• 02/20/2025

Campitello e il cambiamento climatico

Avvertenza: in caso di cambiamento climatico traslare verso l’alto la seggiovia

di Francesco Manfredi-Selvaggi

20 Febbraio 2025

 

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In verità, non è un’ipotesi bensì una certezza che stia mutando il clima del pianeta. Si prevede una diminuzione della nevosità e quindi di dover innalzare il punto di partenza delle piste e di conseguenza degli impianti di risalita, una vera rivoluzione per la stazione sciistica di Campitello 

Per fortuna che sul versante campano di m. Miletto non si possa sciare perché essendo rivolto a sud la neve non si mantiene a lungo altrimenti già da tempo sarebbe stata portata la seggiovia fino al crinale per consentire lo svalicamento della montagna. Oggi che la nevosità a causa del cambiamento del clima in atto è diminuita a Campitello le potenzialità di sciabilità nel futuro sembrano limitate alle alte quote, finora non raggiunte dagli impianti di risalita. Di qui, rispolverando vecchi progetti chiusi nel cassetto, con i fondi PNRR si propone di tendere ulteriormente il cavo della funivia per arrivare fino alla cima del Miletto.

Un pensiero recondito, legato a un certo scetticismo ancora presente in alcuni rispetto al global warming, è quello che così si possa conseguire, qualora la crisi climatica non si avverasse o almeno se non si determinassero mutamenti sostanziali delle temperature, l’obiettivo di allungare le piste aggiungendosi ai tracciati esistenti un tratto a monte e il che le renderebbe più attraenti per i praticanti di questo sport. Se veramente si credesse nelle previsioni relative al riscaldamento globale del pianeta, la giustificazione addotta per ottenere il finanziamento della proposta progettuale, allora si dovrebbe contestualmente allo spostamento della stazione di monte della sciovia delocalizzare la stazione di valle la quale non sarà più tale bensì di mezzacosta.

Si avrebbe, cioè, uno slittamento verso l’alto delle attuali infrastrutture funiviarie rimanendo invariata la lunghezza delle piste. Il prolungamento dell’impiantistica e quello della stagione sciistica, basta che non cambia il clima, viaggiano insieme nel senso che la neve alle altitudini superiori è presente per più tempo, in autunno e a primavera inoltrata quando si è ormai sciolta alle pendici del monte; prolungare perciò gli impianti offre l’opportunità di effettuare discese nella fascia altimetrica più elevata la quale [opportunità] per poter essere sfruttata necessita di stazioni di arrivo intermedie, mentre quelle attuali che stanno in basso, a livello del pianoro, propriamente di fine corsa, verrebbero utilizzate esclusivamente quando la pista nella sua interezza risulta innevata.

Non è, poi, un’operazione così facile il trasloco delle stazioni tanto di valle, cui è annesso il capannone del deposito delle carene da applicare alle seggiole nei giorni di freddo intenso, quanto di monte e, però, in questo caso apparirebbe intollerabile (un oltraggio alla “sacralità” del luogo che comunque non è un posto vergine per via delle antenne lì installate) ricostruire sulla vetta il rifugio collegato a quest’ultima stazione in passato funzionante come punto di ristoro. Per quanto riguarda la stazione diciamo così di andata ma anche di ritorno perché gli sciatori concludono la sciata nel punto di partenza sarà impossibile venendosi a trovare sul versante poter allestire in occasione di gare una finish area con il pubblico che assiste alla competizione.

È evidente che allorché la stazione di termine discesa venga disposta non nel piano bensì più su per quella questione dello scarso innevamento alle curve di livello inferiori, non ci sarà spazio sufficiente per gli spettatori. È indubbio che fa tristezza questa ritrazione verso l’alto dell’impiantistica sciistica per salvare il salvabile, ha il sapore di una ritirata. A soffrire maggiormente dell’assenza di neve nel pianoro saranno gli amanti dello sci di fondo i quali non sono certo figli di un dio minore, i fratelli minori dei discesisti specie qui a Campitello il cui pianoro è il luogo ideale per i fondisti. Sembra quasi di stare percorrendo il viale del tramonto di un’era iniziata oltre cento anni fa, quindi abbastanza prima della realizzazione della stazione di sport invernali, resa memorabile dalla frequentazione di Umberto di Savoia.

Un’epoca quella dello sci a Campitello che ha avuto molti protagonisti tra i quali piace citare i maestri di sci importati da Alagna Valsesia. Un declino quello che sta vivendo il nostro centro di turismo invernale che se non si concretizza ancora nella dismissione di impianti lo si coglie nell’abbandono di idee per il futuro assai ambiziose come l’allargamento del bacino sciabile nel territorio di Roccamandolfi oppure, più semplicemente, l’illuminazione delle piste; per quanto riguarda quest’ultima essa avrebbe prodotto l’incremento della luce riflessa notturna, il bagliore proveniente da Campitello che già oggi è percepibile dalla vallata di Boiano, fonte di inquinamento luminoso.

Il rilancio della località matesina non potrà che venire dalla sua riconversione a polo per attività sportive in qualche modo se non alternative complementari agli sport alpini classici, dallo sci con le pelli di foca, una specie di sci fuoripista, alle passeggiate in mountain bike, in particolare nella speciale versione della fat bike, fino all’escursionismo che d’inverno si pratica anche con ramponi e alle ciaspolate, ovvero alle camminate indossando ai piedi racchette da neve. L’ultima tra le specialità arrivata è l’arrampicata, neve o meglio ghiaccio permettendo, che può essere effettuata sulle “cascate”, pareti ghiacciate, conosciuta con il nome cramponage.

È da preferirsi lo slittino al bob il quale richiede la costruzione di un’apposita struttura, opera che ha un certo impatto. È da escludere in quanto siamo in Zona di Protezione Speciale l’utilizzo per scopi ludici delle motoslitte, un mezzo di trasporto da impiegare esclusivamente per gli spostamenti di servizio o magari per condurre i turisti, visite guidate, alla conoscenza del Matese nella sua versione imbiancata. Quella che si ritiene sia una prospettiva auspicabile e praticabile per Campitello è quella del ritorno alle origini, all’epoca pionieristica, un riandare ai vecchi tempi, appunto, andati e quindi all’inizio della storia quando si saliva in montagna per godersi una villeggiatura in altitudine, benefica per il corpo e per lo spirito.

(Foto: F. Morgillo – Sciatori “all’opera”)


di Francesco Manfredi-Selvaggi

 

20 Febbraio 2025

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