• 10/26/2018

Rose appassite

Le ultime statistiche sulla violenza di genere in Italia, attestano che il nostro paese ha uno dei più alti tassi di femminicidi in Europa

di Maria G. Di Rienzo (da comune-info.com)

26 ottobre 2018

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Dalla stampa, ieri 24 ottobre 2018:

«Avevo una rosa rossa che avrei voluto portare» sul luogo dove è stata trovata morta la sedicenne Desirée Mariottini, «se questi imbecilli fossero stati altrove». Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini, lasciando via dei Lucani in seguito alle contestazioni che gli hanno impedito di accedere allo stabile abbandonato. «Si sta lavorando per mettere in galera questi vermi, queste bestie. Procura e questura hanno già le idee chiare. Stanno facendo i riscontri del caso. Temo che anche questa volta siano tutti cittadini stranieri. Va resa giustizia a questa ragazza, punto».

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini è tornato in via dei Lucani, nel quartiere di San Lorenzo, dopo le contestazioni di questa mattina, ed ha deposto una rosa bianca davanti all’ingresso dello stabile dove è stata trovata morta Desirée Mariottini. Il vice premier questa mattina era stato contestato dai residenti e dalle femministe che avevano appeso striscioni di protesta.

Dalla rosa rossa a quella bianca sono passate due ore: forse il fiore si è scolorito nel frattempo, ma il punto è un altro: una persona che ha usato e usa il sessismo per attaccare e insultare le donne che identifica come “nemiche” può tenersi le rose a casa, in un bel vaso, perché non ne abbiamo bisogno e non le vogliamo.

Due giorni prima, il 22 ottobre, l’Italia ha consegnato il suo rapporto sullo stato di implementazione della Convenzione di Istanbul al Grevio, il Gruppo di esperti sulla violenza di genere del Consiglio d’Europa con sede a Strasburgo, che lo ha immediatamente pubblicato in accordo alle procedure vigenti (e io ho scaricato il file). Il gruppo ha programmato una visita di valutazione in Italia nella primavera del 2019.

Il documento consiste di 208 pagine (200 circa sono di “faremo”) e comprende il “Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2017 – 2020” a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le pari opportunità.

Ma sapete, al Grevio non si possono mandare bambole gonfiabili, performer di “burlesque” o mazzi di rose come prova della squisita sensibilità politica italiana nei confronti delle donne e meno che mai per comprovare l’aderenza agli standard richiesti dalla Convenzione, perciò saltano fuori paragrafi come questo: “Contrastare gli stereotipi e tutti le forme di comunicazione che sono dannose per la dignità di donne e bambine/i, oltre a essere un obbligo per gli Stati (articolo 12 della Convenzione di Istanbul), è un’intersezione essenziale per l’efficace prevenzione della violenza maschile contro le donne, giacché contribuisce ad evitare false rappresentazioni del genere femminile e a incoraggiare il riconoscimento e la stigmatizzazione di tutte le forme di violenza contro le donne, nel mentre promuove i necessari cambiamenti culturali”.

Oppure l’Allegato C, “Linee d’indirizzo sulla “Formazione”. – L’esperienza maturata suggerisce che le azioni necessarie a prevenire e contrastare la violenza debbano prevedere una formazione integrata e multidisciplinare che contribuisca a fornire a tutti gli operatori e a tutte le operatrici coinvolti una visione comune fondata sulla cultura di genere (…)”

Cioè, esattamente quello che non sa, non capisce e non crede un individuo convinto che “Frozen” faccia diventare lesbiche le bambine e che “la Boldrini” debba solo stare zitta.

Le ultime statistiche sulla violenza di genere in Italia (in mio possesso si riferiscono al 2016), attestano che il nostro paese ha uno dei più alti tassi di femmicidi in Europa e riportano questi numeri: 149 donne uccise, 59 dal partner attuale, 17 da un ex partner, 33 da un membro della famiglia e 9 da una persona che conoscevano.

Temo che anche questa volta siano tutti cittadini stranieri. Purtroppo no, la maggioranza è italiana. E ancora purtroppo, gli assassini e gli stupratori del rapporto 2016 hanno un solo tratto comune, sono tutti uomini.

di Maria G. Di Rienzo (da comune-info.com)

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