Il turismo delle “unicità” per il Molise
L’impegno dell’arch. Franco Valente, gli esempi dell’attivismo dei molisani a Roma e l’importanza di modelli virtuosi, come “cammina, Molise!”
di Giampiero Castellotti (da forchecaudine.com)
24 luglio 2018
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Da alcune settimane s’è tornato a parlare con insistenza della necessità di affrontare seriamente – finalmente – il binomio tra Molise e turismo. Due termini finora mal coniugati, tra tanta incompetenza dei “manovratori della macchina” (in fondo gli stessi che continuano ancora oggi, senza ritegno, a pontificare sulla materia), costanti improvvisazioni e soprattutto sperperatori di denaro pubblico. Con risultati ovviamente risibili, visti i dati delle presenze annue in regione, molto al di sotto di una singola strada di Roma.
Tutti d’accordo, quindi, sulla necessità del cambio di marcia. Ma se si litiga già sull’aderire o meno alla Bit, qual è il progetto strategico e complessivo che i nuovi amministratori intendono mettere in campo?
In fondo per avere risposte sul perché gli italiani non vanno in Molise a trascorrere una sia pur minima vacanza, per lo più ignorandone anche la strada per raggiungerlo, basterebbe leggersi qualche tesi di laurea prodotta in questi ultimi anni da studenti molisani fuori regione. Anche nel nostro sito ne ospitiamo qualcuna, proprio perché da anni utile alla causa. Sintetizzando, si può dire che sono mancate strategie di marketing per cui gli italiani continuano ad ignorare cosa il Molise possa loro offrire. Possibilmente di unico.
L’architetto venafrano Franco Valente, uno che del territorio conosce ogni pietra (artistica e non), nella monumentale mole di produzione documentale ha riunito una serie di efficaci e sintetiche “perle” per cui vale la pena fare un salto in Molise. Il pregio del suo lavoro è proprio nell’individuazione delle “unicità”, fattore ormai irrinunciabile per attirare curiosi. Cioè è inutile dire che in Molise c’è il mare o c’è l’olio o c’è qualche castello quando altrove ce ne è di più e forse anche di migliore. E dovrebbe finire il tempo in cui l’assessore del momento esalta il proprio feudo, pure se dei fucilieri di San Giuliano o dei festaioli di Sant’Anna fregherebbe poco a potenziali turisti.
Meglio allora, come fa Valente, soffermarsi su poche cose ma efficaci per incuriosire un interlocutore: nel museo archeologico di Venafro c’è una Venere Genitrix tra le più sensuali al mondo, c’informa l’architetto venafrano con una certa enfasi (che ci sta bene); a Roccamandolfi c’è l’unico Cristo crocifisso al mondo con le mutande sotto il subligaculum (antenato della biancheria intima); a Montorio dei Frentani c’è la più bella Annunciazione d’Europa del Cinquecento. E perché non provare a Pietrabbondante l’unico sedile ergonomico della storia mondiale dell’architettura antica? E poi la più antica rappresentazione della cristianità con la Madonna Assunta in cielo a San Vincenzo al Volturno, il più antico San Giorgio che uccide il drago a Petrella Tifernina e così via.
Certo, la sola arte non basta, specie in tempi in cui gli abbagli agli esami di maturità hanno raggiunto livelli mai visti. Ma il Molise non manca certo di “unicità” anche in altri campi, partendo da un sito paleolitico tra i più antichi d’Europa a magnificenze ambientali (come i complessi di grotte e di rocce che già attirano amatori da tutta Italia) fino all’offerta enogastronomica che ci pone per numero di specialità censite da Coldiretti (le cosiddette “bandiere del gusto”) – ben 159 – addirittura davanti a Marche (151), Abruzzo (148), Basilicata (114), provincia autonoma di Trento (105), Alto Adige (90), Umbria (69) e Val d’Aosta (36).
La regione italiana che ha pagato il prezzo più alto alla recessione dell’ultimo decennio, il Molise, deve allora – causa di forza maggiore – ricorrere anche all’industria del turismo per tentare quel rilancio economico necessario a contrastare il dissanguamento demografico (i tanti che fuggono via), l’ennesimo svuotamento della maggior parte dei centri abitati, la desertificazione produttiva, con le strade ormai affiancate da capannoni vuoti e terreni incolti.
Noi da anni indichiamo, sommessamente, due strade. La prima è Roma quale location di promozione, attraverso non eventi “mordi e fuggi” ma strutturando iniziative e investimenti con ritorni certi solo dopo qualche anno di semina. “Vetrine” e competenze non mancano, anche tra i tanti romani d’origine molisana. La seconda è il rafforzamento di modelli virtuosi, semplici e sostenibili già in piedi da anni, come “Cammina Molise!” di Giovanni Germano, in grado di assicurare la trasmissione di una molisanità autentica, fatta di ambienti incontaminati, odori, suoni, emozioni. Con adeguati investimenti e l’animazione del territorio si potrebbero far partire contemporaneamente numerosi “Cammina Molise!” in tutta la regione, con migliaia di partecipanti. Non serve, quindi, inventarsi alcunché né forzare la realtà: sarebbe sufficiente valorizzare ciò che già è in piedi da anni perché già sull’asse Roma-Molise si comincino a creare legami duraturi e certamente proficui per un territorio molisano a caccia di un turismo di qualità.
di Giampiero Castellotti (da forchecaudine.com)