La vedova presunta
I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre
di Vincenzo Colledanchise
30 novembre 2020
Mia zia Maria Filippa era nata come oggi, il 28 Novembre del 1918. Si era innamorata di Gaetano Simonelli ammirandolo sull’aia, mentre col mulo trascinava la pietra che sciorinava le spighe di grano ammassate sull’aia comune.
Gaetano era alto, dalla fronte spaziosa e con gli occhi chiari. Si erano fidanzati in Luglio, in Ottobre si sposarono. Solo diciotto giorni dopo il matrimonio, Gaetano fu arruolato per la campagna di Russia. Alla moglie Maria Filippa arrivarono solo due lettere dal fronte del Don, nelle quali il soldato si lamentava del gran freddo in quelle terre lontane. Seguì un lungo e triste inquietante silenzio epistolare.
Seppe di un soldato di Monacilioni, della famiglia Josue, che faceva parte della stessa Compagnia di Gaetano. Bastò questo tenue appiglio per recarsi nel vicino paese e rimanere presso il loro mulino in attesa di eventuali notizie dei due soldati. Niente. Passò addirittura un anno, ancora niente.
Finita la guerra, la delusione si tramutò in lacerante dolore, misto all’imbarazzo di non sapere se vestire il lutto o meno. Dopo il secondo anno di silenzio dalla fine del conflitto, la zia si rassegnò vestendo il lutto. Vedova di guerra giovanissima, anzi vedova presunta di disperso in guerra, senza la consolazione della prole.
A fine guerra, apprese con rammarico che un compaesano, ufficiale alto in grado della famiglia Petrucci, avrebbe potuto rimpatriare l’alpino se l’avesse saputo essere con lui in Russia.
Nel dopoguerra, a causa dell’emigrazione dei miei genitori, si farà carico di noi, suoi nipoti, divenendo la nostra seconda mamma ed ereditando da sola tutte le croci della famiglia: la sua mamma paralitica, il padre arteriosclerotico e violento, una sorella gravemente malata, un nipotino orfano, immolandosi fino alla consumazione di se stessa.
La Patria si ricorderà di lei solo nel 1985, inviandole dalla Presidenza del Consiglio un certificato di morte presunta del consorte e ottantamila lire in più per la sua modesta pensione di guerra. Non aveva cura del denaro. Il denaro che metteva da parte le veniva sistematicamente richiesto in prestito, prestiti che sistematicamente non venivano onorati.
Ormai gravemente malata, consumerà i suoi ultimi giorni nella mia casa in città, dove morirà nel conforto di un nipote divenuto ormai suo figlio.
(Nelle foto: la zia intenta a giocare con me sul suo balcone)
A seguito della pubblicazione del racconto su un social specifico, ecco cosa è accaduto.
Quando questa nostra “Piazza virtuale” nella quale ci ritroviamo, viene utilizzata in maniera amichevole per una leale comunicazione (e non come “sputacchiera”) allora possono accadere anche dei miracoli.
Questa sera è accaduto: ho saputo della sorte dello zio Gaetano disperso in guerra.
Volendo ricordare il compleanno di mia zia Maria Filippa, nata come oggi, il 28 Novembre 1918, morta in casa mia nel 2000, ho ritenuto utile pubblicare su un social specifico la sua incredibile odissea di ” Vedova Presunta” del suo Gaetano disperso in Russia.
Non avrei mai immaginato che una donna sconosciuta, che ha avuto anch’essa uno zio disperso in Russia, al solo leggere della storia dello zio, mi potesse finalmente informare questa sera sulla sua sorte!
Sorte dello zio ignorata dalla stessa sua moglie, alla quale avrei voluto farle sapere che il marito è morto sul Don il giorno di Natale 1945.
Inviandomi l’allegata scheda dell’alpino, l’amica aggiungeva:
“Questa è la scheda di Gaetano, faceva parte della 256^ Squadra Panettieri Weiss della Divisione Vicenza (Weiss era un tipo di forno che veniva utilizzato per produrre il pane in grandi quantità). Risulta disperso il 25 dicembre, prima dell’ultima battaglia difensiva del Don. Una preghiera per lui e una per la tua cara zia.”
di Vincenzo Colledanchise