Fedeltà e tradimento
Riflessioni venute dopo aver visto una trasmissione televisiva in cui si sosteneva che il tradimento è parte costitutiva dell’essere umano
di Umberto Berardo
18 luglio 2017
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L’input a scrivere su questo tema ci è venuto da una trasmissione televisiva in cui si sosteneva che il tradimento è parte costitutiva dell’essere umano.
Poiché accade spesso che taluni si improvvisino esperti o tuttologi senza alcuna nozione di carattere storico, antropologico e psicologico siamo convinti che occorra fare in proposito un po’ di chiarezza.
Nella cultura greca e latina il tradimento come atto di passaggio di rivelazioni importanti o come adulterio era considerato naturale e possibile e non aveva sempre connotazioni negative legate al concetto di male o peccato.
Nello stesso Antico Testamento della Bibbia si leggono molte testimonianze di tradimenti molto diffusi degli esseri umani nei confronti di Dio e delle altre persone.
È chiaro che chi non assume un obbligo morale di fedeltà e di lealtà in un rapporto esclusivo di reciprocità di vita non riesce neppure a concepire l’idea o il concetto di tradimento.
Anche in una relazione sentimentale ed affettiva non legata ad impegni morali e giuridici predefiniti sono tanti a negare qualsiasi obbligo a concepirla come unica ed a sostenere di conseguenza il diritto a viverne contestualmente altre senza dovere per ciò stesso renderne conto a chicchessia.
Il concetto di fedeltà nel legame matrimoniale è presente con forza nell’insegnamento di Gesù di Nazareth che lo introduce nel rapporto monogamico insieme all’idea dell’indissolubilità del sacramento relativo.
Nel corso dei secoli il tradimento non è associato solo al peccato, come nel Cristianesimo, ma al più in generale al concetto di male al punto che giuridicamente viene considerato un reato.
In tale direzione è orientato il pensiero di Gabriel Marcel nella sua opera “Homo viator” e del filosofo ed antropologo polacco Jòzef Tischner che, riprendendo le tesi di Marcel, sostiene che il traditore conosce il senso ed il valore sociale della fedeltà possibile, promessa e confermata, ma vi rinuncia pur sapendo che in tal modo produrrà molto male nel rapporto di reciprocità.
Nella società odierna sembra farsi strada quello che Zygmunt Bauman chiama l’amore liquido che appare sempre più aperto al desiderio di emozioni libere e fugaci, ma anche legato al timore di un legame esclusivo.
Questo nuovo modo di tenere i rapporti sentimentali ha aperto la strada all’approvazione delle cosiddette unioni civili che è stato un riconoscimento giuridico delle coppie di fatto.
Ci sono poi molti giovani che rifiutano qualsiasi tipo di vita sentimentale comune soggetta a vincoli di carattere giuridico e scelgono una libera convivenza.
Appare evidente che all’interno di tali relazioni reciproche legate al cosiddetto concetto di libero amore e della più assoluta libertà di scelta plurale del proprio partner può non avere per molti alcun senso parlare di fedeltà o di tradimento.
Un gruppo di ricercatori americani ha avanzato la tesi che l’idea di fedeltà risiederebbe nel cervello umano in un “codice neurale dell’amore” che rafforzerebbe i circuiti del piacere e delle reciproche gratificazioni sentimentali. Secondo tali studiosi il tradimento si verifica quando tale codice neurale si affievolisce nella corteccia cerebrale ed il fenomeno si verificherebbe dopo circa otto anni dal matrimonio e quindi presumibilmente intorno ai trentacinque anni.
Tra l’altro i casi non sarebbero sporadici, ma riguarderebbero una percentuale elevata dei rapporti di coppia, anche se certi dati vanno letti con molta precauzione.
Di solito i tradimenti portano a separazioni e divorzi, ma nei casi più patologici sono causa di litigi violenti, ricorsi a tribunali e sempre più spesso del fenomeno davvero deprecabile dei femminicidi quando purtroppo l’altro non viene considerato in una relazione di libertà ma addirittura di possesso.
Secondo gli studiosi di psicologia e di sociologia una cosa è certa: l’infedeltà, soprattutto se non dichiarata e scoperta in modo fortuito o voluto dal partner, produce gravi danni di natura psicologica non solo tra i partner, di cui tormenta la felicità, ma soprattutto nell’eventuale prole per la quale si delinea una crescita alquanto difficile.
È certo che il tradimento, soprattutto non dichiarato, sia esso reale o virtuale, produce un mazzata emotiva enorme ed un danno gravissimo all’autostima di chi lo subisce.
La stessa Cassazione più volte ha riconosciuto i danni da tradimento, una realtà purtroppo diffusa nella società e sulla quale occorre riflettere in tutti gli aspetti di natura storica, culturale, psicologica e spirituale per riuscire a trovare le vie di un superamento che possono essere le più articolate in ragione dei soggetti che lo vivono in maniera attiva o passiva.
Il perdono dell’infedeltà non è cosa facile, ma talora si verifica, anche se non sappiamo bene se per scelta o per convenienza
Per le ragioni sopra analizzate, sia pure schematicamente, come si può fare in un articolo come il presente, noi siamo convinti che ciascuno abbia in piena libertà il diritto di scegliere le relazioni da costruirsi con un partner.
Per quanto ci riguarda pensiamo sia arduo poter giustificare, come taluni fanno, la possibilità di esistenza del tradimento in un rapporto sentimentale legato al concetto di un amore che dovrebbe concepire per l’altro la libertà di sentire e di scegliere fuori da legami vagliati e presi di comune accordo.
Francamente ci è difficile, per ragioni culturali ed antropologiche prima ancora che spirituali, poter accettare l’idea che l’amore tra due persone che decidono coscientemente e liberamente di vivere insieme nella dedizione reciproca possa non essere esclusivo ed unico.
Chi sceglie la fedeltà sa che essa non è legata a norme, contratti, divieti o violazioni di doveri, ma costituisce un valore ed un elemento imprescindibile che fonda l’amore stesso e lo rende bellissimo inserendolo in un rapporto di stima vicendevole e di assoluta donazione.
In ogni caso la fedeltà, per dirla con Gabriel Marcel, non si può pretendere o imporre, ma è in grado di nascere solo da una testimonianza di libertà e di convinzioni personali, anche perché non può derivare dalla paura di perdere l’altro, ma solo da una scelta di onestà e di rispetto dei valori di sincerità, lealtà e dedizione vicendevole.
di Umberto Berardo