• 04/20/2018

Il Molise dopo “Frattuciello”

Le elezioni politiche del 4 marzo e poi quelle regionali del 22 aprile consegnano al Molise un quadro contraddittorio, in evoluzione e tutt’altro che rassicurante, all’interno del quale sono cresciute a dismisura le responsabilità del M5S

di Antonio Ruggieri (da ilbenecomune.it)

27 aprile 2018

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Non è vero che l’andamento delle cose molisane si svolge su un monotono, disperante gioco dell’oca, per cui siamo destinati a tornare eternamente sfiduciati al punto di partenza.

Il 22 aprile ha (ri)vinto il centrodestra è vero, ma il Consiglio regionale designato dalle elezioni è assai diverso da quello precedente a maggioranza centrosinistra (diciamo così), nelle mani rapaci e poco interlocutorie di “Frattucciello”, orrida crasi trasversalista di Frattura e Patriciello, al servizio di un grumo d’interessi alimentato senza sosta dalla complicità di una sinistra accondiscendente (quella delle 3 F, Frattura, Fanelli e Facciolla) e da quella d’opposizione “Coccolino” (con l’ammorbidente) di Ruta, Leva e addirittura Totaro, “…e ho detto tutto”, avrebbe chiosato Peppino De Filippo.

Le passate elezioni regionali, nel piccolo, tenero e marginale lembo di terra che abitiamo, le ha vinte Aldo Patriciello, che è stato capace di unire le aspettative di tutti i capataz del centrodestra, abbandonando il PD a mezzo sevizio al suo destino e mettendo in campo una corazzata vecchia e nuova nello stesso tempo, sintesi al limite del surreale del rigurgito del vecchio che si ripropone come il peperone a cena, del nuovo che avanza sgomitando scompostamente e addirittura i transfughi del centrosinistra (sempre diciamo così), per non farsi mancare proprio nulla.

120 candidati sparigliati in 9 liste che hanno corroborato il mandato assegnato al solerte e intraprendente Donato Toma.

Nel nuovo Consiglio regionale, però, le cose sono cambiate radicalmente all’opposizione.

Il PD al lumicino, ha eletto Facciolla il “global player” e la Fanelli che prima delle dimissioni da segretaria regionale già rassegnate, ha condotto il suo partito in una pantano dal quale sarà complicato tirarlo fuori anche con l’aiuto della Protezione Civile.

I 5Stelle invece hanno ottenuto un risultato assai lusinghiero; con la loro unica lista, composta da candidati designati con un claudicante pronunciamento on line, hanno sbaragliato gli avversari di centrodestra e di centrosinistra in tutti centri maggiori: ad Agnone, comune d’origine di Andrea Greco, il loro candidato alla presidenza della Regione, hanno ottenuto quasi un plebiscito, ma hanno vinto anche a Campobasso, Termoli e Larino, a testimonianza del fatto che dove esiste il voto d’opinione ( e di protesta) il loro consenso non è in discussione.

Però si è votato anche nei comuni piccoli, quelli con mille abitanti o addirittura meno, fuori dalla portata dell’agguerrita ma troppo distillata falange pentastellata che ha dovuto soccombere nonostante l’utilissimo e civile sostegno arrivatole da Roma (Di Maio, di Battista, Taverna) e da Bruxelles (Cataldo).

Il Movimento 5Stelle, con il risultato del 4 marzo, ha rappresentato la volontà dei molisani di rompere con un blocco di potere sordido e trasversale che ha ridotto la regione allo stremo al servizio di interessi cospicui e plateali.

Non ha saputo attrezzarsi adeguatamente però, per raccogliere alle regionali la valanga di consensi ottenuta alle politiche.

Il collo di bottiglia della sua strategia consiste nella politica delle alleanze che per Grillo e Davide Casaleggio si riduce all’armamentario sempre più logoro e criticabile dell’accreditamento sulla “piattaforma Rousseau”, per diventare parte attiva della vita politica del movimento.

Esso però, soprattutto dopo che la sinistra si è dileguata, è il fulcro di aspettative che vanno ben aldilà della militanza fidelizzata; il M5S raccoglie consensi di tale entità e articolazione che dovrebbero indurlo a sviluppare un’azione rivolta all’irradiamento e poi alla gestione di un’egemonia che riguardi il progetto politico e il consenso elettorale.

E’ suicida e contemporaneamente infantile rifiutare l’apporto delle liste civiche, classificandole tutte come liste civetta, composte da chi cerca di salire sul carro vincitore.

Nel periodo oscuro che stiamo vivendo, col declino (in alcuni casi con il dissolvimento) dei partiti storici, sono nate nuove forme di frequentazione fra la politica e rappresentanze disarticolate del sociale.

I cittadini, quelli a cui i 5Stelle fanno appello senza sosta, stanno sperimentando modalità innovative di auto-organizzazione orizzontale: dal mutualismo volontario ai gruppi d’acquisto solidale al crowdfounding; la politica deve saper attingere prospettive d’analisi e soprattutto inedite opportunità di partecipazione attiva da queste ( e da altre) esperienze.

Su questo terreno fecondo e pernicioso, dissodato dalla minaccia portata da più parti al nostro ordinamento democratico, il M5S potrebbe (dovrebbe) esercitare un’azione di raccordo e di egemonia (se ne sarà capace) a beneficio del Paese.

In occasione delle elezioni amministrative, territorio per territorio, i 5Stelle dovrebbe esaminare approfonditamente la richiesta di apparentamento di liste civiche e rigettarle solo dopo un giudizio ponderato e motivato; se avessero fatto così, il risultato di queste regionali sarebbe stato differente e il Molise gli avrebbe consegnato la responsabilità di mettere in opera il cambiamento radicale del quale essa ha bisogno. Urgente.

di Antonio Ruggieri (da ilbenecomune.it)

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