• 10/03/2019

Lampedusa 5 anni dopo

Che cosa resta di 366 persone morte a un passo dalla salvezza

di Miriam Iacovantuono – fb

3 ottobre 2019

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“È mite l’aria in questa notte di ottobre. Abbiamo da poco avuto due grossi sbarchi. Tanti profughi, tutti siriani. Da quando, in quello che un tempo era un Paese ricco e fiorente, è iniziata la guerra, ne arrivano sempre di più. Sono soprattutto famiglie. […] Alle 7.30 del 3 ottobre ricevo al cellulare una telefonata dal comandante della capitaneria: ‘Dottore, per favore, venga subito in banchina. C’è stato un naufragio e ci sono tanti morti.’

[…] Il mare è pieno di gente che chiede aiuto. E di corpi senza vita. E non si vede traccia di alcun barcone. Non si vede perché è affondato proprio all’imboccatura del porto. Oltre cinquecento persone in preda al panico a pochi metri dalla riva.

[…] Sulla Gamar, il caso. Mani, braccia che si allungano cercando di afferrare quanti più naufraghi possibili.

Quarantanove ne recuperano in tre ore. Di più non possono salvarne: rischierebbero di colare a picco anche loro.

C’è un mare di morti. Trecentosessantotto sventurati.

[…] In quell’enorme cimitero improvvisato risuonò fortissima l’eco della tragedia. Il dolore esplose con tutta la potenza. Fu un’onda devastante. […] Il 3 ottobre, ne eravamo consapevoli, aveva cambiato per sempre la nostra storia”. 

Io ricordo quel 3 ottobre del 2013, ero a casa e tutti i tg mostravano quelle immagini devastanti, un dolore che si percepiva in ciò che veniva raccontato. Quel giorno di 6 anni fa ha segnato la storia delle migrazioni. Centinaia di cuori hanno smesso di battere, occhi si sono chiusi per sempre senza vedere l’alba del giorno dopo, 368 vite sono state spezzate da onde di un mare che é diventato la loro tomba.

“Nonostante le indagini in corso da parte della magistratura, non si è ancora riusciti a capire come sia stato possibile che 366 persone abbiano trovato la morte ad appena 800 metri da Lampedusa”

di Miriam Iacovantuono – fb

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