• 12/30/2024

Buon cammino

Lettera aperta a Gianfranco De Luca, vescovo

di Antonio Di Lalla (da la fonte.tv)

30 Dicembre 2024

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Caro vescovo,

continuo a chiamarvi così perché titoli come don, monsignore, eccellenza, ecc. li uso abitualmente come sfottò – mi stupisce una chiesa che li distribuisce a presunto titolo di merito e, ancora di più, quanti li perseguono perché il nome di battesimo non è abbastanza. Il voi invece è dovuto a quella forma, tipicamente meridionale, di rispetto, per cui in alcune parti lo usano addirittura i figli nei confronti dei genitori.

18 anni, tanto è durato il vostro ministero episcopale nella diocesi di Termoli-Larino, è un tempo davvero lungo rispetto ai vostri predecessori, che ho avuto modo di conoscere. Non è mia intenzione fare un bilancio di questi anni, ci penseranno gli storici, né tantomeno stendere una specie di ‘coccodrillo’, questo lo lascio al cancelliere di turno quando il Signore vi troverà idoneo per il Regno. Solo alcune suggestioni.

Partirei dalla cosa più interessante che è ancora tutta o quasi da realizzare: il villaggio Laudato si’ per le persone fragili. Della preoccupazione per il ‘dopo di noi’ dei genitori che hanno figli con disabilità voi avete voluto, con questo progetto, che se ne facesse carico anche tutta la diocesi se non la regione. Giustamente avete detto e volete che “cresca una sensibilità perché non è nella logica dell’assistenzialismo che nasce questo progetto ma nella logica di valorizzare il diverso da noi, una persona che ha tante ricchezze e potenzialità che noi non conosciamo”. Le vere eredità non sono quelle in cui ci si deve spartire qualcosa ma quelle che responsabilizzano, invitando a camminare verso il futuro. Non è un progetto confessionale, riguarda cristiani e diversamente credenti, cioè tutti quelli che si rendono conto che non si può essere felici da soli. Un progetto grandioso ma che non spunta come un fungo perché l’attenzione agli ultimi l’avete mostrata continuamente: dai detenuti, sostenendo attività e laboratori interni al carcere e accoglienza all’esterno attraverso la Caritas di Larino, ai migranti, favorendo accoglienza, integrazione e inserimento sociale dei richiedenti protezione internazionale, anche dei minori non accompagnati; dai poveri, con l’apertura di un emporio a Termoli perché non manchi loro il necessario, ai bisognosi di lavoro aprendo una falegnameria, la Labor et Artes, oggi in via di trasformazione in cooperativa sociale, perché le persone coinvolte comincino a camminare con le loro forze, passaggio non compreso dai nostalgici del posto fisso, fino al consorzio Germogli, per raccogliere in un unico soggetto tutte le iniziative sorte in questi anni del vostro episcopato.

Avete avuto a cuore insegnarci, qualora ce ne fosse stato bisogno, ad amare papa Francesco, contestato da chi non riesce a cogliere la portata teologica del suo pensiero, da chi non si rassegna a capire che l’opzione per i poveri è strettamente legata al Vangelo e non un di più affidato alla buona volontà di anime pie, da chi è così preoccupato dell’ortodossia da tenere in poca considerazione l’ortoprassi. E pazienza se i soliti detrattori dicono che dei documenti del papa avete letto e assimilato tutto eccetto il numero 138 della Evangelii Gaudium dove dice che l’omelia deve essere breve! Non vi siete comportato come un prefetto mandato dal Vaticano a gestire la diocesi ma come un pastore (anche un po’ abruzzese) che ha percorso in lungo e in largo la terra affidatavi, pronto a sostituire, rimpiazzare, fare le veci dei preti in difficoltà fisiche o relazionali.

Un vescovo ha come primo collaboratore il clero e la mia percezione è che avete scommesso su due elementi essenziali: la maturità e la relazione. Presbitero significa adulto nella fede e si presuppone (spesso a torto) adulto anche in umanità. Avete allora favorito le relazioni invitando i presbiteri a vivere insieme, in modo da non sentirsi soli o addirittura abbandonati. Probabilmente il vostro modello erano le comunità focolarine. Purtroppo spesso è significato solo fuga dalle piccole realtà perché non ci si sentiva realizzati, dimenticando un presupposto fondamentale che è il culo a dare alla poltrona non viceversa. Per quanto riguarda la maturità preferisco sorvolare per evitare di essere troppo caustico. Ricordo solo quanto un vostro predecessore, Pietro Santoro, diceva di due preti un tantino litigiosi: “non è un atteggiamento cristiano, un mio intervento è perfettamente inutile”. Forse per questo tante volte anche voi avete preferito lasciare che ci cuocessimo nel nostro brodo!

Vorrei dare risalto, prima di concludere, a quello che abbiamo percepito come rivista la fonte. Vi abbiamo costantemente sentito vicino nelle nostre battaglie per un futuro possibile e, purtroppo, alla luce dei fatti, velleitario per il Molise. Intanto perché, profondamente rispettoso della libertà di stampa, non siete mai intervenuto con censure o richiami, nonostante le pressioni ricevute in ambito politico ed ecclesiastico per le nostre intemperanze verbali. Questo l’ho saputo solo da altre fonti ma mai neppure un accenno da parte vostra! Molte volte ci avete ospitati nel palazzo e avete preso la parola, affiancandovi, in punta di piedi, alle nostre rivendicazioni: dalla sanità all’ambiente, dallo sviluppo compatibile col territorio alla difesa dei posti di lavoro. Se, per esempio, oggi quella che una volta si chiamava la FIAT è in parte in crisi e a rischio chiusura, e con essa tutto l’indotto, è perché non si è voluto prendere in considerazione le nostre proposte sull’eolico in mare che avrebbe reso vantaggioso anche l’abitare in Molise. Noi comunque non demordiamo e proseguiremo le nostre battaglie, anche nel vostro nome, e il sostegno sappiamo che non verrà meno.

Grazie, dunque, per quello che siete stato, per quello che avete realizzato e per quello che ci avete indicato. Continueremo a sentirvi compagno di viaggio nella laicità che ci siamo imposti e che ci caratterizza.

Con simpatia.

 

di Antonio Di Lalla (da la fonte.tv)
30 Dicembre 2024

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