• 09/25/2018

Vecchio Cinema Paradiso

I racconti di Corrado Sala, giornalista e scrittore, esplorano le realtà basso molisane 

di Corrado Sala – fb

25 settembre 2018

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Ogni volta che mi sposto, anche per pochi chilometri, porto sempre dei libri con me. Immagino che un imprevisto possa bloccarmi per ore, così mi assicuro un elemento essenziale, vitale, della mia giornata: la lettura. Oggi, ad esempio, nel viaggio a Termoli ho portato con me ben due libri: “Vino al vino”, di Mario Soldati (un meraviglioso itinerario enologico in tutta Italia realizzato tra il 1968 e il 1975) e “Canzoni”, un commento alle liriche più significative di Guccini, un libro scritto dalla stesso Francesco Guccini e da Gabriella Fenocchio. Insomma, la mia scorta di emozioni oggi doveva essere questa. Invece l’emozione più grande me l’ha regalata questa immagine che vedete. Non so per quali vie traverse proprio oggi, a distanza di anni e anni, decenni, mi è riapparso davanti il mio vecchio cinema, come un amico che non era più tornato. Un cinema di paese dove sono stato negli anni ’70. 

La verità è che non siamo mai pronti ai ricordi, soprattutto non sappiamo mai da quale parte ci arrivano addosso. E’ come quando piove all’improvviso: i ricordi sono così, arrivano e ti inzuppano. E’ l’effetto Proust, quello della memoria involontaria scatenata da un fatto casuale. 

Mi sarebbe piaciuto aprire tutte le porte del vecchio cinema ma ho immaginato che dentro non vi fosse più nessuno, e questo mi ha messo tristezza. Allora ho scattato una foto, questa, e ho pensato a quando pioveva e mi riparavo sotto i balconi del condominio di fronte. Il cinema era ancora chiuso e, sotto al balcone, mangiavo le patatine che compravo al bar di Emlio. Al cinema di patatine non se ne vendevano. Un cinema di paese ha solo le sedie, un telo bianco, un proiettore e i cessi a muro.

Volevo aprire le porte o quantomeno appoggiarci sopra un orecchio. Chissà, mi sono detto, forse sento il rumore del proiettore e, se sbircio da qualche crepa nel legno, vedo anche le immagini che scorrono. Forse adesso c’hanno anche le patatine, ho pensato. Poi mi sono fermato. Ho pensato che dentro non avrei trovato nessuno, tranne che me bambino. Nel Vecchio Cinema Paradiso ci sarei stato solo io e nessun altro. Nè la maschera, nel il bigliettaio. Alla fine del film mi sarei alzato, avrei acceso la luce in sala per poi spegnerla alle mie spalle. Sarei salito nella piccolo gabbiotto per spegnere il proiettore. Uscendo non avrei trovato nessuno però avrei trovato i vecchi manifesti degli anni ’70. Uscendo averi visto i fari delle macchine che la sera tornano a casa, e sarebbe venuto lo stesso desiderio anche a me. Tornare a casa, convinto di vedere le luci accese alla finestra e trovarci i miei genitori. Ho pensato che avrei fatto tutte queste cose ma non le ho fatte, perché sarei morto di dolore. Tutto e fermo, finito, ora. Anche il Vecchio Cinema Paradiso, adesso dorme in quel punto esatto dove finisce il paese e comincia la campagna. I suoi occhi sono chiusi…a San Martino in Pensilis.

di Corrado Sala – fb

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