Donne imprenditrici in una regione difficile
Cristiana e Marina, due donne rurali per un’agricoltura biologica e solidale in Calabria
di Salvina Elisa Cutuli (da filierafutura.it)
18 Dicembre 2024
Le sorelle Cristiana e Marina hanno deciso di essere donne imprenditrici in una regione difficile come la Calabria subito dopo la morte improvvisa del loro padre. Lo hanno fatto puntando sulla naturalità dei prodotti, sull’economia solidale e locale, e sulle relazioni umane. Nonostante le difficoltà, con la loro azienda stanno portando avanti un cambiamento economico e culturale.
Sogno, forza, coraggio e tanto lavoro. È questa la storia di Cristiana e Marina Smurra, due sorelle calabresi che hanno deciso di dedicarsi alla terra subito dopo la morte improvvisa del loro padre. Uno dei numerosi esempi di donne rurali che scelgono la terra nonostante gli studi ‒ Marina in Economia e Commercio, Cristiana si è cancellata dall’albo degli avvocati – e con dedizione e visione riescono a portare innovazione anche laddove sembra tutto impossibile.
Il padre aveva acquistato un terreno di 5 ettari, poi diventato di 8, un luogo del cuore dove si sono trasferiti a vivere già da adolescenti e ogni piccolo gesto ha sempre avuto il sapore dell’amore. È proprio qui, nella Valle del Colagnati in Calabria, che subito dopo la morte del padre, le due sorelle hanno generato una ventata di rivoluzione e cambiamento non senza difficoltà. Un passaggio generazionale violento e improvviso che ha stravolto le loro vite e le scelte fatte fino a quel momento. Contro il parere di tutti coloro che fino ad allora avevano lavorato con il padre, hanno deciso di convertire in biologico la produzione di clementine ed è nata così l’azienda agricola Biosmurra.
«Volevamo dare un segnale forte, non volevamo lasciare questa terra. È stata dura ma siamo riuscite a farci conoscere, accettare e rispettare in un contesto come quello agricolo, molto maschilista, e in una terra meravigliosa e complessa come la Calabria. All’epoca eravamo giovani e soprattutto donne» racconta Cristiana.
Il passaggio al biologico ha comportato non pochi problemi. Il prodotto non era più perfetto, avevano perso un gran quantitativo ed era complicato commercializzarlo. Non è stato immediato neanche instaurare relazioni di fiducia nel territorio. Una fase di sopravvivenza durata circa otto anni, seguita poi da una fase di resistenza e di riscatto per arrivare fino ad oggi. «L’orgoglio e la dignità non ci sono mai mancati, nonostante mia mamma ci dicesse quasi quotidianamente che sarebbe stato meglio non abbandonare i nostri vecchi lavori. Oggi che siamo in una fase di stabilità non lo ripete più, per fortuna» continua Cristiana.
Insieme a Marina hanno cominciato a tessere una rete, a introdursi nel mondo dei GAS e a muoversi nel mondo dell’economia solidale. Tematiche inedite per quella parte di Calabria ancorata a visioni e tradizioni più stantie. È cresciuto così anche l’ottimismo.
Si sono circondate di una squadra che partecipa all’evoluzione del loro progetto in modo concreto. Le clementine autoctone con innesto di arance amare sono la loro produzione principale, una varietà speciale che in tanti stanno dismettendo a seguito delle difficoltà dovute al cambiamento climatico. «Tra siccità e clima tropicale che arriva a toccare anche i 40 gradi i danni sono parecchi. Spesso le prime piogge arrivano a novembre e un prodotto come il nostro, senza chimica, può avere delle difficoltà. Per fortuna abbiamo creato una rete di produttori che fa capo a noi, ai quali riconosciamo un prezzo ottimo rispetto a quello sul mercato. Un produttore in particolare, che ci aiuta molto dal punto di vista operativo, ha una retribuzione maggiore. Siamo accomunati anche dalla volontà di creare un’occupazione stabile in questi territori. E lui, ad esempio, durante tutto l’anno garantisce un lavoro continuo a circa 9-10 persone» sottolinea Cristiana.
Le clementine delle sorelle Murra vengono commercializzate da Roma in su e in tutta Europa. Questa azienda, tutta al femminile, ha fatto una serie di scelte etiche importanti: dalla commercializzazione diretta dei prodotti a prezzi equi all’incremento dell’efficienza energetica degli immobili, la riduzione dei consumi e dell’impatto ambientale degli impianti, l’uso di fonti rinnovabili. Il motto è non sprecare e valorizzare quanto cresce in azienda, anche in modo spontaneo, nel solco della migliore tradizione contadina.
Tre anni fa hanno acquistato anche un magazzino, un polo logistico fondamentale per poter spedire i propri prodotti. «Siamo partite che non avevamo neanche il tetto, adesso siamo a buon punto. Stiamo bonificando un luogo che era diventato una discarica a cielo aperto. Vogliamo trasformare questo spazio in una cittadella dell’artigianato, un presidio di economia alternativa. Tanta fatica, ma adesso non siamo più sole. Ci guardano con rispetto, la gente che arriva da noi contribuisce a un passaparola positivo. Abbiamo regolarizzato operai stranieri, abbiamo lavoratori stabili. Durante la raccolta arriviamo anche a 20-25 persone. Per le donne è ancora complicato, sono lavori molto faticosi» conclude Cristiana.
Per le due sorelle si profila una nuova scommessa: stanno acquistando una proprietà di 37 ettari a Rossano, al momento con seminativo e uliveto, che vogliono trasformare in una fattoria didattica, in un progetto di ospitalità diffusa e in un santuario per animali maltrattati o salvati da situazioni terribili. 1 ettaro sarà destinato all’agrisolare che permetterà di ripagare tutte le spese e i mutui.
Una nuova sfida per Cristiana e Marina che siamo sicuri vinceranno ancora. Com’è stato fino ad ora nonostante tutti dicessero il contrario.
di Salvina Elisa Cutuli (da filierafutura.it)
18 Dicembre 2024