• 05/25/2021

La penicillina scoperta a Sepino

Ma Vincenzo Tiberio è sconosciuto. Il medico molisano studiò gli effetti delle muffe sui batteri già nel 1985, 35 anni prima del Nobel per la medicina a Fleming. Ecco perché la sua ricerca non ebbe lo stesso risalto di quella dello scozzese

di Cristina Nadotti (da repubblica.it)

25 maggio 2021

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Alaxander Fleming ha il Nobel e Vincenzo Tiberio una lapide murata nel palazzetto signorile di Sepino, dove era nato nel 1869. Eppure entrambi hanno scoperto le proprietà batteriostatiche e battericide della penicillina, il primo pubblicando le sue osservazioni nel 1929, il secondo quasi 35 anni prima, nel 1895. La storia delle scoperte scientifiche è costellata di casualità, di diatribe su chi è arrivato per primo all’enunciazione di una regola o alla descrizione di un fenomeno e non manca anche qualche furto. La storia del medico molisano però, al di là del suo valore documentale, conferma una volta di più che non basta essere bravi scienziati: se non ci sono soldi e strutture adatte a veicolare i propri studi, si rischia l’anonimato.

Tiberio non aveva alle spalle istituzioni come quelle del grande impero britannico su cui poteva fare affidamento lo scozzese Fleming. Il molisano aveva disponibilità economiche personali, quello sì, perché nell’Ottocento soltanto il figlio di un importante notaio poteva permettersi di studiare prima al liceo classico di Campobasso e poi all’Università Federico II di Napoli. Tiberio era il tipico giovane portato naturalmente all’osservazione dei fenomeni: da ragazzino raccoglieva sassi e li catalogava, ancora studente universitario, durante i soggiorni in campagna a casa degli zii Graniero ad Arzano, nonostante “follemente innamorato”, come riportano alcuni biografi, della cugina Amalia Teresa che poi diventerà sua moglie, passa il tempo a raschiare le muffe dal pozzo di casa. Chi ha scoperto la penicillina? Sembra una tipica domanda da quiz, alla quale, sono sicura, molti di voi risponderebbero “Alexander Fleming”. E invece è stato proprio un molisano a fare una delle scoperte più importanti del secolo scorso, un certo Dottor Vincenzo Tiberio, originario di Sepino.

Mentre sta dagli zii, Tiberio infatti mette in relazione il fatto che ad ogni ripulitura del pozzo, da cui si estrae l’acqua per tutti gli usi di casa, la piccola comunità che vi gravita intorno viene colpita da infezioni intestinali. Le malattie scompaiono quando il pozzo si ricopre di nuovo di muffe. Poiché Tiberio ha già scelto come indirizzo di studi il nuovo filone, molto in voga in quel periodo, dell’igiene e delle ricerche su virus, batteri e malattie correlate, conosce le tecniche di laboratorio: prelevate le muffe, le osserva dopo aver individuato un terreno di coltura adatto e riesce a estrarre un siero che si può considerare a buon titolo un antesignano degli antibiotici. Tiberio porta avanti la sua ricerca con test su cavie, ma non ha mezzi e organizzazione per farla seguire a sperimentazioni sugli esseri umani. Troppo presto, troppo in provincia.

Paragonando quanto è riuscito a fare con gli stessi studi che a Fleming valsero il Nobel per la medicina nel 1945, sembra assurdo che la pubblicazione scientifica in cui li descrisse venisse pressoché ignorata in facoltà. Ma è anche vero che la diffusione degli “Annali di igiene sperimentale” su cui apparve la sua ricerca dal titolo “Sugli estratti di alcune muffe” non poteva avere la stessa diffusione editoriale e accademica delle ricerche di Fleming. Basta una considerazione: Fleming anni dopo esponeva i risultati al Medical Research Club di Londra e le sue prime sperimentazioni sulla penicillina vennero riprese da due scienziati di Oxford, che pubblicarono su The Lancet. Un nome, una garanzia. Una cosa va detta: così come le osservazioni di Tiberio non interessarono la comunità scientifica italiana, anche quelle di Fleming furono accolte dapprima con grande scetticismo dal Medical Research Club.

Tiberio comunque si fece un nome in ambito accademico, con moltissime pubblicazioni. La fama gli venne però soprattutto dalla sua carriera come ufficiale medico, iniziata nel 1896, che lo portò in numerose missioni in Africa a Zanzibar, in Libia, poi in Grecia. Le sue pratiche nel campo del servizio di igiene furono importanti anche quando nel 1908, dopo il tragico terremoto di Messina, organizzò una nave ospedale per portare in salvo a Genova alcuni feriti nel sisma.

l medico molisano morì giovane, a 45 anni, per un infarto. Soltanto nel 1947, due anni dopo il Nobel a Fleming, Giuseppe Pezzi, un tenente colonnello ufficiale medico, scoprì in un archivio di medicina militare i lavori di Tiberio e li volle pubblicare per rendere il giusto merito al suo collega. Oggi la vastità di internet consente di trovare talvolta anche il nome di Tiberio affiancato a quello di Fleming, ma di fatto al ricercatore di Sepino resta soltanto qualche via dedicata.

Nel cimitero del suo paese c’è la sua lapide, con scritto, semplicemente, “Dottore Vincenzo Tiberio, maggiore medico Reale Marina, Sepino 1/5//1868 – Napoli 7/1/ 1915”. Ci sono poi quattro strade a lui dedicate, a Campobasso, a Roma, a Napoli e ad Arzano. La lapide sulla facciata della casa dove nacque a Sepino è una amara considerazione: “Primo nella scienza, postumo nella fama”.

di Cristina Nadotti (da repubblica.it)

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