• 02/18/2019

Monacilioni, l’ennesimo paese molisano danneggiato dalla frana

I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre

di Vincenzo Colledanchise 

18 febbraio 2019

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Nei primi anni sessanta inizia lento ma inesorabile il movimento franoso ai piedi del paese, fino a quando, il 10 aprile 1962 viene chiusa la chiesa parrocchiale e i fabbricati circostanti.
Il 21 Febbraio 1963 quaranta famiglie sono costrette ad abbandonare le loro case danneggiate e due giorni dopo giunge in paese l’Arcivescovo di Benevento che, su consiglio del Prefetto, ordina la rimozione dell’urna di S. Benedetta Martire, molto venerata in paese, che era rimasta isolata nella chiesa chiusa al culto.
L’ urna di S. Benedetta viene prelevata dai vigili del fuoco che, processionalmente, intendono portarla nella costruenda nuova chiesa parrocchiale. Ma, durante il percorso si nota il vivo malcontento della popolazione che protesta con grida isteriche perchè non si vuole che l’urna venga posta nella nuova chiesa incompleta.
Addirittura, accecato dall’ira, un devota, Il signor Zarrelli giunge a minacciare col suo bastone il Parroco, Don Domenico Leccese, che alquanto impaurito per il tumulto in atto, ritiene prudente che la processione termini in piazza e decide quindi che l’urna venga lasciata nella cappella di Santa Reparata e ivi deposta provvisioramente.
Don Mimì, molto amareggiato, si ferma in preghiera e piange per l’accaduto. Il vescovo Mons. Raffaele Calabria esorta Don Mimì a sporgere denucia per l’affronto subito pubblicamente, ma il parroco, uomo mite e pacifico, si rifiuta.
Anzi, quando l’anziano “sabotatore” rimarrà paralizzato alle gambe, Don Mimì andrà spesso a trovarlo dimentico dell’affronto subito.
In seguito alla frana i monacilionari hanno emigrato per il mondo, rimanendo in paese qualche centinaio di abitanti ma, in passato Monacilioni era un paese attivo e popoloso, dopo l’unità d’Italia annoverava quasi tremila abitanti, seppure prima del 1920 non era collegato con nessun paese con strade rotabili e troppo tardi si realizzò l’utile bretella lungo il Fiumarello che conduceva a Toro, e quindi al capoluogo.
(Dal libro del parroco D. Domenico Leccese, Monacilioni e S. Benedetta Martire, 1997) Foto: La chiesa distrutta dalla frana.

di Vincenzo Colledanchise

 

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