• 06/07/2019

Aldo e Gigino nel lessico famigliare dei fratelli Biscardi

Il ritratto prima della mostra: “zio voleva filosofia sulla lapide di papà”

di Enzo Luongo (da riservato.net)

7 giugno 2019

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Aldo e Gigino Biscardi, due uomini, due molisani, entrambi forti di una notevole dimensione pubblica. Il primo, giornalista che ha fatto scuola e storia con il suo Processo del Lunedì; il secondo, professore preside e senatore che allo studio e alla politica ha dedicato la sua vita con una passione assoluta e viscerale per l’opera filosofica di Vincenzo Cuoco. Aldo e Gigino Biscardi, due fratelli nati a Larino, dove sono cresciuti assieme alla sorella più piccola, Teresa, e dove adesso si ritrovano, a pochi anni di distanza, l’uno accanto all’altro nel cimitero della “materna loro terra” magari, citando a memoria l’uno all’altro (di sicuro il senatore al conduttore sportivo), i lunghi versi dei Sepolcri di Foscolo.

Li immagina così nel suo ricordo con Riservato Antonella Biscardi, figlia di Aldo. “Staranno chiacchierando – lei ne è sicura –, come hanno sempre fatto quando si vedevano”. E quando si vedevano, ovviamente non erano il giornalista e il dirigente del Ministero dell’istruzione, ma Aldo e Gigino con tutto il loro lessico famigliare da sciorinare e che, come nel più classico del rapporto tra fratelli, li portava allo scontro.

“Battibeccavano, altroché”, ricorda Antonella alla vigilia dell’inaugurazione della mostra “Storico Aldo” che aprirà domani i battenti a Larino. Un viaggio tra foto e ricordi che inevitabilmente ricomprende anche Luigi. “La mostra è un percorso di 50 anni: c’è tutto di mio padre, c’è lui bambino e con lui zio Gigino”.

Ci sono immagini che li ritraggono nei ruoli che hanno sempre avuto a casa: Aldo “il discolo” da bimbo e da adulto, Luigi “Gigino” più piccolo, ma più pacato e serioso, tanto da incassare i rimproveri paterni per le marachelle compiute dal fratello maggiore contrassegnato per tutta la vita da quegli inconfondibili “pil rusce”, capelli rossi. Aldo scappava e Gigino restava quando il padre andava alla ricerca del colpevole dell’infantile misfatto.

“Si amavano moltissimo, adesso avranno tutto il tempo per parlare, per confrontarsi e anche per litigare”, Antonella Biscardi contrassegna le differenze tra il padre e lo zio: “Gli spessori erano diversi. Zio Gigino – precisa –, era proprio la cultura nel vero senso della parola, nel senso puro. Pensiamo a tutta la sua attenzione per Cuoco, mio padre era innanzitutto il discolo della famiglia”.

Sono stati così per tutta la vita, anche quando sono “cresciuti e hanno preso due strade differenti”.

Aldo ha scelto l’ironia e soprattutto l’autoironia, anche se gli esordi della sua carriera giornalistica parlano di un professionista con un suo rigore politico a Paese Sera. Poi lo spazio e la voce all’amore e alla passione per lo sport, provati da sempre, già da quando era un giovane studente.

Il Processo diventa una delle trasmissioni più popolari dei palinsesti italiani e il Biscardi nazionale inizia a divertirsi su se stesso “su questa figura anche un po’ ridanciana, lui – rimarca la figlia – era ironico: basti dire che non ha mai voluto fare un corso di dizione”. E infatti il suo accento molisano è diventato un distintivo inconfondibile nel mondo della televisione.

La capacità di sapere ridere di sé dunque come tratto di vita e anche di morte. “Non ho mai voluto un coccodrillo per mio padre”, prosegue la curatrice della mostra e del museo di Larino. Al coccodrillo, che è un articolo giornalista che canta le gesta dei personaggi famosi al momento della loro scomparsa, ha preferito un video blob che ridendo celebra Aldo Biscardi. “L’ho intitolato Ironico Aldo e da qui ho chiamato il museo Storico Aldo”.

E sempre all’ironia per Aldo sono ricorsi i figli, Antonella con il fratello Maurizio, per il famoso epitaffio “Pregate due, tre per volta”…(altrimenti non si capisce).

“Non avremmo potuto scrivere altro sulla sua lapide al cimitero. Mi è venuta così, d’istinto: era sua, di papà. Era bellissima”. Antonella ride ancora a ripensare a com’è andata: “Eravamo Maurizio, io e Pinuccio (il cugino figlio di Gigino, ndr) in compagnia del parroco: lui ci ha guardati tra il perplesso e il basito e ci ha rimproverati: ragazzi, ma che state dicendo? Ma noialtri ci siamo entusiasmati e abbiamo deciso”.

“Pensa – prosegue nella sua chiacchierata –, c’è gente che, se passa dal Molise, va a vederla. Mia cugina Carla mi ha raccontato che l’ha chiamata una agenzia da Termoli perché c’erano dieci persone che tornavano dalle Tremiti e volevano andare a vederla”.

Ma in famiglia? Tutti d’accordo? Anche zio Gigino?

“Figuriamoci, lui stava lavorando ad altro. A tavola, quel giorno, da zia Teresa ci disse: ve la do io una frase storica. La doveva pensare, elaborare perché doveva essere una cosa filosofica”. Ma “Zia Teresa non era molto d’accordo con il fratello. Di nascosto, a voce basse, ci ha sostenuti: fate come volete, non state a sentirlo. Ci siamo guardati e alla fine abbiamo messo quella del Processo”. E lo zio professore, preside, dirigente del Ministero dell’istruzione come l’ha presa? “Ah, non glielo abbiamo detto. L’avrà visto da solo quando è andato al cimitero a trovare papà”.

 

L’esposizione permanente dedicata ad Aldo Biscardi “Storico Aldo” sarà inaugurata sabato 8 giugno nel Palazzo ducale di Larino. Alle ore 17 la conferenza di presentazione, alle ore 18 l’inaugurazione della Sala Biscardi, dove, chissà, si potrà entrare “due, tre per volta”. 

di Enzo Luongo (da riservato.net)

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