• 02/14/2018

Il mio primo spettacolo in paese I racconti di Vincenzo

I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre

di Vincenzo Colledanchise (fb)

14 febbraio 2018

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Seppur stanchi la sera, dopo i faticosi lavori nei campi, gran parte dei toresi non resistevano a portarsi in piazza del Piano per assistere al tanto decantato spettacolo dell’artista di strada “ Fiacca “. 

Per i suoi spettacoli aveva bisogno di continui travestimenti e di utilizzare strani arnesi, per tale scopo fu sfrattato il barbiere e messo a disposizione il suo salone.

Si esibiva con tutti i suoi familiari che lo coadiuvavano nelle sue imprese.

Era impressionante vederlo rompere un boccione di vetro con un martello, sminuzzare il vetro e adagiarlo per terra, quindi posarsi sui vetri aguzzi e dopo l’esercizio mostrare spavaldo il sangue che gli colava per la schiena. Poi prendeva due grossi cavi elettrici e faceva accendere delle lampadine sulle mani. Faceva difficili quanto arditi esercizi di saltimbanco e di equilibrista, nonché di mangiafuoco.

Non meno sorprendente il numero che lo vedeva legato da grossa catena dalla quale grazie alla sua possente muscolatura riusciva a divincolarsi. Per i numeri comici si serviva del suo fido cagnolino che, ben ammaestrato, riusciva a far ridere a crepapelle gli spettatori.

Era utilizzato proprio il suo cagnolino a raccogliere tra la gente, con un piccolo canestro tra i denti, le numerose offerte, mentre dai balconi lanciavano monete divertendosi a colpire il cane. 

Ma gli uomini, impazienti, attendevano l’esibizione della sua avvenente figliola, seminuda, che con delle movenze conturbanti riusciva ad eccitare gli uomini e a far ingelosire le donne.

La bella fanciulla con i suoi balletti, al suono della fisarmonica del padre, si avvicinava a qualche uomo fingendolo di baciare. Con la danza finale, lenta, si slacciava la residua sottoveste e velocemente riguadagnava veloce il salone della barberia. Seguiva l’urlo dei maschi a reclamare il bis.

Fu a causa di questo numero un po’ ardito per quel 1959, che qualche bizzoca definì quello spettacolo volgare, perché si diceva, violava la quiete pubblica e il comune senso del pudore. 

La verità la si seppe poi. Quegli ” indecorosi” spettacoli erano spiati dal parroco che dal torrione del campanile controllava da vicino la vita morale dei propri fedeli.

Fiacca andò via dal paese nel generale rimpianto, meno uno: quello del parroco.

di Vincenzo Colledanchise (fb)

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