusiva, nel 2019 nasce l’associazione Sentieri di felicità. «La nostra storia è un incrocio di persone», racconta Roberta Gallina, vicepresidente dell’organizzazione di volontariato. «Tutto parte con l’acquisto di una k-bike e una raccolta fondi, supportata da un lungo cammino, da Lucca a Santiago, per poter rendere agibile un’accoglienza, sulla Via Francigena, a persone con disabilità».
La joelette, sebbene ancora poco utilizzata se non per brevi passeggiate su terreni sterrati, è una carrozzina monoruota fuoristrada per persone con disabilità motorie, che richiede dai due ai quattro accompagnatori per trainarla su sentieri sterrati e accidentati. Dopo un corso per accompagnatori di persone con difficoltà motorie, Roberta e gli altri volontari dell’associazione decidono di partire per un cammino di quattro giorni sulla via Francigena, con una joelette e una k-bike, su cui vengono accompagnati Loredana e Luciano.
Da questo viaggio nasce un docufilm diretto da Fabio Gigli, “Un cammino per tutti”, un racconto gioioso che restituisce senza retorica la bellezza di un percorso condiviso; l’affiatamento di un gruppo di persone che si conoscevano a mala pena prima di incamminarsi, ma anche la fatica, gli errori e gli imprevisti. Dalle parole di Loredana e Luciano traspare lo sforzo di percepire la stanchezza dei propri compagni di viaggio, accettarne l’aiuto, condividere la gioia di una nuova meta raggiunta.
È un privilegio sentire la stanchezza del proprio corpo, dice a un certo punto Loredana ricordando i giorni di cammino. I compagni e le compagne di viaggio, attraverso i propri sforzi nel condurre la joelette, le permettono in qualche modo di immaginare quella stanchezza. Mentre si è in cammino si impara a fidarsi senza resistenze, a chiedere aiuto, a mostrare le proprie fragilità molto più di quanto si riesca a fare nella vita di tutti i giorni.
LA FRANCIGENA CONTROCORRENTE
Dal 2021 l’associazione Sentieri di felicità porta avanti un altro progetto, rivolto ai ragazzi a fine pena della casa circondariale di Lucca. “Libera tutti” è innanzitutto un viaggio introspettivo: «La possibilità di conoscersi meglio e creare una scelta alternativa a queste persone», sottolinea Samantha Cesaretti, presidente dell’associazione.
Si tratta di un cammino diverso, “contromano”, ovvero in direzione opposta rispetto a quella che conduce i pellegrini a Roma. Questo perché solitamente lungo la strada ci si porta dietro nuove conoscenze, nuovi incontri. Invece l’idea è quella di lasciare spazio prima di tutto a una ricerca personale, in cui gli incontri occupano brevi frangenti, prima di riprendere, passo dopo passo, la ricerca della propria strada.
di Benedetta Torsello (da italiachecambia.org)