• 04/26/2017

Più arretratezza e più isolamento, uguale più parchi eolici

Dove non c’è giustizia sociale non può esserci quella ambientale

di orticola.it

28 giugno 2017

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Il rapporto statistico GSE del 2015 sulla distribuzione provinciale della produzione eolica ci dice che al Sud Avellino è la seconda provincia per installazione di aerogeneratori. Prima c’è Foggia, al terzo posto Potenza e subito dopo Catanzaro. Questo ci porta seriamente a ragionare di energia eolica e sviluppo locale, perché ritroviamo nei territori e nelle comunità locali delle caratteristiche simili: spopolamento (conseguenza di una forte emigrazione), disoccupazione (giovanile in modo particolare), depressione economica, invecchiamento e perdita d’identità

La distribuzione provinciale della produzione eolica contenuta nel rapporto statistico del 2015 stilato dal gruppo GSE (Gestione Servizi Energetici) ci dice che al Sud la provincia di Foggia detiene il primato nazionale con il 21,0% della potenza eolica installata, seguita da Avellino (7,1%), Potenza (6,5%) e Catanzaro (6,3%).

Questi dati ci portano ad una riflessione, o meglio, a chiederci perché i conflitti ambientali si creino sempre nelle aree fragili. E, contestualmente, a ragionare seriamente di energia eolica e sviluppo locale.

Gli aerogeneratori li vedi sempre, ovunque volgi lo sguardo, che siano micro, mini o enormi torri che arrivano fino a 1000 KW, così l’alterazione paesaggistica è palese dalla Puglia alla Basilicata, passando per l’Irpinia e la Calabria. Questo perché il settore soffre da sempre una mancanza di regole semplici e valide per l’installazione degli impianti che ha portato l’eolico a compiere una parabola discendente: da fonte di energia rinnovabile per eccellenza, a selvaggio, cioè senza alcuna disciplina. Ricordiamo – a questo proposito – che un Piano Energetico Nazionale ancora non esiste e in Campania il PEAR è il grande assente degli ultimi anni, gli stessi che hanno visto le pale spuntare sulle montagne come i funghi.

Ma oltre all’impatto visivo, che abbiamo documentato, a quello su flora, fauna e avifauna (che abbiamo di recente raccontato) e al di là dell’impatto acustico ed elettromagnetico, ci siamo ritrovati a ragionare sull’impossibilità di avere una giustizia ambientale dove manca – essenzialmente – la giustizia sociale. Perché se andiamo ad analizzare a fondo le province coinvolte ritroviamo nei territori e nelle comunità locali delle caratteristiche simili: arretratezza, isolamento, spopolamento (conseguenza di una forte emigrazione), disoccupazione (giovanile in modo particolare), depressione economica, invecchiamento e perdita d’identità.

Foggia in testa, Avellino seconda in Italia per installazione di aerogeneratori, Potenza e Catanzaro – subito dopo – continuano a subire questi processi proprio in ragione di una scarsa consapevolezza rispetto alle ricadute che l’eolico ha – con maggiore forza – sulle aree rurali.

Le installazioni avvengono senza interlocuzione al solo scopo di un arricchimento momentaneo, quasi mai si tratta di risorse da reinvestire per lo sviluppo locale, quasi sempre – invece – il pensiero è alle royalty (ristori) che derivano dalle installazioni delle pale e arrivano una volta ogni tanto (ma spesso non vengono erogate per anni). L’affare del vento si rivela dunque infruttuoso per queste province che si trovano sempre più desolate, invase e dipendenti dal business. Ma qui c’entrano di più le Amministrazioni che la collettività, incapaci da sempre di guardare ad una progettazione di lungo periodo e ferme all’assistenzialismo paternalistico.

Erano alte le aspettative per la risorsa vento, ma sono andate perse: nessuna filiera agricola si è sviluppata al Sud, nessuna realizzazione infrastrutturale, nessuna valorizzazione né sviluppo del turismo ambientale, nessun servizio aggiuntivo: in sostanza nessun impatto positivo, se non in termini di partecipazione, confronto e aggregazione delle comunità contro l’eolico selvaggio.

Mancano ancora molti studi sulle specificità locali, sulle condizioni ambientali, sulla composizione sociale, sul sistema produttivo e sul contesto (oltre che sul paesaggio) e niente dovrebbe essere dato per scontato, perché non è solo la legge di mercato a stabilire dove costruire un parco eolico. Foggia, Avellino, Potenza e Catanzaro erano province svantaggiate prima e sono svantaggiate anche oggi, perdevano abitanti prima e continuano a perderli adesso. Sono cresciuti gli interessi della criminalità e la distruzione dei territori, limitando ancora di più le possibilità reali di crescita. Che cosa rimane?

di orticola.it

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