• 02/04/2019

In attesa della prima rivoluzione molisana

Editoriale del Direttore sull’ultimo n.ro de “IL Bene Comune”

di Antonio Ruggieri (da ilbenecomune.it)

4 febbraio 2019

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A Campobasso, di recente, è nata ACT (Arti Cinema Teatro), un’associazione culturale composta da attori e operatori dello spettacolo, quasi tutti molisani, che dopo aver portato a termine studi regolari presso alcune fra le sedi più prestigiose della formazione teatrale nel nostro Paese, si stanno costruendo una carriera segnata da partecipazioni importanti a film di larga distribuzione, a spettacoli teatrali e a festival di rilievo nazionale e internazionale.

In ordine alfabetico sono: Giorgio Careccia, Chiara Cavaliere, Soraya Esteban, Diego Florio, Domenico Florio, Ilario Grieco, Luca la Gatta, Barbara Petti e Marco Vignone; gli dedichiamo la copertina del numero di gennaio per quello che hanno fatto, che stanno facendo e che faranno per il sostegno e lo sviluppo della cultura teatrale, ma anche per il riconoscimento e la tutela del lavoro di chi opera nello spettacolo nel piccolo, tenero, marginale e poco comunicativo lembo di terra che abitiamo.

Lo facciamo come facciamo ormai da cinque anni per segnalare chi, naturalmente dal nostro punto di vista, ha operato e opera per la crescita culturale della nostra comunità.

Insieme ai componenti di ACT, in questo nostro Pantheon da capodanno, negli anni, abbiamo messo Adelchi Battista e Matilde Caterina, Elio Germano, Diego Florio, Stefano Sabelli e Giorgio Palmieri.

Il Molise, al declino del modello di sottosviluppo assistito che ha retto (con risorse ingenti provenienti dai centri di spesa) la sua modernizzazione di media incidenza, si trova in una condizione di perniciosa incertezza.

Deve abbandonare la strada frusta e avvilente dell’assistenzialismo piagnone e poveraccista, insieme alla cultura deresponsabilizzante che esso ha coltivato, per diventare una comunità competente capace di saper leggere la sua condizione, di riconoscere le sue vocazioni maggiormente conclamate (quelle territoriali ma soprattutto quelle antropologiche), per impiantare su di esse un nuovo modello di sviluppo autentico, innovativo, inclusivo e solidale.

Dobbiamo diventare una regione/laboratorio capace di trasformare la sua marginalità, il suo ritardo, in un clamoroso e paradossale vantaggio.

Nel Molise si può sperimentare quello che altrove è vietato dal congestionamento e dall’urbanesimo selvaggio, dalla paralisi metropolitana e dall’inquinamento. Questa però è un’operazione difficile e sofisticata che noi (speriamo non troppo provocatoriamente) abbiamo denominato “prima rivoluzione molisana”; una rivoluzione pacifica e pacifista, interlocutoria fino allo sfinimento, che affermi un progetto nemico della sudditanza e del comparaggio politico, della mediocrità e del basso profilo eletti a stolidi presidi di un “molisolamento” senza speranza e ormai anche senza futuro.

Una rivoluzione dinamica e dialettica che s’invera mentre avanza un nuovo umanesimo che spazza via lecchini e baciapile, predicato da artisti e da studiosi, da cittadini vecchie e nuovi appassionati ai loro diritti ma anche ai loro doveri, osservanti dello spirito pubblico e del bene comune, che si occupano della politica con disinteresse e filantropismo e che agiscono per l’affermazione di una nuova etica della responsabilità, individuale e comunitaria, in ossequio alla nostra bellissima e inattuata Costituzione.

Non sembri eccessivo, ma è in definitiva per questo (anche per darci coraggio in qualche modo) che abbiamo voluto premiare il lavoro bello, importante, civilissimo e strategico di Giorgio Careccia, Chiara Cavaliere, Soraya Esteban, Diego Florio, Domenico Florio, Ilario Grieco, Luca la Gatta, Barbara Petti e Marco Vignone. Noi li ringraziamo di cuore.

di Antonio Ruggieri (da ilbenecomune.it)

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