Prima unione civile del Molise
Si sono conosciuti esattamente 20 anni fa, il 21 dicembre 1996. Ieri nella sala consiliare del Municipio di Campomarino Carlo Filadelfia, 49 anni, e Massimo Oleari, 45 anni, hanno realizzato la prima Unione Civile della nostra regione avvalendosi della legge Cirinnà
da primonumero.it
22 dicembre 2016
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La cerimonia è veloce, e loro non sono per niente imbarazzati. Emozionati però sì. «Un altro po’ e mi scappava una lacrima» confessa con un sorriso divertito Massimo Oleari. Ha 45 anni, è originario di Modena, ha incontrato Carlo Filadelfia a Reggio Emilia esattamente 20 anni fa. «Era il 21 dicembre del 1996: sono vent’anni che stiamo insieme e questa data riveste un significato importante. Perciò eccoci qua» dice Carlo, che invece è molisano, ha 49 anni e abita a Campomarino.
La prima unione civile del Molise è la loro. Alle 12 e 30 di ieri, 21 dicembre, la Sala Consiliare al piano terra del Municipio di Campomarino ha accolto i due compagni e un gruppetto di amici e parenti stretti, fra cui le sorelle di Carlo scelte come testimoni. «I miei non sono scesi – confida Massimo – magari arriveranno per la festa che daremo a giugno in giardino, nella nostra casa, dove c’è spazio e tanta natura» Non hanno digerito la decisione? Alza le spalle: «Non capisco cosa cambi per loro. Stiamo insieme da una vita ».
E infatti, come nelle migliori esperienze di convivenze felici, sono arrivate le fedi. Un evento storico, in un certo senso, per il Molise. «E’ la prima applicazione della legge Cirinnà in questa regione» spiega con una legittima punta di orgoglio Nicola Candigliota, il dipendente responsabile dell’Ufficio Anagrafe che conosce i Filadelfia da sempre e che ha formalizzato l’unione civile.
Il sindaco, Gianfranco Cammilleri, oggi assente per motivi personali, era più che contento. «Ci aveva proposto anche Palazzo Norante (il più bell’edificio del paese, ndr) ma noi abbiamo preferito una cosa semplice e senza troppa enfasi. E poi avevamo in mente di farlo oggi, non un altro giorno». Carlo e Massimo sono andati a fare la cosiddetta “dichiarazione di costituzione di unione civile”, l’equivalente delle pubblicazioni per una coppia etero, il 26 settembre scorso. «Da quella data devono trascorrere almeno 15 giorni prima di fissare il giorno dell’unione, come previsto dalla legge» continua a spiegare il celebrante, Nicola Candigliota, che appone il timbro di Campomarino sul Registro delle Unioni Civili inserito negli Atti di Matrimonio dell’ufficio anagrafe.
E’ lui a fare le domande che precedono il canonico scambio di fedi, due fascette in argento che i due si mettono uno al dito dell’altro sotto lo sguardo amorevole e commosso dei familiari. “Confermate di non essere in alcuna delle condizioni di cui all’articolo 1, comma 4, della 20 maggio 2016, n. 76, cioè di non avere impedimenti?” Sì, confermano. “Confermate di essere consapevoli dei diritti, dei doveri e degli obblighi che derivano dalla costituzione dell’unione civile, con la quale due persone dello stesso sesso acquistano gli stessi diritti e assumono gli stessi doveri, con l’obbligo reciproco all’assistenza morale e materiale e alla coabitazione?” Sì, Massimo e Carlo confermano anche questo.
“Entrambe le parti – legge ancora Nicola Candigliota, fedele al suo ruolo e preciso nell’elencazione degli articoli del codice civile – sono tenute, ciascuna in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale e casalingo, a contribuire ai bisogni comuni». Loro si guardano, con serenità, affiatamento. Non sono una dei quelle coppie che si sbaciucchiano in pubblico, che esibiscono il loro stato, che ne fanno una bandiera, non blaterano di “amore” ogni tre secondi anche se l’amore sano benissimo cosa sia e lo dimostrano ogni santo giorno scegliendo di stare insieme, «di aiutarci, starci accanto, capirci, superare le difficoltà».
«Quando è andata in pubblicazione la legge – raccontano, al termine della cerimonia e mentre amici e parenti aspettano per andare a pranzo al ristorante cinese, che ha messo d’accordo tutti – abbiamo deciso di formalizzare la nostra unione. E’ un impegno che ci siamo assunti l’uno nei confronti dell’altro, è stata la cosa più normale che potessimo fare».
La domanda finale, la più importante, è secca e diretta: “Volete dunque costituire, mediante il presente atto, l’unione civile tra di voi?” Nessuna esitazione. “Sì, lo vogliamo”. E’ andata. Mentre si completano le pratiche burocratiche, prima di andare a pranzo, si lasciano scattare qualche fotografia davanti al gonfalone blu e oro della sala consiliare.
Il maglioncino natalizio bianco, rosso e verde («colori italiani, esatto») con le renne sopra fa divertire loro per primi. «Cosa avremmo dovuto indossare? Giacca e cravatta no, troppo formale. Abiti diversi nemmeno, abbiamo preferito sottolineare che siamo una coppia». Una coppia consolidata, la cui unione civile ha innescato la soddisfazione dell’Arcigay regionale e un commento entusiastico: “Finalmente il muro omertoso che ci separava dalla civiltà è stato abbattuto perchè finalmente due uomini hanno deciso di coronare il loro sogno d’amore, dopo venti anni di legame, celebrando la prima unione civile in Molise, compiendo così un passo storico che ci auspichiamo, noi di Arcigay, che dia il via ad un’onda arcobaleno di unioni. Auguriamo a questi due sposi di amarsi follemente fino alla fine dei loro giorni e siamo riconoscenti perchè abbattono il muro omertoso che si era creato in Molise compiendo un passo storico”.
Per Carlo e Massimo il “passo” di oggi è la logica conseguenza di una convivenza duratura e soddisfacente. «Sappiamo che è la prima unione civile del Molise, certo. Non sappiamo però se stiamo facendo la storia…» ammettono scherzando questi due giovani uomini, sui cui documenti da oggi ci sarà scritto: stato civile: unito civilmente.
Vivono insieme da molto tempo, e a Campomarino dal 2003. Una casa ariosa immersa nella natura, a due passi dal mare, Qui hanno fissato la residenza comune, come previsto dal comma 12 del Dpr del 23 luglio scorso che disciplina la costituzione di Unione Civile.
In Municipio i dipendenti arrivano, fanno gli auguri, un sorriso, una pacca sulla spalla. Nicola Candigliota, impiegato modello, chiude la pratica felice e ha un unico rimpianto: il registro elettronico del sistema informatico del Comune non è stato aggiornato. «Sono giorni che aspettiamo di vedere anche online il registro delle Unioni Civili e la possibilità di inserire la dicitura unito civilmente oltre che in versione cartacea anche in veste informatica. Purtroppo questo sistema è lento, non ha ancora provveduto». Una volta tanto i computer non riescono a stare al passo con gli uomini. Campomarino sta veramente avanti, non c’è che dire. (mv)
da primonumero.it