Larino, capitale dell’olivo e dell’olio
Importante pensare ad un rilancio non solo della cittadina bassomolisana ma anche dell’intero Molise, che ha nell’olivicoltura la base portante della sua agricoltura
di Pasquale Di Lena (da La Fonte Nov 23)
6 novembre 2023
È tempo di raccolta a Rotello e Colletorto, Mafalda e Montenero di Bisaccia, Guardialfiera e Poggio Sannita, Macchia Valfortore e Trivento, Venafro e Monteroduni, e, a Larino, dove prende il via anche l’antica Fiera di Ottobre, per millenni legata alla transumanza e allo scorrere lento del Biferno. Qui, dove è nata l’Associazione nazionale delle Città dell’Olio, si sentono vicini e lontani i motori che animano i pettini che hanno sostituito le mani nella raccolta delle olive, con le verdi reti a coprire il terreno sottostante e non più i teli variopinti di iuta o di stoffa sotto ogni pianta. Non più neanche le scale a sostenere “A fronne da uelìve”, l’antico canto che, con altri canti in dialetto, le donne intonavano per sopportare la fatica che presto, con l’avanzare dell’autunno e dell’inverno, si appesantiva di freddo e di umidità. Ora c’è il secco delle giornate assolate ad alzare la polvere, con l’olivo, la pianta sacra, a sopportare l’aridità delle stagioni segnate sempre più da un clima malato grave.
Larino, la culla delle Città dell’Olio, che ha tutto per diventare la capitale dell’Olivo e dell’Olio del Molise, e non solo. Serve sognare, guardare la luna e non il dito, cogliere le opportunità, collaborare con chi opera per dare al comparto più importante dell’agricoltura locale e regionale identità e sviluppo. In pratica serve crederci e impegnarsi a mettere, insieme con altri (sto pensando al Distretto del Cibo “Olio Evo Molisano” e, anche, al rilancio del Distretto del biologico da tempo fermo), progetti, programmi e strategie per essere riconosciuta tale. Importante per un suo rilancio e, non solo, dell’intero Molise, che ha nell’olivicoltura la base portante della sua agricoltura e, con la selvicoltura, di tanta parte delle risorse e dei valori del suo territorio, compreso il piccolo prezioso mare. È possibile se l’olivo, con il suo olio “Gentile”, trova l’attenzione, non solo dei suoi bravi produttori e trasformatori, ma, anche, dei larinesi e, soprattutto, degli eletti, sia locali che regionali, per quello che può rappresentare con il suo Istituto Tecnico Agrario Statale (ITAS s. Pardo), con un biennio post diploma dedicato al biologico e alla sostenibilità; il suo Panel test (il secondo nato in Italia dopo quello di Siena ospitato nei locali dell’Enoteca Italiana); il premio “Goccia d’Oro”, che tanto ha dato all’immagine della qualità degli oli molisani in questi anni; Il Parco storico regionale dell’olivo di Venafro, ancora unico in Italia e nel mondo; il Parco della biodiversità olivicola molisana, realizzato lo scorso anno a Termoli; la cooperativa Kairos con le sue primarie iniziative, sempre più esempio in Italia e nel mondo.
Larino che, dopo secoli, torna capitale grazie al suo tesoro, il territorio, e alla gemma più preziosa, l’olivo, se pensa a recuperare le tante preziose strutture abbandonate per renderle punti d’incontro, di studio e di lavoro, concordando con la Provincia di Campobasso la messa a disposizione di due edifici importanti: l’ex villa Petteruti, già sede dell’Itas, e l’ex convento san Francesco, a fianco all’omonima chiesa. Il sogno di una Università dell’Olivo e dell’Olio del Mediterraneo, nel primo, e, un Museo regionale dell’olivo e dell’olio nel secondo, con annesso centro di degustazione degli oli molisani, a partire da quelli premiati dal concorso “Goccia d’Oro”, che potrebbe trovare lì la sua sede ufficiale insieme con il coordinamento delle Città dell’Olio del Molise. Vale la pena riaprire Il vecchio carcere di via Cluenzio e renderlo una sede permanente delle fiere e delle manifestazioni che, nel corso dell’anno animano la Città frentana. Fiere e manifestazioni che, sull’esempio delle luminarie, servono a rianimare il centro storico, se dotato, però, di un grande parcheggio, possibile nell’ex orto Farella. Adattare la struttura fieristica a palestra, vista la sua vicinanza ai futuri campi sportivi, che aspettano, non da oggi, solo di essere ultimati. Trasformare l’attuale campo sportivo in un parcheggio, soprattutto per autobus turistici con la vicinanza dell’Anfiteatro e di Villa Zappone. Navette a disposizione per la visita del centro storico. Una Fiera d’Ottobre all’insegna del “Primolio” e del “Biologico” La Stalla della Biodiversità bovina italiana e delle razze in via d’estinzione da costruire sui terreni comunali per assicurare alla festa di S. Pardo gli animali, che ha come simbolo l’olivo. Realizzare questo programma vuol dire dare spazio e immagine alla storia e alla cultura che esprime Larino e, con la stalla, mettere in atto una strategia di promozione e comunicazione nel momento in cui diventa fattoria didattica, punto di riferimento turistico e di grande interesse per studiosi e ricercatori di ogni parte del mondo. In pratica aprire un confronto che ha come obiettivo la rinascita di Larino, la città che racconta la storia dell’agricoltura e, con essa, dell’olivo e dell’olio.
di Pasquale Di Lena (da La Fonte Nov 23)