• 03/16/2021

Fabrizio Russo, artista multitasking

Ritratto dell’Artista di Bojano fatto da Stefano Sabelli e pubblicato sull’ultimo numero de “Il Bene Comune” 

di Stefano Sabelli

16 marzo 2021

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Spesso gli chiedo se ha deciso “cosa vuol fare da grande”, così appassionatamente diviso fra essere musicista, attore, contadino, autore e libero pensatore.
In genere, si fa una fragorosa e contagiosa risata, ma poi, in effetti, la domanda la lascia cadere.
Ed è giusto così! Perché sono la sua anima e la sua generosità che lo spingono a fare tante cose. Con una prerogativa: ogni cosa la fa bene e con passione!
Sì, Fabrizio fa tutto bene, perché, in ogni cosa che fa, ci mette impegno e amore.
È un creativo multitasking Fabrizio Russo. Ma anche un uomo gentile e inclusivo, a cui piace fare tutto con gli altri e per gli altri.
Nella sua duttilità, certo, mi rivedo in lui! E forse in questo gli sono stato davvero un po’ maestro. Anche a me piace giocare su più tavoli, pure se spesso mi son sentito dire, e non sempre senza diffidenza: ma quante cose fai?
Quasi fosse un demerito, oggi, non voler essere una cosa sola!
Certo ci sono gli specialisti. Ma pure i decatleti. Che non sono quelli che fanno tutto “più o meno bene”, perché, anzi, sono, piuttosto, atleti fenomenali e pieni di talento. Veri Superman, se si guarda alla Storia un Jim Thorpe,come pure, in tempi più recenti, alle capacità di un Kevin Mayercapace di stracciare qualunque record di specialità, ritenuto fino a pochi anni fa insuperabile.
Fabrizio Russo, in particolare, però, senza essere un Superman, è un Grande Uomo, nel suo appassionarsi e riuscir bene in più campi artistici e lavorativi.
Ci mette in più, di suo, quell’imprescindibile necessità di presentarsi e affrontare tutto come un animale sociale, (proprio nel senso che tutto quello che fa deve avere un senso più alto di utilità e bene comune) un capobranco che, pur imponendosi scelte partigiane e radicali (che lo rendono proprio per questo, un giusto), riesce comunque a essere, con tutti e in ogni circostanza, un uomo e un artista assolutamente inclusivo.
Perché è un vero artista e uomo di pace Fabrizio Russo. Potrebbe essere l’ultimo degli hippie e, al contempo, il primo esempio dell’Uomo vitruviano del terzo millennio.
Ha talento, certo, Fabrizio, e tanto! Anzi, ha più talenti e, giustamente, vuole coltivarli tutti, senza lasciarne nessuno indietro. A volte, sì, tende a porsi come lo studente fuori corso che rimanda sempre la tesi di laurea perché preferisce approfondire e immergersi in nuovi e appassionanti studi, corsi ed esperienze (è comunque dottore in Lettere e Filosofia) e così sembra non voglia mai decidere sul suo futuro. In realtà, è un creativo che, messo all’opera, in qualunque campo, sa sempre farsi valere. Avendo saputo mantenere la modestia del volere sempre più apprendere. Perciò, di solito, tutto gli riesce bene!
Lo conoscevo come bravo front man e paroliere dei Riserva Moac, ma quando poi cominciò a studiare anche Teatro con me al LOTO, mi resi subito conto che la sua prerogativa e necessità creativa non ambiva a sentirsi confinata in un unico aspetto artistico e lavorativo. Mi confidò di volere fare la scuola di Teatro, perché voleva imparare a muoversi bene in palcoscenico. In realtà, già solo come cantante, ne aveva assoluta padronanza!
Questa tendenza alla multidisciplinarità e al continuo studio esperienziale, è vero, non sempre paga in termini di affermazione popolare. Pure, quando ti trovi davanti una grande anima di artista, come Fabrizio, dove il talento evidenzia anche l’intima rappresentazione del suo credere profondo, oltre che del suo essere cittadino del mondo, non puoi fare a meno di stupirti e amare le sue capacità e la sua personalità.
Da quando lavora anche con la Compagnia del Loto, raramente privo i miei spettacoli della sua presenza, perché lui, oltre a essere un bravissimo attore e cantante, è anche un grande collante per tutti i compagni di lavoro.
“Fa Gruppo” Fabrizio, come pochi altri, e tende sempre ad arrivare al profondo delle cose.
Avere compagni di lavoro così, su un palcoscenico, è sempre qualcosa di prezioso e impagabile.
In pochi anni, da semplice musicista e cantante della Riserva Moac, ha saputo affrontare importanti classici di Teatro, da Alfieri a Shakespeare, a Ibsen, proponendosi poi anche come interprete cinematografico capace di vincere premi internazionali; ha continuato a essere autore e, mentre realizzava tutte queste cose, è stato anche capace di impegnarsi nel sociale, con una dedizione straordinaria che lo ha portato a creare un esempio, unico per il Molise, di cooperativa agricola inclusiva, dedicata alla produzione biologica. Oggi la Fattoria Griot, suo grande orgoglio, realizzata a Boiano con amici e profughi extracomunitari, a cui ha contribuito a dare una prospettiva di accoglienza e vita nel nostro spesso vituperato e marginale Molise, è un esempio raro di produttività inclusiva.
Io, confidando in una prossima riapertura dei Teatri, naturalmente attendo Fabrizio nella Compagnia del Loto, già per l’auspicabile ripresa del Peer Gynt (a cui tanto abbiamo lavorato e a cui Fabrizio ha dato un contributo davvero speciale) che vogliamo portare su tutti i palcoscenici italiani, dopo il debutto e le repliche al LOTO interrotte dalla Pandemia.
Nel frattempo, però, auspico pure che una cosa bellissima e straordinaria come la Fattoria Grigot non resti un esempio isolato, ma trovi nuovi esempi, dettando una linea di nuova inclusività e produttività creativa in Molise e altrove in Italia.
Che Il Bene Comune abbia individuato Fabrizio Russo come Artista molisano dell’anno non può che trovarmi d’accordo e rendermi felice.
Poche anime di talento come lui, capaci di dedicare anche un impegno quotidiano costante alla crescita culturale e sociale della nostra terra, meritano tale riconoscimento e il rispetto di tutti noi.
Vai Fabri! Continua a essere quello spettacolare compagnone creativo che sai essere… E continua a non decidere mai quello che vorrai fare da grande.
Purché continui a fare quello che fai… alla Grande!

Ti voglio bene amico mio!

(PS: la mia solita raccomandazione:… lievet’ chell’anel’ al nas’ ch’ – te l’hai ritt’- tu si orso bruno e non ciuccio da soma!).

di Stefano Sabelli

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