La Dote
La dote, nei paesi del sud, ha un lungo retaggio culturale le cui radici affondano nelle antiche culture greca e latina
di Addolorata Di Cristofaro – Laura Di Rito – AleChiara Giuliano
27 Marzo 2025
In passato tutte le spose, a qualsiasi ceto sociale appartenessero, portavano con sé il corredo però non tutte ne specificavano il valore e non tutte ne facevano, in sede di stipulazione notarile, un inventario dettagliato.
Gli archivi notarili sono tra le fonti più interessanti per la storia locale e forniscono informazioni particolarmente attendibili e consentono una ricostruzione d’ambiente finalizzata a diversi settori di ricerca quali usi e costumi, monete e unità di misura, parentele, nomi e toponimi, mestieri, voci arcaiche e dialettali.
Tra gli atti dei notai dell’epoca ci sono i famosi Capitoli matrimoniali, stipulati alla presenza da una parte del padre e dei fratelli della sposa che erano gli intestatari del patrimonio e dall’altra dello sposo assegnatario dei beni.
La dote ha un lungo retaggio culturale le cui radici affondano nelle antiche culture greca e latina. Nel Sud d’Italia è stata fino a poco tempo fa una consuetudine della cultura popolare, fondata sulla trasmissione, all’atto del matrimonio, di beni da parte della famiglia della sposa allo sposo con lo scopo di fornire una rendita nella formazione del nuovo nucleo familiare.
Molto articolata e centrale era la parte che trattava della dote. Essa veniva consegnata dal padre della sposa al padre dello sposo il quale si impegnava, per il figlio, di farla fruttare, di non decurtarla e di consegnarla integra, alla morte della moglie, se questa non aveva figli, alla famiglia originaria.
La dote era costituita di una parte in corredo il quale era descritto in una lista allegata al contratto matrimoniale ove erano elencati gli oggetti del corredo, costituiti in capi di biancheria per la casa e per la donna con la relativa cassapanca, materassi e coperte, ma anche in oggetti di rame per la cucina che venivano indicati in peso.
C’erano persone apposite, amici o consanguinei, addette alla valutazione del corredo che ne consegnavano al notaio la lista dove, accanto ad ogni pezzo, era riportato il relativo prezzo.
Dal tipo e valore dei beni che la sposa recava con sé si poteva arguire lo status sociale. I beni materiali che costituivano la dote erano: capi di biancheria personale, vestiti, lenzuola, coperte che rappresentavano il corredo, specificando per ogni articolo di abbigliamento i tessuti utilizzati per la loro manifattura, gli elementi costituenti il mobilio, la tipologia degli oggetti in oro, le masserizie ed altro ancora.
La quantità e la varietà delle informazioni contenute nei capitoli matrimoniali rendono questi documenti una fonte di studio preziosa e di primaria importanza per la ricostruzione dell’abbigliamento della donna.
(Foto: sfilata della ‘dodda’ a Baranello: https://www.facebook.com/photo?fbid=288176478035053&set=a.288519171334117 )
di Addolorata Di Cristofaro – Laura Di Rito – AleChiara Giuliano (ass. La Mantigliana)
27 Marzo 2025