• 05/12/2020

Alla ricerca del cammino perduto

Dibattito sui social

di Michele Del Giudice e Maria Corno – fb

12 maggio 2020

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CAMMINI E COVID: PENSIERI A 4 PIEDI
da MARIA CORNO e MICHELE DEL GIUDICE.
Condividiamo qui il nostro dialogo a due voci. Invitiamo chi è interessato ad aggiungere la sua.

ALLA RICERCA DEL CAMMINO PERDUTO?
Di Michele del Giudice
Finalmente nell’ottobre 2019 viene approvato all’unanimità dall’Assemblea AEVF il master plan della Via Francigena nel Sud per essere consegnato al Consiglio d’Europa per il suo recepimento ed inserimento nei Cammini Culturali Europei. Il 2020 sarebbe stato l’anno zero del grande Cammino. Tutti in attesa del grande boom e invece e avvenuto un grandissimo flop! Il diavolo, pardon, il coronavirus ci ha messo lo zampino. Non solo, ma sembra che sul mondo dei Cammini sia calata una coltre nera che impedisce di guardare cosa succederà nel futuro.
Una parte integrante di un Cammino è sicuramente l’accoglienza. Questa è stato l’elemento che ha fatto grande il Cammino di Santiago: la sua capillarità lungo il percorso ha fatto sì che il camminante si sentisse sicuro di trovare sempre un accomodamento per riposare in una tappa. E anche a prezzo pellegrino. La cena, poi, diventava la festa della giornata se intorno alla tavola si incontravano camminatori di varie nazionalità.
Qual è ora la realtà che si prospetta? È tutto nelle mani delle Istituzioni che diranno quali saranno le regole necessarie per proteggere l’ospite nell’ostello: distanza sociale, un letto sì e due no, sanificazione, mascherina, guanti, soprascarpe, lavaggio degli indumenti, cenare con un plexiglas fra i commensali . . . Ma tutto questo quanto costerà lungo la Via Francigena nel Nord o, peggio ancora, in quella nel Sud? Con un misero donativo il gestore dell’ostello, pubblico o privato che sia, potrà mai far fronte alle spese della struttura? E la spiritualità alimentata dalla povertà del “camminare”? E a cascata tanti altri valori del Cammino vengono messe in discussione. Basterà un vaccino a riaccendere il futuro?
Mi rivolgo a voi, cari amici che leggete queste poche righe intrise di inchiostro nero, …

RITROVEREMO I NOSTRI CAMMINI? E NEL FRATTEMPO…?
di Maria Corno
Voglio condividere alcune riflessioni da pellegrina e ospitaliera volontaria. I cammini sono chiusi, è ovvio. Credo che dobbiamo essere consapevoli che, per come li conosciamo e sono stati finora, saranno l’ultima attività a poter riaprire. Ovvio che camminare all’aperto sia l’attività più salutare del mondo, ma è altrettanto ovvio che le nostre accoglienze povere, quelle che amiamo, quelle che fanno l’identità speciale dei nostri cammini e del camminare l’esperienza ricca che conosciamo, così come sono non possono reggere l’impatto Covid.
Le nostre accoglienze, non mi dilungo a descrivere come funzionano perché le conosciamo, si basano su povertà di mezzi, volontariato, condivisione, apertura fiduciosa al prossimo: sono esattamente gli aspetti colpiti al cuore dai necessari comportamenti di prudenza antivirus, che ci richiedono al contrario chiusura, isolamento, abbondanza di mezzi per distanziare, sanificare ecc. Le nostre accoglienze povere, il nostro modo di gestirle e di viverle sono il contrario del tipo di ricettività che potrebbe eventualmente “passare l’esame antivirus” e forse a breve riaprire: non potrebbero reggere i probabili standard richiesti, a meno di non trasformarsi in qualcosa di completamente diverso.
Per non dire che, oltre all’aspetto pratico, ci vorrà del tempo e forse non ci arriveremo mai a ritrovare quella fiducia incondizionata nel prossimo, quell’accogliere chiunque fraternamente che è la nostra cifra.
Temo che dobbiamo essere realisti: a breve penso ci possa essere spazio solo per strutture ricettive professionali, e probabilmente non tutte. Ammesso che si possa ricominciare a camminare, finché non ci saranno rimedi medici sicuri il modo di camminare cambierà profondamente. Fuori discussione i lunghi cammini solitari, i pellegrinaggi così come ce li ha consegnati la tradizione. Si camminerà per periodi più brevi, in aree limitate, in modo organizzato e pianificato, appoggiandosi a strutture “accreditate” … Si camminerà da turisti e non da pellegrini (permettete la semplificazione: detesto in genere una categorizzazione così definita, ma penso sia utile per osservare i due modelli).
Ora molti protagonisti dei cammini in Italia, creatori di cammini, gestori di accoglienze, guide ecc., si interrogano sul futuro e giustamente cercano di individuare strategie che permettano ai cammini di non morire del tutto, ai soggetti interessati di non trovarsi in ginocchio, alla micro-economia legata allo sviluppo dei cammini, o alla speranza di sviluppo soprattutto in certe aree più povere, di non perdere tale speranza.
Ma ciò che si fa strada, inevitabilmente in questa situazione, è un modello di fruizione turistica dei cammini: di questo si parla, non c’è spazio per altro.
Sia chiaro: non ho nulla contro i nuovi modelli di turismo lento e rispettoso del territorio, anzi ben vengano. Quello che mi preoccupa è la sparizione dall’orizzonte anche culturale del nostro modello di cammini “pellegrini”. Non se ne parla più.
Io penso che tale modello, quello che come dicevo amiamo e ci ha fatto innamorare del cammino, non sarà praticabile per un certo tempo.
La domanda che pongo è: sapremo farlo rinascere? O le nostre vie in Italia prenderanno definitivamente un’identità di occasione turistica, con il rischio di rendere irreversibile un processo che già sta avvenendo?
E nell’attesa di fare rinascere il cammino come esperienza umana, spirituale, di crescita, di incontri, di frugalità ecc., cioè nel suo significato tradizionale che abbiamo appreso qualche decennio fa sul Cammino di Santiago; in questa attesa, dunque, che potrà essere lunga anche se spero di no, come possiamo mantenere viva almeno una testimonianza? O inventarci pratiche nuove?
Chi ha voglia di parlarne?
Mi piacerebbe raccogliere un gruppo di interlocutori, soprattutto legati al tema accoglienze povere che è il punto cruciale (gestori di accoglienze, volontari ecc.) per confrontarci, magari parlarci in un incontro virtuale di quelli che tutti abbiamo imparato a fare.
Ultreya semper!

di Michele Del Giudice e Maria Corno – fb

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