• 11/30/2018

Le nuove meraviglie dell’Italia

Ecco la bellezza che non conosciamo: gli scavi di Sepino, i calanchi di Aliano vicino al museo di Carlo Levi, il treno Firenze-Faenza, l’emozionante spiaggia di Punta Faro a Messina 

di Franco Arminio (da corriere.it)

30 novembre 2018

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I luoghi famosi perdono sangue, diventano pura scenografia. Se ancora volete trovare qualcosa da guardare, andate dove non va nessuno. Oggi è in corso un travaso misterioso tra la fama e l’anonimato: vale per le persone e per i luoghi. La bellezza è di chi non sa di averla, non c’è scampo per chi commercia con la sua bellezza. Nessun monumento ci può emozionare quanto la gioia di un luogo vero. 

Le altre mete

Tutti gli italiani sanno che l’Italia è bella, ma poi quando si tratta di mettersi in viaggio hanno in testa poche mete. E chi le ha viste tutte magari non trova altra strada che andare all’estero. Da Milano si può andare a Venezia e anche a Matera, difficile che si arrivi in Irpinia. Chi si muove sulla carta millimetrata della Costiera Amalfitana, ignora i grandi spazi del Pollino. Ogni posto ha il suo marchio di fabbrica. L’Irpinia ha quello del terremoto, e allora ci può arrivare solo qualche fotografo che vuole ritrarre i guasti della ricostruzione. Ovviamente neppure gli irpini visitano l’Irpinia. Uno di Avellino non può vantarsi di aver visitato Bisaccia, mai direbbe di aver passato cinque giorni sulle alture dell’Irpinia d’Oriente, uno dei posti più belli dell’Appennino. 

La mappa della bellezza

La mia idea è che bisogna aggiornare la mappa della bellezza che hanno in testa gli italiani. Qualche aggiornamento è già in corso. Ad esempio ora tutti pensano che Matera è bella. E tutti sanno che mezzo secolo fa era considerata un orrore. La Puglia ormai è una sorta di Toscana del Sud, così non era trent’anni fa. In tanti vanno a Gallipoli, pochissimi conoscono il mare contadino di Zapponeta. Chi va a Lecce trova sicuramente una città colma d’arte e di luce, ma è difficile che lo stesso turista faccia tappa anche a Taranto. E invece Taranto è una città bellissima, perché mette insieme fregio e sfregio. Taranto vecchia è un’isola come Manhattan: ma mentre la città americana è come una mano dalle cento dita di vetro e cemento, Taranto è tutta crepe, rotture, è un mondo lontanissimo dalla città di ferro che la circonda. 

Da vedere

Anche L’Aquila ora è un posto assolutamente da vedere. Da una parte l’eleganza di una città costruita con i soldi della pastorizia e dall’altra lo scempio del terremoto, L’Aquila è una città provvisoria: vederla come la vedi adesso è di più di quello che potrai vedere fra dieci anni. Poi ci sono anche i luoghi inaccessibili, i pezzi di Sardegna in mano ai militari, Camerino zona rossa in attesa di iniziare la ricostruzione. Il nostro turista che parte da Milano è difficile che giunga in Aspromonte. La Calabria è considerata pericolosa e stenta pure il turismo balneare. Chi va a Tropea non sa nulla di Africo e di Roghudi. Il loro fascino deriva da essere luoghi quasi irraggiungibili, un viaggio nello spazio e anche nel tempo. L’Aspromonte è molto più lontano da Milano di quanto non lo sia la Sicilia. Si può dire che l’Italia ha due grandi isole: la Sardegna e la Calabria. La Calabria slegata, slogata. Senza requie e senza redenzione: collera e adrenalina. Niente è mai tiepido e tranquillo, da nessuna parte c’è posto per il frivolo, per il pittoresco. Terra mai languida e deprimente. Terra anginosa, di efferata, ferina bellezza. 

