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Piani programmatici alternativi e le lotte sociali, pacifiche ma decise, per la realizzazione della giustizia sociale
di Umberto Berardo
11 dicembre 2017
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Che il Molise viva per molti aspetti una condizione di drammaticità credo che non sfugga ormai più a nessuno e spesso abbiamo cercato di sottolinearlo; non torneremo dunque su analisi già fatte e proveremo ad indicare delle linee programmatiche anche se in maniera schematica come è possibile fare in un articolo.
Forze intellettuali, politiche e sociali che vogliano seriamente invertire la tendenza delle forme di governo disastrose avute fin qui devono essere in grado di liberarsi di soggetti inadeguati o votati alla politica per puri interessi personali o di gruppo.
Formare coalizioni ibride, confuse e perfino ambigue in cui è davvero difficile intravvedere principi ispiratori omogenei, metodologie democratiche e finalità realmente condivise non ha alcun senso.
Sul piano delle candidature occorre ad esempio fissare seriamente criteri che impediscano conflitti d’interesse o standardizzazione di poteri.
Il rinnovamento passa, come abbiamo già scritto, solo ed unicamente attraverso il coinvolgimento diretto di movimenti ed associazioni che già operano nel sociale con ottime capacità di elaborazione di idee e con una visione della società che, lontana da schemi miopi ed egoistici di stampo neoliberista, sappia orientare verso il bene comune.
Le basi che possono impedire al Molise di continuare il suo percorso di desertificazione umana, culturale, sociale ed economica passano per la creazione di un piano di sviluppo che, fuori dalle logiche delle aree di crisi complessa che già in passato hanno visto dissipare fondi pubblici in iniziative poi fallimentari, riesca a coinvolgere anzitutto i molisani in investimenti produttivi nella regione attraverso la costruzione di una capacità imprenditoriale che pure da qualche parte comincia ad intravvedersi.
I fondi statali ed europei possono aiutare, ma è necessario sostenere le iniziative private anche attraverso sostegni bancari a tasso agevolato.
Le vocazioni della regione sono anzitutto quella agricola e zootecnica; su di esse allora occorre lavorare realizzando spazi di crescita nella direzione della creazione di prodotti sani e qualitativamente eccellenti.
A tali settori occorre collegare eventuali iniziative di carattere industriale e terziario soprattutto nelle attività di trasformazione, nell’economia della conoscenza, ma anche in altre attività.
Il turismo va fondato anzitutto attraverso la tutela, la rivalutazione e la promozione del paesaggio e delle ricchezze storiche, culturali ed archeologiche purtroppo fin qui poco conosciute da cittadini non molisani.
La via privilegiata dello sviluppo è ovviamente il rafforzamento del sistema educativo e della rete scolastica che deve assolutamente darsi organismi innovativi e personale qualificato per spingere la ricerca verso orizzonti utili ed innovativi.
Sulle infrastrutture c’è da dire che occorre dare finalmente alla regione una rete ferroviaria all’altezza dei tempi e mettere in sicurezza anzitutto la viabilità provinciale non limitandosi, come purtroppo si sta facendo solo a qualche arteria per acquietare i votanti di qualche comune più popoloso, ma rendendo percorribili tutte le strade di comunicazione tra i paesi ed i centri amministrativi.
L’isolamento dell’alto Molise ed il suo collegamento per i diversi servizi con il capoluogo di regione non avverrà a nostro avviso in modo più rapido attraverso il completamento della Fresilia, ma con la realizzazione del progetto abbandonato da tempo della Fondovalle Vella che è sicuramente la via più rapida tra la Verrino, la Trignina e la Bifernina.
La realizzazione di una superstrada a quattro corsie riuscirebbe a velocizzare nella regione i collegamenti in senso longitudinale.
Urgente è la necessità di sviluppare la banda larga in tutto il territorio regionale, anche se da anni se ne parla senza garantire tale servizio soprattutto nelle aree interne.
Ci sono poi servizi fondamentali da garantire in modo razionale ai cittadini perché riguardano aspetti fondamentali dell’esistenza, quali quelli educativi, sanitari, energetici ed idrici, sui quali finora a nostro avviso la politica regionale ha fatto scelte davvero inaccettabili.
Si tratta anzitutto di prestazioni che occorre mantenere pubbliche e gratuite cercando le entrate fiscali per la loro erogazione in quella progressività del fisco che dev’essere affiancata dalla lotta all’evasione ed all’elusione.
Su tali aspetti della qualità della vita dei molisani abbiamo condotto analisi e proposte per anni inascoltate mentre si creavano profonde diseguaglianze tra i cittadini.
Anche sul tema dell’immigrazione il pressapochismo regna sovrano e così, più che creare integrazione, si rischia di produrre solo conflitti sociali come appare dagli eventi che l’informazione comunica senza talora farne alcun approfondimento.
Sentiamo ripetere dagli amministratori che la disponibilità dei fondi per affrontare i problemi sottolineati è molto carente.
Sarà anche vero, ma, quando in una regione si privilegiano stanziamenti per progetti incomprensibili come la “metropolitana leggera” piuttosto che investire sulle necessità fondamentali delle popolazioni e si mantengono i privilegi economici noti a tutti, uno si domanda se alla programmazione delle attività abbiamo davvero persone adeguate e responsabili.
La rivendicazione dei diritti allora non crediamo possa ancora passare per le richieste ed il dialogo, ma attraverso l’indicazione di piani programmatici alternativi e le lotte sociali, pacifiche ma decise, per la realizzazione della giustizia sociale.
La confusione che vediamo all’orizzonte in questo periodo preelettorale francamente non ci tranquillizza.
Le perplessità su fantomatici raggruppamenti spesso privi di presupposti valoriali accettabili, di codici etici condivisi, di regole chiare e di metodologie di vero confronto democratico frullano nella mente di quanti non hanno alcuna voglia di omologazione e preferiscono piuttosto percorrere le vie della coerenza con i principi in cui credono e la ricerca di sinergie che non creino imbarazzi e conflitti etici.
di Umberto Berardo