• 04/12/2023

Liberare il Molise

Riemerge prepotente la riscoperta e la definizione di un concetto di ‘comunità’

di Famiano Crucianelli (da La Fonte 04/23) 

12 Aprile 2023

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“Il morto afferra il vivo e lo tiene prigioniero”, una immagine molto amata da Marx che ci parla del mondo, come del nostro piccolo e amato Molise.
ll Morto è lo sfruttamento antico dell’uomo e della natura che impedisce una nuova armonia fra gli umani, fra l’uomo e l’ambiente naturale. Il morto è una politica al servizio dei grandi poteri come dei piccoli intrighi che impedisce a cittadini, ai lavoratori di essere protagonisti della democrazia e del loro destino. Il morto è quel potere soffocante, fatto di piccole e diffuse prebende, di privilegi particolari che ha portato i molisani ad essere un popolo di migranti e che rischia di ridurre il nostro Molise in una regione socialmente vuota, economicamente spenta e demograficamente virtuale.
È una musica che nella nostra regione da tempo antico si ripete sempre allo stesso modo, il gattopardo molisano è un campione di longevità. Resistono ancora le bellezze delle nostre colline, un’ambiente non occupato dai veleni e alcune eccellenze dell’arte più antica, quella dell’agricoltura. Ancora, perché la minaccia dei nuovi Unniè dietro la porta.
A fine giugno in Molise si voterà per le elezioni regionali, sino ad oggi nessuno nella politica e nei mezzi di comunicazione nazionali sembra essersene accorto. Le elezioni per il governo della regione Molise sono ad oggi un affare privato dei molisani.
Tutto o quasi si sta consumando nel sotto scala di partiti grandi o piccoli, di movimenti reali o inventati di casa nostra. Non sarà così nel prossimo futuro. Fra qualche settimana, Campobasso, Termoli, Isernia, Larino saranno destinate a divenire delle piazze nazionali, arriveranno i dirigenti politici nazionali, avremo la sfilata dei venditori di fumo del governo e il Molise diventerà un palcoscenico italiano. La ragione è semplice, quelle del Molise sarà l’ultimo test elettorale nazionale prima delle elezioni europee del prossimo anno.
Queste elezioni ci diranno, se continuerà la marcia trionfale della Meloni, di una destra omofoba e reazionaria o se qualcosa di nuovo potrà sbocciare. In realtà qualcosa di importante in questi ultimi mesi nel campo della politica è accaduto: l’assenteismo straordinario nelle ultime elezioni regionali della Lombardia e del Lazio a testimonianza di quanto poco sia il credito della democrazia e della politica. E in secondo luogo la vittoria di Elly Schlein nelle primarie del partito Democratico. Una vittoria clamorosa che ha capovolto la scelta del sistema di organizzazione e di potere dello stesso Pd. La Schlein nel voto popolare ha recuperato quasi il 20% su Bonaccini, fatto che sottolinea bene la distanza fra i partiti, il loro sistema politico, ciò che resta della sinistra tradizionale e il sentimento popolare. Non meno clamoroso è il recupero che il nuovo partito democratico sta avendo nei sondaggi. E’ come se fosse tornata ad accendersi la luce della speranza in un cambiamento possibile.
Il Molise ha fatto eccezione, in perfetta continuità con la sua tradizione conservatrice, la stessa che è a fondamento delle sue disgrazie, i molisani democratici hanno dato la vittoria a Bonaccini con quasi il 70% dei voti. Dietro questa eccezione molisana vi è sicuramente una anestesia antica che continua ad agire sui molisani, una manipolazione della mitezza del nostro popolo che continua a funzionare, ma dietro la rotta molisana della Schlein vi è anche la scarsa credibilità di alcuni dei sostenitori della Schlein medesima, i quali erano e continuano ad essere spregiudicati manovratori dei corridoi della politica molisana, esemplari rappresentanti di quel trasformismo politico che ha così solida tradizione nelle nostre terre. Le elezioni molisane di fine giugno acquistano, quindi, un doppio valore strategico. Da una parte rappresentano uno degli ultimi treni per fermare la parabola della decadenza sociale ed economica del Molise e dall’altra possono essere un passaggio politico significativo per gli equilibri nazionali.
Saranno un nuovo inizio per il nostro Molise?
Saranno un passo avanti per la destra della Meloni o un segnale di riscossa per la sinistra di Elly Schlein? questi gli interrogativi sul tavolo.
La scelta della” Fonte” di essere presente nello scontro politico istituzionale nasce dalla consapevolezza della importanza della posta in gioco. Abbiamo messo in campo i nostri venti anni di opposizione al sistema di potere che ha sgovernato e condannato la nostra regione, perché siamo convinti di essere in uno di quei tornanti della Storia che deciderà molto del futuro della nostra comunità. Un dato ci appare incontrovertibile e lo confermano le stesse primarie del Pd molisano. Se si vuole provare a vincere e a governare la regione, come abbiamo più volte detto nelle tante iniziative fatte, vi è una condizione essenziale: mettere in campo un forte messaggio di discontinuità con il passato recente e meno recente. Una discontinuità di principi, di programmi, di donne e uomini che proponiamo al governo della Regione. Un messaggio che va costruito in una lotta politica aspra senza settarismi e senza opportunismi. Un messaggio che sia radicale e intransigente nella sostanza, evitando il rischio dell’estremismo che come scrisse un grande rivoluzionario: è una tentazione generosa della prima età di un movimento di lotta.
È un percorso non semplice quel che abbiamo da fare, un tentativo dall’esito incerto, alla fine del quale potremo comunque dire: ho detto, ho osato e, comunque, ho salvato la mia anima.

di Famiano Crucianelli (da La Fonte 04/23) 

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