Tanto in poco spazio

Gli Italiani che sbarcano a Messina subito si lanciano verso Taormina o Siracusa, nessuno va a vedere il bellissimo cimitero di Messina o l’emozionante spiaggia di Punta Faro dove i turisti sono assai meno dei pescespada. Aggiornare la mappa della bellezza significa anche chiedersi come mai i paesi sardi non sono come quelli marchigiani, sonetti costruiti con l’endecasillabo dei mattoni a vista, significa indagare le vicende della storia e quelle della geologia: la terra sarda ti fa sentire la sua vecchiezza ed è un sentire che fa bene. E Cagliari è una città gradevole e ha una spiaggia enorme che la rende insieme mediterranea e australiana. Aggiornare la mappa significa capire che la Toscana che trovi a Siena è tutta medievale, se vuoi trovare altri strati devi andare a Lucca. E la Toscana è la piazza di Pistoia, ma anche la ferrovia che da Firenze va a Faenza. Viareggio forse vale più per i suoi monti che per il suo mare, la Maremma ti dà il piacere della Lucania e delle altre terre poco abitate. La bellezza dell’Italia a volte sta nel miracolo di avere tanto in poco spazio. Ecco l’incredibile sequenza ravvicinata: Venezia, Treviso, Padova, Vicenza, Verona. Ma da Milano puoi andare anche nel delta del Po, non solo a Portofino.

L’altezza

E poi c’è la questione dell’altezza: l’Abruzzo non somiglia più all’Abruzzo. La terra di D’Annunzio e degli ovili ora si apprezza molto di più ad alta quota. Qui il passato è rimasto appeso solo sulle nuvole, sulle cime. L’Abruzzo della costa e delle colline è un catalogo di materiali edili: la gomma della modernità ha cancellato le pecore e i tratturi. La bellezza che rimane è come se fosse un poco muta, la buona gente che c’è qui pare sperduta. Ormai in ogni città o paese che vai già sai che dovrai passare per l’inferno estetico delle estreme periferie, poi il purgatorio della città moderna e infine il paradiso del centro antico: la chiesa, la piazza, il miracolo che vedi non solo a Pisa, ma anche ad Acerenza, dove la cattedrale sembra più grande del paese.

Siamo tutti ricchi possidenti

Gli Italiani devono convincersi che sono tutti dei ricchi possidenti. Nascere e vivere in Italia è la fortuna più grande che un essere umano possa avere. E questo perché il mondo ha tante bellezze, ma sono assai lontane tra loro, sono sparse, spesso le puoi trovare solo con un viaggio aereo. Invece noi la bellezza a volte la possiamo raggiungere anche a piedi. L’importante è uscire dalle piste consuete. Non ha senso andare ad Aliano a vedere il museo di Carlo Levi senza scendere nei calanchi. Oggi che il paesaggio è tutto invaso da costruzioni, è tutto messo in opera, quando arriva un paesaggio inoperoso arriva anche un senso di sacro. Non ci sono solo i paesi della bandiera arancione. Ci sono anche i paesi della bandiera bianca. È lì che tu puoi emozionarti per una vecchia donna che ha un cerchio di sangue intorno agli occhi, per un signore solitario che sembra benedirti quando risponde al tuo saluto. 

Evitare i tornelli

A Polignano hanno messo i tornelli e a Natale si entrerà nel centro storico pagando cinque euro. Ottima occasione per andare altrove, magari a Irsina, dove c’è un mare di terra che ogni giorno cambia colore. Nel dibattito politico e culturale la questione estetica non viene quasi mai affrontata, come se fosse un affare per gli storici dell’arte. È tempo di dispiegare le mitologie positive e negative che gli italiani hanno in testa rispetto ai vari luoghi della penisola. In gioco è anche il nostro debito pubblico: una quota di viaggi all’estero è sicuramente inutile. Magari a qualcuno serve andare in Cambogia, magari si va in Asia per vedere i luoghi di Buddha, ma poi nessuno conosce il teatro sannita di Pietrabbondante. Il nostro turista non sa nulla del Molise, non sa che a Sepino c’è una piccola Pompei dove non si paga il biglietto e non ci sono file: la trovi a venti secondi dal posto in cui parcheggi la macchina. La politica e la cultura devono ripartire dai luoghi e dai corpi. Ogni giorno ognuno di noi può incontrare la gloria del mondo esterno, uscire da quel luogo in genere sopravvalutato che è la nostra testa. L’Italia ci aspetta ogni giorno, in ogni luogo.

di Franco Arminio (da corriere.it)

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