• 04/18/2019

La speranza non delude

Lettera aperta a quanti credono che è l’utopia a far camminare

di Antonio Di Lalla (da lafonte.tv)

18 aprile 2019

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A guardare, con occhi disincantati, come stanno andando le cose, viene lo scoramento. E tuttavia dei segnali positivi si intravvedono. Al solo nominare la speranza, facilmente, con ilarità le persone cosiddette perbene e responsabili citano il detto: chi di speranza vive, disperato muore. Eppure non si può vivere senza speranza, da quelle piccole, che alimentano le nostre giornate e danno vitalità impedendo che il grigio abbia il sopravvento, a quelle grandi, che possono diventare la stella polare della nostra esistenza. L’ utopia da “non luogo” può diventare “dolce luogo”, soprattutto grazie alle nostre passioni forti che vanno ridestate dal lungo inverno della ragione. Sperare contro ogni speranza, contagiare gli altri, sognare un mondo altro è possibile, consapevoli che il sogno di uno solo resta un sogno, il sogno di più persone è già inizio di cambiamento. Un proverbio magrebino afferma: Nessuna carovana ha mai raggiunto l’utopia, però è l’utopia che fa andare le carovane.

Trenta anni fa sulla piazza Tienanmen un uomo solo, ponendosi in mezzo alla strada senza armi sbarrò il passo ai carri armati cinesi; appena ieri una ragazza, Greta Thunberg, ha ridestato in milioni di giovani e vecchi utopisti la passione per l’ambiente, la voglia di salvare il pianeta, l’unico che abbiamo a disposizione per consentire alla vita di avere continuità. Saremo accusati dai benpensanti di essere diventati tutti “gretini” ma i tempi sono maturi e vale la pena di raccogliere la sfida e lottare perché non rimaniamo sepolti dalle nostre immondizie e dalla nostra incoscienza: “Le uniche battaglie perse sono quelle che non si combattono” (Che Guevara). Brecht ci ha consegnato un testo che vale la pena di rileggere:

Generale, il tuo carro armato è una macchina potente

spiana un bosco e sfracella cento uomini.

Ma ha un difetto:

ha bisogno di un carrista.

Generale, il tuo bombardiere è potente.

Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante.

Ma ha un difetto:

ha bisogno di un meccanico.

Generale, l’uomo fa di tutto.

Può volare e può uccidere.

Ma ha un difetto:

può pensare.

Se difendere il pianeta è il primo passo, ne segue immediatamente un altro: consentire agli umani una vita dignitosa. La libera circolazione delle persone è sancita dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e nessuno può arrogarsi la fisima di impedirlo. È vero che il senato italiano, per giochi di potere, non ha consentito che Salvini venisse processato per il possibile reato di sequestro di persone, avendo impedito per giorni ai naufraghi di sbarcare nei porti italiani ma la tracotanza di un uomo è destinata ad essere travolta, se non dalla giustizia dei tribunali, da una coscienza collettiva che siamo chiamati a ridestare. Al biblico “Amerai lo straniero come te stesso” (Lv. 19,34) aggiungiamo le parole del poeta e mistico musulmano Saadi di Shiraz (Iran 1203-1291), incise nell’atrio dell’ONU a New York:

Tutti i figli di Abramo

formano un solo corpo,

sono della stessa essenza.

Quando il tempo affligge

con il dolore una parte del corpo

(anche) le altre parti soffrono.

Se tu non senti la pena degli altri,

non meriti di essere chiamato uomo.

Il terzo passo è la necessità di una politica nuova. Il panorama italiano è sconfortante: dal nullafacente vestito con le divise degli altri al plurinquisito e condannato Berlusconi, dai cinque stelle che da albergo di lusso diventano sempre più ostello per qualunquisti e avventurieri al mai nato PD, incapace di superare la fase anale. Nel Molise, poiché al peggio non c’è limite, la situazione è tragicomica. Il presidente della giunta continua a litigare per occupare la poltrona di commissario della sanità anziché, libero da vincoli, rivendicare una sanità efficiente per tutti. Gli assessori sono contestati dalla stessa maggioranza e francamente non abbiamo notato la differenza fra quando erano state ritirate le deleghe e ora che le hanno riavute. Per tener buoni e legati al governo i consiglieri di maggioranza occorrerebbero dodici assessorati e forse anche allora qualcuno ne pretenderebbe due per sentirsi più primadonna degli altri. La Lega si è sciolta come neve al primo sole, nei 5stelle non è mai decollata la forza propulsiva e nel magico PD è bastata una nuova casacca per renderli freschi di giornata e così ora sono tutti di Zingaretti, come prima erano tutti di Renzi e tutti saranno del prossimo segretario. Con questi presupposti parlare di elezioni europee e del rinnovo dei consigli comunali il 26 maggio è un’impresa ardua. Tuttavia siamo chiamati a dare un volto solidale all’ Europa perché i nazionalismi non abbiano il sopravvento a tal punto da far naufragare definitivamente il sogno europeo dei padri fondatori. Per il rinnovo dei consigli comunali in diverse località assistiamo alle solite faide dove contano i nomi non i programmi, spesso assenti. Ci sarà la solita carica di tante liste per pescare tra parenti, parenti dei parenti e affini in modo da coinvolgere quanti, diversamente, nauseati, non andrebbero proprio a votare. Vincerà chi ha la clientela più diffusa. E anche qui la nostra scommessa è che le cose possano cambiare. Se solo ci fosse una Greta per infiammare gli animi perché la politica torni ad essere servizio. Pericle nel suo famoso discorso agli ateniesi tra l’altro diceva:

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.  

 

di Antonio Di Lalla (da lafonte.tv)

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