• 01/30/2025

Una cooperativa per vivere

   Lettera aperta a quanti disperatamente cercano lavoro

 di Antonio Di Lalla (da La Fonte Gen/25)

30 Gennaio 2025

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Un campano, un pugliese e un calabrese si ritrovano a Larino. Potrebbe sembrare l’incipit di una favola o addirittura di una barzelletta e invece è la descrizione dell’inizio di un’avventura cooperativistica di tre persone che hanno voglia di lavorare, buona manualità e grande coesione.

Mentre la politica mondiale è incantata per la concentrazione di capitali ai piedi di un delinquente eletto presidente degli Stati Uniti, mentre le nazioni che hanno contribuito vergognosamente, con le loro armi vendute a Israele, a distruggere la striscia di Gaza versano ora lacrime di coccodrillo, per la tregua sopraggiunta, in vista di proficui appalti per la ricostruzione e mentre l’Italia è sempre più in mano a destracce, che ci stanno portando allo sfacelo, a Larino, invece, piccolo centro molisano ma denso di storia, nasce una piccola, almeno per il momento, cooperativa sociale di servizi per dare lavoro anche agli svantaggiati, perché le persone non si valutano sullo spessore del portafoglio ma sulla propensione al riscatto umano e sociale.

Nel meridione d’Italia la cooperativa, dobbiamo dircelo, non ha vita facile perché gli accadimenti sociali e politici ci hanno portato a una drammatica diffidenza relazionale. La nostra concezione etica, causata anche dalla conquista dei piemontesi e da vessatorie tasse, poggia sulla convinzione che fregare lo Stato è titolo di merito e non danno alla collettività. La conseguenza è che se l’altro vuole unire le sue forze alle mie è perché mi vuole turlupinare e dunque io acconsento a lavorare con lui per vedere come posso metterlo fuori uso prima che accada il contrario! È poi radicato il mito della conquista del posto fisso che finisce per annientare completamente l’impegno creativo sul lavoro, riversato magari agli hobby. Quando ho chiesto a un bravo mastro stipendiato, ma molto filosofo, nel senso deteriore del termine, se voleva aderire alla cooperativa mi ha guardato, piuttosto stupito, ponendomi la sconcertante domanda: ma poi a fine mese chi mi paga? Abbiamo la vocazione ad essere dipendenti fino alla deresponsabilizzazione più totale, scaricando i problemi sugli altri. Basta vedere le centinaia di domande che si presentano ogni qualvolta si appaltano anche solo pochi posti di lavoro pubblici. Questo modello statalistico sta inesorabilmente finendo e dunque è tempo di unire le forze per riscattarsi anche attraverso il lavoro, dando fiato alle risorse personali perché tutti se ne avvantaggino. Un terzo limite culturale è la competizione, che spesso parte dai banchi di scuola, che vuole tutti contro tutti, il famoso mors tua vita mea, per cui il più bravo non è chi si mette al servizio per la riuscita di tutti ma chi si afferma anche a scapito degli altri.

La cooperativa sociale deve avere una vocazione orizzontale ed inclusiva cioè deve saper conciliare l’obiettivo dei successi con quello della gestione democratica delle scelte, perché tutti i soci hanno gli stessi diritti. Nasce così a Larino, per volontà di tre persone provenienti da realtà diverse, accomunate da esperienze anche lavorative, una cooperativa sociale per rispondere alle esigenze del territorio. In questo progetto non sono soli né abbandonati a loro stessi. Alle spalle ci sono la diocesi di Termoli-Larino che dà in comodato d’uso gratuito una falegnameria – si cerca un falegname professionista, a tal proposito, che voglia unire la sua abilità alle loro capacità – e la Caritas diocesana, che ha fornito loro i mezzi per la potatura e la raccolta delle olive, in quanto queste persone sono brave nel portare avanti queste attività, ed è pronta a istituire corsi di formazione per nuovi adepti. Hanno a cuore la cura del verde, dagli orti, con produzione di frutti di stagione, al riordino delle siepi, ecc. Un altro fronte avviato e consegnato a loro è un pollaio a terra per la produzione di uova con marchio e carne, non da allevamento intensivo, e una piccola conigliera, con annesso un piccolo macello, in modo che tutto sia garantito. E poi ancora sono disponibili per attività di trasloco, tinteggiatura di appartamenti, piccole riparazioni, ecc. Sono armati di passione, buona volontà e competenza. Si tratta di metterli alla prova per verificare la loro bravura.

Una cooperativa, che nasce col supporto della Diocesi e della Caritas, ha fra gli obiettivi quello di offrire una possibilità di riscatto, attraverso il lavoro, ai detenuti che, uscendo dal carcere di Larino, hanno volontà di intraprendere una strada di redenzione e di realizzazione. Non dimentichiamo mai che ogni persona non può essere identificata con un errore commesso. Vale veramente molto di più. Una carta moneta, anche se stropicciata, macchiata o inzaccherata non perde minimamente il suo valore. Tanto più una persona! È tempo di agire perché possano farsi conoscere ed apprezzare non per compiacenza o commiserazione ma per professionalità. Proviamo a scommetterci e sicuramente la cooperativa sociale si espanderà a macchia d’olio. Se non sembra irriverente, a loro possiamo rivolgere lo stesso appello di un oratore dell’800 che invitava il popolo alla rivolta: “I fucili e le scuri ve li avimo dato, i coltelli li avite. Se volite facite, e se no vi fottite”.

Naturalmente ogni cooperativa ha un nome e i tre soci fondatori, Ignazio, Salvatore e Vincenzo, come segno di riconoscenza per chi per primo ha scommesso su di loro, l’hanno chiamata Cooperativa Deluca. La sede è in via Marco Tullio Cicerone n 3. Naturalmente a Larino.

 

 di Antonio Di Lalla (da La Fonte Gen/25)

30 Gennaio 2025

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